Mps: JP Morgan e Padoan tentano di convincere in extremis il fondo Qatar, ma si fa largo ipotesi nazionalizzazione
Ore decisive per il futuro di Mps. L’esito del referendum, con la netta vittoria del No, ha complicato il piano di ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro dell’istituto senese e le banche advisor dell’operazione sono al lavoro per valutare quali sono le reali possibilità di andare avanti con l’aumento. In particolare JP Morgan e Mediobanca, advisor dell’operazione, sarebbero al lavoro in queste ore per convincere il fondo del Qatar QIA a contribuire con 1 miliardo di euro. Il consorzio di banche per l’aumento della banca ha tempo fino alla fine della giornata di domani per decidere se portare avanti o meno l’aumento di capitale da 5 miliardi necessario entro la fine dell’anno. Secondo le indicazioni riportate dal Financial Times la speranza di advisor e Tesoro italiano è che con il sostegno di QIA, uno dei maggiori fondi sovrani al mondo, si aprirebbe poi la strada per convincere tra i 10 e i 20 grandi investitori a partecipare alla ricapitalizzazione con una quota di almeno 100 milioni di euro a testa.
La via alternativa dell’intervento dello Stato
Nel caso l’operazione di mercato non andasse avanti, si fa largo il piano B con l’intervento in prima persona del governo con una nazionalizzazione del Monte dei Paschi. Il Tesoro, oggi primo azionista del Montepaschi con una quota del 4%, potrebbe trovarsi costretto a procedere a una ricapitalizzazione precauzionale, mentre alcuni obbligazionisti sarebbero costretti a subire delle perdite.
In tal senso oggi il membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea, Ewald Nowotny, ha sottolineato come non sia da escludere la necessità di un intervento pubblico.
“La vittoria del No al referendum rende più difficile per il Monte dei Paschi trovare un anchor investor – rimarca Morgan Stanley – e considerando le dimensioni dell’aumento di capitale necessario, la sfida sembra considerevole”.
Mps, che presenta un valore di mercato di soli 570 mln di euro dopo il calo di oltre l’85% in Borsa in questo 2016, ha bruciato gli 8 miliardi di euro raccolti negli ultimi 4 anni attraverso aumenti di capitale.
“Il risultato del referendum aggiunge ulteriori ostacoli alla ricapitalizzazione della banca Monte dei Paschi, aumentando i potenziali effetti negativi a catena sul resto del sistema bancario italiano e in particolare sui piani di raccolta di capitale di Unicredit”, sottolinea Nicola Mai, Executive Vice President e analista del Credito Sovrano di PIMCO.