Mps in asta volatilità, vendite su banche: ora si teme minaccia NPL anche da Commissione europea
Banche sotto pressione a Piazza Affari, ora il rischio di dover incorrere in regole più severe arriva anche dalla Commissione europea, oltre che dalla Bce. Il sentiment negativo su MPS sicuramente non aiuta, visto che i titoli scendono al di sotto della soglia di 4,10 euro, con cui avevano aperto la sessione nel ritorno in Borsa dell’istituto senese, lo scorso 25 ottobre, dopo 10 mesi di assenza. Mps viene sospesa dalle negoziazioni con una flessione teorica del 5%.
La sessione non è tuttavia positiva neanche per le altre banche italiane, che tornano a essere oggetto dei sell off.
Pesa l’annuncio della Commissione europea che, lo scorso venerdì, rispondendo alla richiesta pervenuta dall’Ecofin, ha reso noto di aver lanciato una consultazione pubblica, riguardo ai livelli minimi di capitale che le banche europee dovrebbero accantonare, per far fronte ai possibili crediti deteriorati (NPL) legati all’erogazione di nuovi prestiti.
Non è dunque solo la Bce, con il suo addendum, a invocare una regolamentazione più stringente per le banche dell’Eurozona; sebbene la Commissione abbia dato pieno sostegno al Parlamento europeo, che si è opposto alle norme troppo stringenti contenute nell’addendum e abbia sottolineato che, a suo avviso, la Banca centrale può costringere gli istituti di credito ad effettuare ulteriori accantonamenti solo caso per caso, la stessa si è messa ora al lavoro per capire quali requisiti prudenziali sia necessario seguire, per evitare che i crediti deteriorati tornino a risalire.
Era stato l’Ecofin di luglio a chiedere alla Commissione di considerare, nell’ambito della revisione delle direttive sui requisiti di capitale (CRR/CRD IV), “misure di sostegno prudenziali, applicabili ai nuovi crediti concessi, per far fronte a una possibile insufficienza degli accantonamenti”.
Banche in preda ai timori di nuove regole sugli NPL, dunque, che possano arrivare sia dalla Bce che dalla stessa Commissione europea, ma anche succubi di un quadro che si fa sempre più incerto e che è caratterizzato da non poche contraddizioni.
La posizione della Commissione europea sembra essere in contrasto, infatti, con quella dello stesso Commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, che si è detto d’accordo con il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che, nel corso di una conferenza stampa, aveva appoggiato il piano della Bce.
Oltre a Mps cedono così quasi tutti i titoli delle banche italiane, compresa Ubi Banca, che non beneficia della nota positiva di Equita.
Equita fa notare che durante la conference call sul quarto trimestre il management ha fornito indicazioni “abbastanza rassicuranti sui rischi regolamentari a cui sono esposte le banche nei prossimi mesi” e che non “c’è pressione per accelerare il derisking dato che la base di partenza in termini di NPE (ratio 14%) garantisce flessibilità di riduzione a livelli in linea con la best practice (10%?) senza vendite forzate”.
Ancora, Equita sottolinea che “non sono attesi impatti negativi rilevanti sul CET (11,5% nel 3Q) nel 4Q da TRIM/model change visto che le ipotesi incorporate nel livello di capitale sono prudenziali”.