Morgan Stanley post Bce rassicura sullo spread e rimane long sull’euro/dollaro
Morgan Stanley prevede più rialzi dei tassi della BCE, uno di 50 pb a settembre e uno di 25 pb ad ottobre a causa delle crescenti pressioni inflazionistiche. Morgan Stanley indica un ulteriore rialzo dei tassi a fine 2022 e poi uno stop fino a settembre 2023.
Per quanto riguarda invece il mercato obbligazionario, gli analisti della banca americana non si aspettano un forte allargamento degli spread periferici e mantengono le loro posizioni rialziste sull’euro.
Morgan Stanley rimane ribassista sui rendimenti di lunga scadenza
Per quanto riguarda i tassi, il report di Morgan Stanley sottolinea: Dopo un sell-off di fine maggio di quasi 50 pb dei rendimenti del Bund a 10 anni, crediamo che il core a lungo termine abbia raggiunto i livelli di overshooting, almeno nel breve termine. I nostri strumenti di valutazione ci dicono che il rendimento del Bund a 10 anni è al di sotto di 40 pb rispetto al nostro “fair value” a lungo termine, più economico di 5 pb rispetto allo swap e troppo basso rispetto ai Treasury US di 20 pb. Pertanto, sebbene manteniamo una duration ribassista a medio termine, vediamo un’alta probabilità che i rendimenti core da 10 a 30 anni tornino al ribasso nelle prossime settimane. Come abbiamo osservato l’87% delle volte durante il periodo 2007-2021.
Sui bond periferici la banca d’affari americana non prevede un forte allargamento degli spread periferici, il percorso normale sarebbe avere gli spread dei paesi non core più ampi nella seconda metà del 2022 a causa della fine del PAA e la minore liquidità in eccesso a causa di una graduale riduzione da parte dei non residenti.
Long sull’euro/dollaro
Manteniamo la nostra view rialzista sull’euro e continuiamo a consigliate posizione long sull’EUR/USD puntando al target di 1,10 con uno stop a 1,05.
Secondo Morgan Stanley la BCE è stata significativamente meno accomodante del previsto e le probabilità di rialzi di 25 pb a luglio e 50 pb a settembre sono aumentate notevolmente.
“Negli ultimi sei mesi la BCE non solo è diventata più preoccupata per l’inflazione, ma la sua “preoccupazione” è aumentata più rapidamente del previsto. E perciò crediamo che finché l’inflazione rimarrà alta e i dati di crescita non rallentano in modo significativo, la BCE continuerà ad essere preoccupata e di conseguenza aumenterà le aspettative per ulteriori rialzi dei tassi sostenendo così la moneta unica. Detto ciò, crediamo che sia troppo presto per vendere ampiamente il dollaro.”