Morelli: Mps ha fatto derisking di dimensioni colossali, fusioni decisive non solo per noi
Marco Morelli guarda al futuro di Mps con cauto ottimismo. Lo scenario è cambiato nell’ultimo anno con economia più debole e spread a livelli decisamente più alti che costringono la banca senese così come gli altri istituti di credito a riformulare i piani. Dopo il ritorno all’utile nel 2018, l’amministratore delegato di Banca Monte dei Paschi, Marco Morelli, auspica che i risultati del 2019 saranno migliori rispetto allo scorso anno. Il banchiere, intervistato da Il Sole 24 Ore, rimarca però come lo scenario economico è cambiato e le ipotesi utilizzate come base del piano originario concordato con con la Commissione Ue non sono più attuali. “Un discorso che vale per tutte le banche – aggiunge Morelli – che a seguito dei mutamenti dello scenario del pil e dello spread si apprestano a presentare nuovi piani industriali”.
Nel 2018 cedute sofferenze per 30 miliardi, ora focus su Utp per almeno 2 mld
Sulla questione crediti deteriorati, l’amministratore delegato di Mps parla di “piano di derisking di dimensioni colossali” portato a termine nel corso del 2018 con la cessione di crediti in sofferenza per circa 30 miliardi e la riduzione dell’Npe ratio lordo dal 35,8 al 16,4% attuale. Per quest’anno Mps conta di superare il target di un’ulteriore riduzione degli unlikely-to-pay (Utp) per 2 miliardi di euro dopo che nel 2018 gli Utp sono scesi di 2,3 mld, ben oltre gli 1,5 mld indicati nel piano.
Morelli conferma che le nuove raccomandazioni Bce sullo smaltimento degli stock di Npl non avranno impatti di rilievo.
Tema fusioni decisivo per tutte le banche della size di Mps
Quest’anno, tra giugno e dicembre, il Tesoro dovrà comunicare come intende uscire dal capitale (attualmente detiene il 68% di Mps). Le alternative sono cedere le azioni sul mercato o diluire la quota attraverso l’aggregazione con un’altra banca. Morelli si limita a sottolineare come il tema delle aggregazioni è decisivo per tutte le banche delle dimensioni di Mps “perché la facilità di accesso al funding istituzionale, i sempre maggiori investimenti per il digital banking, la revisione dei modelli commerciali ed i maggiori costi regolamentari richiedono importanti economie di scala”.
La difficile emissione del bond Tier2 da 750 mln
Tra le incognite per Mps c’è quella legata al bond Tier2 da 750 milioni di euro che doveva essere emesso già nel 2018 per aumentare il capitale di vigilanza. Il rischio è che si renda necessario un nuovo intervento dello Stato. “L’obiettivo è collocare la parte rimanente del Tier2 appena si presenterà una finestra di mercato a prezzi ragionevoli”, argomenta Morelli che precisa come i requisiti patrimoniali della banca a fine 0218 erano comunque più che capienti anche senza considerare l’ammontare del Tier2 non emesso.