Missione asta riuscita a Madrid, i listini ringraziano. Balzo in avanti anche dell’euro
L’asta sui titoli di stato spagnoli favorisce i listini europei, che ampliano il rialzo. Le Borse del Vecchio Continente, che hanno avviato le contrattazioni col piede giusto sulla scommessa che stia migliorando la situazione in Giappone, dove l’esercito ha tentato di raffreddare i reattori della centrale di Fukushima lanciando acqua dagli elicotteri, consolidano i guadagni. I listini continentali rispondono positivamente al calo dei rendimenti dei titoli di Stato iberici. Il Ftse Mib sale dello 0,72% e il Ftse All Share dello 0,83%. Parigi, inoltre, registra un progresso dell’1%, Londra dello 0,77% e Francoforte dello 0,75%. Sono scesi i rendimenti sui titoli di stato della Spagna ed è quanto basta per tirare un sospiro di sollievo.
Il Tesoro spagnolo ha collocato questa mattina titoli di Stato a 10 e 30 anni per un importo di 4,1 miliardi di euro, registrando un buon andamento della domanda e un calo dei rendimenti sulla scadenza decennale. Per la tranche a 10 anni, sono stati collocati 3,2189 miliardi di euro con un rendimento medio in calo al 5,162% dal 5,2% della precedente asta analoga dello scorso 17 febbraio. Buona la domanda che ha superato l’offerta di 1,81 volte contro 1,54 volte del collocamento precedente. Per la tranche a 30 anni sono stati collocati titoli per 911 milioni di euro al tasso del 5,875%, con una domanda che ha superato l’offerta di 2,06 volte.
“Le due aste spagnole sono andate abbastanza bene, nonostante le circostanze di questi giorni. C’è stata una maggiore richiesta sul decennale”, osserva a Finanza.com Luca Jellinek alla guida del team dei tassi di interesse del Credit Agricole Cib a Londra. “Siamo in un questo clima un po’ difficile e un asta che va benino è una cosa positiva”. “E’ andata molto bene l’asta spagnola di questa mattina, in particolare il dieci anni”, è il commento di Matteo Regesta strategist di Bnp Paribas a Londra. “E’ un buon risultato importante in questo contesto perché significa che il tema della compressione degli spread può continuare e non c’è uno stop, non è un entusiasmo basato sull’entusiasmo del summit di venerdì ma c’è trend di avversione al rischio in scia alle iniziative decise venerdì – argomento l’esperto – . Per quanto ci sia sempre il punto interrogativo sulla solidità delle cajas, la fortificazione del meccanismo Esfs e la sua estensione stanno rasserenando il mercato”.
Repentino è stato anche lo slancio dell’euro che ha rotto la soglia degli 1,40 dollari sui risultati dell’asta spagnola. Il cross euro/ dollari ha toccato il top intraday 1,4053 dollari. Non è ancora il momento di dormire sonni tranquilli però perché, spiegano nelle sale operative, le nubi su Eurolandia non sono completamente spazzate via. Ieri nuove tensioni hanno investito il vicino della Spagna, il Portogallo. Per Lisbona si sta delineandosi lo scenario più a rischio: quello di una crisi finanziaria con ricorso a un piano di salvataggio Ue-Fmi, in parallelo a una crisi politica con la caduta del premier Josè Socrates ed elezioni anticipate. Governo e opposizione si sono trovati negli ultimi due giorni muro contro muro sulla nuova manovra antideficit avviata dall’esecutivo socialista. Il governo Socrates è minoritario in parlamento. Questo significa che non può da solo varare il pacchetto di misure di austerity, il quarto in un anno, concordato con l’Ue per cercare di evitare il piano di salvataggio. Mentre il principale partito di opposizione, il Psd (centrodestra), che finora aveva consentito la sopravvivenza del governo appoggiando i precedenti duri piani antideficit, ora ha chiuso definitivamente la porta.
“Aprire una fase di instabilità vuole dire spingere il paese, ha ammesso il ministro delle finanze, Fernando Teixeira, a chiedere aiuto esterno”. In altre parole a fare ricorso, come Grecia e Irlanda, a un piano di salvataggio internazionale, dopo avere strenuamente resistito per mesi. Ma la situazione anche da questo punto di vista sembra farsi ogni giorno più pesante. Con un tempismo sospetto Moody’s ieri ha declassato di due punti, ad A3, il rating del paese, e l’asta di bond portoghesi a 12 mesi ha subito fatto registrato un balzo in su dei tassi di interessi. I tecnici del ministero del Tesoro sono riusciti a collocare interamente un miliardo di euro di titoli a 12 mesi, ma ha dovuto accettare di pagare agli investitori il 4,33%, quasi trenta centesimi in più rispetto all’asta svoltasi appena due settimane fa (4,05%). Il costo del finanziamento del debito per Lisbona resta al di sotto del record di dicembre (5,28%). La domanda di Bot è stata più che doppia rispetto all’offerta. E il premio di rendimento decennale è di 432 punti (451 il record di novembre).
Ma di fronte al rischio di voto anticipato, che metterebbe a rischio il programma di drastica riduzione del deficit, i mercati sono pronti a scommettere su un salvataggio imminente. Che farebbe del Portogallo il terzo Paese, dopo Grecia e Irlanda, a fare ricorso al fondo salva-Stati. Gli addetti ai lavori però non sono i soli a pensarla così. “Le attuali condizioni di finanziamento sul mercato non sono sostenibili sul medio-lungo termine”, ha ammessoTeixeira. E nell’ipotesi, sempre più probabile, che il paese vada a elezioni anticipate, Lisbona potrebbe registrare anche un drastico cambio di governo. Dopo sei anni di potere socialista, i sondaggi fanno prevedere una netta vittoria del Psd, che potrebbe ottenere – stando alle attuali intenzioni di voto – la maggioranza assoluta nel parlamento monocamerale di Lisbona.