Mise: inviata lettera a Bruxelles per sbloccare impasse su “made in”

Undici ministri di altrettanti Stati membri dell'Unione Europea hanno inviato una lettera alla Commissione Europea ed al Presidente di turno olandese per sbloccare l'impasse sulla proposta di etichettatura obbligatoria dei prodotti importati nell'Unione Europea, noto come "Made in". Lo si apprende da una nota del Ministero dello Sviluppo Economico (Mise). Nella lettera, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ed i suoi omologhi di altri 10 Paesi tra i quali Francia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno riproposto una discussione tra favorevoli e contrari basata su di una possibile intesa che introduca l'etichettatura obbligatoria in quattro settori manifatturieri (ceramica, tessile, calzature e arredamento) e per un periodo limitato a tre anni. Alla scadenza di tale termine la Commissione ne valuterebbe l'impatto in termini di costi e benefici ed indicherebbe eventuali, ulteriori regole nel settore.
"Abbiamo promosso questa ulteriore iniziativa in un dossier che ci vede in prima linea a tutela di settori strategici dell'industria manifatturiera nazionale ed europea - spiega il ministro Guidi - . In un'epoca di globalizzazione sempre più spinta, di cicli economici recessivi e di fenomeni sempre più evidenti di concorrenza sleale, ha aggiunto il Ministro, riteniamo che l'Europa intera debba stringersi a difesa dei propri settori produttivi, non con spirito corporativo o protezionista, ma sulla base di regole del gioco condivise con i nostri principali concorrenti extra-europei e nel rispetto dei diritti dei consumatori, che devono essere pienamente consapevoli della qualità e della provenienza dei prodotti presenti sui mercati italiano ed europeo".
"Abbiamo promosso questa ulteriore iniziativa in un dossier che ci vede in prima linea a tutela di settori strategici dell'industria manifatturiera nazionale ed europea - spiega il ministro Guidi - . In un'epoca di globalizzazione sempre più spinta, di cicli economici recessivi e di fenomeni sempre più evidenti di concorrenza sleale, ha aggiunto il Ministro, riteniamo che l'Europa intera debba stringersi a difesa dei propri settori produttivi, non con spirito corporativo o protezionista, ma sulla base di regole del gioco condivise con i nostri principali concorrenti extra-europei e nel rispetto dei diritti dei consumatori, che devono essere pienamente consapevoli della qualità e della provenienza dei prodotti presenti sui mercati italiano ed europeo".