Notizie Notizie Italia Minibot, Fidelity: ‘solo provocazione per alzare posta in trattative Ue? Se così non fosse Italia rischierebbe fuga capitali’

Minibot, Fidelity: ‘solo provocazione per alzare posta in trattative Ue? Se così non fosse Italia rischierebbe fuga capitali’

26 Giugno 2019 09:49

I minibot spaventano il mondo dei gestori. E lo scenario paventato in un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore da Steve Ellis, capo degli investimenti obbligazionari di Fidelity International,  è decisamente drammatico.

Mi auguro, dice il gestore, che “la proposta venga accantonata al più presto. Forse sono solo una provocazione per alzare la posta nel negoziato con l’Ue. Ma se così non fosse e il governo italiano dovesse agire concretamente per la loro adozione le conseguenze potrebbero essere disastrose“.

Tra queste, potrebbe verificarsi anche una fuga di capitali:

“Il problema –spiega il gestore di Fidelity – è che, indipendentemente dalla loro applicazione pratica, verrebbero percepiti come un segnale che dall’euro si può uscire. L’impatto sulla fiducia a quel punto sarebbe devastante. Si rischia una fuga di capitali. È uno scenario che non voglio neanche prendere in considerazione. Non è nell’interesse di nessuno. Men che meno dell’Italia”.

Ieri, una nuova bocciatura dei minibot è arrivata da Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi.

Italia che ora si appresta a presentare un piano anti-deficit e anti-procedura di infrazione stilato dal Mef di Tria, che approderà oggi al Consiglio dei Ministri: il Sole 24 Ore anticipa il dossier, precisando che la proposta che sarà oggetto delle trattative tra il governo M5S-Lega e Bruxelles punta a tagliare il deficit per il 2019 di 8 miliardi.

Come? Da dove si attingeranno le risorse?

Due miliardi di fondi verranno liberati, stando al piano di Giovanni Tria, attingendo alla clausola della spesa, prevista l’anno scorso con la manovra per il 2019, e utilizzata dal Def di aprile per fermare deficit-Pil al 2,4%. Sono due miliardi di risparmi, che saranno sottratti al budget dei ministeri.

Altri tre miliardi deriveranno da maggiori entrate previste dal Mef e dai dividendi incassati da Bankitalia, Cassa depositi e prestiti e di altre società partecipate.

Gli ultimi tre miliardi sono rappresentati dalle minori uscite previste: si tratta di “risparmi”, in particolare di minori spese rispetto a quanto preventivato, che derivano dai fondi destinati a quota 100 e al reddito di cittadinanza”.

Ieri l’Ue ha deciso di rinviare il dossier italiano al prossimo 2 luglio: il Mef si mostra fiducioso nella possibilità che un accordo con l’Ue venga alla fine trovato, come ha confermato lo stesso Giovanni Tria in un suo intervento ai seminari internazionali organizzati dall’Università Tor Vergata di Roma.

In un’intervista rilasciata ad Affari italiani, anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si è mostrato ottimista:

“Le notizie che ho io da parte di chi sta conducendo le trattative sono migliori rispetto a qualche giorno fa. C’è la volontà reciproca di arrivare a una soluzione positiva. Probabilmente c’è ancora da lavorare e non è detto che magari si ottenga una proroga nei tempi. Però bisogna rimanere positivi e non mollare mai. L’esperienza delle Olimpiadi dimostra che, anche nei momenti di massima crisi quando tutto sembra perduto, l’importante è non perdersi d’animo e avere molta pazienza”.

Gestore Fidelity: non garantito effetto positivo QE sui BTP

Sicuramente, se Roma riuscisse a sventare la procedura di infrazione, il rischio Italia percepito dai mercati diminuirebbe, almeno a rigor di logica.

Tuttavia, Steve Ellis di Fidelity, a cui fa capo un portafoglio da 70 miliardi di dollari, afferma di non essere fiducioso nel trend della carta italiana nel medio termine, e neanche con un ipotetico QE rilanciato dalla Bce.

Il gestore rivela al quotidiano di Confindustria di essere tornato a comprare BTp in questi giorni per «capitalizzare il rally delle ultime sedute» ma ci tiene a far sapere che si è trattato di un «riposizionamento tattico» e che, in prospettiva, la sua intenzione è quella di ridurre l’esposizione su buona parte della curva del debito italiano.

A suo avviso la notizia dell’intenzione della Bce di Mario Draghi di intervenire in caso di bisogno anche risfoderando l’arma del QE, del Quantitative easing, è una buona notizia per i titoli di stato italiani, ma solo nel breve periodo: “Sul medio-lungo termine c’è più incertezza”, visto che “un nuovo Qe non è scontato, specie in assenza di un deterioramento del quadro macro tale da giustificare nuovi stimoli”.

Inoltre, “anche se il Qe dovesse partire” non è detto che “si tratti di una buona notizia” per quanto attiene ai rapporti tra Roma e Bruxelles, in quanto “con un nuovo Qe e i tassi bassi l’incentivo (dell’Italia) a scendere a patti si riduce notevolmente”. In poche parole, in assenza dell’allarme spread, il governo M5S-Lega potrebbe tornare a irrigidirsi sulle sue posizioni.

Ellis risponde infine anche alla richiesta di un commento su quanto detto di recente dal neo numero uno della Consob ed ex ministro degli Affari europei, Paolo Savona, in merito alla capacità dell’Italia di sostenere un debito pubblico pari al 200% del Pil:

“Per anni mi sono occupato di mercati emergenti e per esperienza le dico che il problema del debito non si risolve facendo nuovo debito. È solo un modo per dare un calcio alla lattina e rimandare la risoluzione del problema. Anche monetizzarlo facendolo comprare alla banca centrale non è la strada giusta perché a lungo andare potrebbe innescare pressioni inflazionistiche”.