Mercati troppo volatili? La carta degli ETF a strategia Minimum Variance
Archiviata un’estate per cuori forti, gli investitori si trovano davanti mercati ancora altamente volatili e caratterizzati da un elevato livello di incertezza circa le possibili dinamiche future. Per chi intende mantenere una posizione sull’azionario, cercando però di contenere al massimo il rischio legato a nuovi possibili scossoni al ribasso, sul mercato degli ETF sono presenti interessanti strumenti che adottano la strategia “Minimum Variance”, ossia la selezione delle azioni all’interno di un indice in funzione della loro volatilità partendo dall’assunto che le azioni che in un periodo di tempo risultano meno volatili, tenderanno a restarlo anche nel periodo successivo.
I due ETF Minimum Variance proposti da Ossiam, emittente transalpino controllato al 51% da Natixis e sbarcato a Piazza Affari lo scorso luglio, offrono un’esposizione ad un portafoglio diversificato dove i titoli sono selezionati e ponderati con un’ottica di mitigare la volatilità rispetto a quella che caratterizza gli indici a capitalizzazione. Vengono così inseriti i titoli con minore volatilità applicando un “filtro di liquidità” per eliminare i titoli che risultano meno scambiati negli ultimi 3 mesi. Sono presenti anche dei vincoli di rappresentatività e il ribilanciamento dei pesi avviene ogni terzo venerdì del mese (è prevista la presenza di un minimo di 50 titoli).
Con mercati ribassisti il differenziale di volatilità tende ad aumentare
Gli universi di investimento dei due ETF Ossiam Minimum Variance sono l’azionario Usa (S&P 500) e quello europeo (STOXX Europe 600). I backtesting (dati aggiornati al 16/9/2011) evidenziano come ad esempio l’iStoxx Europe Minimum Variance NR, sottostante dell’Ossiam ETF iStoxx Europe minimum Variance, presenti una volatilità annualizzata del 12,78% rispetto al 21,19% dello Stoxx Europe 600 NR. Minore volatilità che si traduce in una sovra performance nel medio-lungo periodo: +5,25% a 3 anni rispetto al -4,24% dello Stoxx Europe 600; flessione limitata al 7% da inizio anno rispetto al 20% circa lasciato sul terreno dal classico indice a capitalizzazione. “Il differenziale di volatilità tende ad aumentare nei periodi di mercato ribassista”, conferma Alexandre Vecchio, responsabile dello sviluppo per l’Italia di Ossiam, intervenuto nel corso del seminario organizzato dall’Academy di Borsa Italiana “ETF: oltre gli indici di capitalizzazione con strategie Minimum Variance e Equal Weight”. Da notare come la composizione settoriale cambia molto rispetto a quella dell’indice a capitalizzazione con una maggiore presenza di titoli difensivi: 19,89% dell’healthcare rispetto all’11% nello Stoxx 600 Europe, 15,18% delle utilities rispetto al 5,24% e 12,73% delle tlc rispetto al 6,38% nell’indice classico.