Notizie Dati Macroeconomici Mercati prudenti in attesa delle decisioni della Federal Reserve

Mercati prudenti in attesa delle decisioni della Federal Reserve

27 Aprile 2016 14:27

Prudenza rimane la parola d’ordine tra gli operatori finanziari nella giornata che vedrà la Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve statunitense, diramare le proprie decisioni di politica monetaria (appuntamento questa sera alle ore 20.00). Calma piatta sui mercati come dimostrato dall’andamento degli indici americani che viaggiano in territorio negativo sì, ma di uno striminzito -0,2% rispetto alla vigilia e sempre in prossimità dei massimi assoluti. 

Secondo la maggior parte degli operatori la Fed non prenderà alcuna decisione oggi rimandando ai prossimi mesi eventuali interventi di politica monetaria. Il mercato in realtà già nelle ultime giornate aveva scommesso per un cambio dei toni che potrebbero trasformarsi diventando sempre più accomodanti. 

La percentuale di analisti che si attende una nuova stretta monetaria già a giugno sembra affievolirsi sempre più rapidamente. “Dai fondi federali si ricava una probabilità di appena il 20% per un rialzo del tasso a giugno. Sono calate marginalmente le posizioni ipervendute in USD, ma i dati IMM indicano che i lunghi speculativi in USD rimangono su livelli storicamente bassi; sebbene la curva dei rendimenti dei titoli USA a breve scadenza sia salita, i tassi rimangono palesemente bassi. Una Fed meno colomba avrà un rapido impatto sul mercato” ha sottolineato Peter Rosenstreich, capo analista presso Swissquote che però ha anche ribadito come a marzo la banca centrale americana aveva segnalato come probabili due rialzi dei tassi.

Il miglioramento delle condizioni globali, in particolare dal fronte cinese, potrebbero aver reso un pelo più ottimisti alcuni membri del comitato. L’analista in report odierno sottolinea che “se la previsione di due rialzi dei tassi d’interesse si dimostrasse accurata, stasera la Fed dovrà segnalare che un rialzo a giugno è possibile”.

Le riunioni di luglio e settembre sono opzioni meno ottimali per un intervento di politica che genererà volatilità. La riunione del FOMC del 26-27 luglio cade fra i congressi nazionali dei repubblicani e dei democratici e una settimana prima del cruciale referendum sull’appartenenza all’UE del Regno Unito. La riunione del 20-21 settembre è talmente vicina alle elezioni presidenziali USA che qualsiasi aggiustamento potrebbe avere importanti ripercussioni politiche ed essere appunto ritenuto di carattere politico. Salvo che non vi sia un’accelerazione dell’inflazione, che potrebbe essere innescata dall’aumento dei prezzi del petrolio, o prove che il mercato immobiliare è divenuto instabile, vedremo solo un rialzo di 25 punti base alla riunione del 13-14 dicembre o, potenzialmente, a quella dell’1-2 novembre” evidenzia l’esperto.