Mercati in stand-by a poche ore dai dati Usa sul lavoro

L’indicatore sulla creazione di nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti ha infatti il potenziale per fare da spartiacque sia per le prossime mosse della Federal Reserve sui tassi d’interesse sia per le attese di crescita economica, dopo che nelle ultime settimane si sono moltiplicate i riferimenti degli economisti a una possibile recessione, o quantomeno a un rallentamento dell’economia Usa.
“Il dato potrebbe avere un esito comunque positivo”, è il parere, raccolto da Finanza.com, di un analista che preferisce non essere citato. “Un dato debole sarebbe visto come foriero di nuovi tagli ai tassi – spiega – mentre un numero solido porterebbe a un rafforzamento del dollaro e a una rimozione della parola recessione dalle menti delle persone almeno per il week end”.
In settembre l’economia americana dovrebbe avere creato, secondo il consensus degli analisti, 100mila nuovi posti di lavoro, un dato che di per sé segnerebbe un punto di svolta dopo che in agosto si era assistito addirittura a un’erosione del numero di buste paga di 4mila unità.
La creazione di posti di lavoro dovrebbe essere trainata “soprattutto dal recupero della componente governativa”, spiega oggi una nota di Mps Capital Markets. “Occorrerà però verificare – prosegue il documento -se tale recupero sarà in grado di bilanciare o meno l’atteso calo degli occupati nel settore finanziario e in quello delle costruzioni”. Il dato potrebbe scuotere anche il mercato valutario: in caso di un dato debole “il cambio euro/dollaro potrebbe anche riportasi fino alla soglia di 1,4160”, chiariscono ancora gli analisti senesi.
La cautela dei mercati europei è lo specchio di quanto già visto negli Usa ieri sera. Anche a Wall Street è infatti prevalsa la prudenza in vista del dato, con gli indici che hanno chiuso sulla parità. Gli ultimi segnali venuti da alcuni membri della Fed sono comunque apparsi all’insegna della rassicurazione. Il presidente della Fed di Dallas, Fisher, ha dichiarato di attendersi una crescita per il terzo trimestre superiore al 3%.