Mercati europei alla finestra, recupera Wall Street con Powell
Settimana iniziata con il botto per i listini europei con il Ftse Mib che ha messo a segno il +2,8% nella seduta di lunedì. L’euforia è venuta meno nei giorni successivi contraddistinti da alti e bassi.
La serrata trattativa con Bruxelles dopo la bocciatura della manovra italiana e lo spettro dell’apertura della procedura d’infrazione potrebbe portare alle prime possibili modifiche della legge di Bilancio 2019. Dopo le ‘aperture’ di Conte, Salvini e Di Maio, i ritocchi non possono che riguardare le due misure più impattanti nell’impianto di governo dei due partiti di maggioranza, ovvero Quota 100 per la riforma delle pensioni e il reddito di cittadinanza.
Sempre più vicina la fine della questione Brexit. Il 25 novembre il Consiglio europeo ha dato il via libera all’intesa raggiunta da Theresa May con i negoziatori di Bruxelles per il divorzio fra Londra e la Ue. Ora arrivano gli ostacoli finali, a partire dal voto del Parlamento britannico entro la prima metà di dicembre: un punto di snodo che può determinare il futuro della Brexit e della premier Theresa May.
Ai parlamentari britannici rimane quindi sul tavolo l’opzione accordo oppure nessun accordo (cosa che per il Regno Unito avrebbe conseguenze disastrose, almeno nel breve periodo). A pochi giorni dal voto la BoE ha lanciato un monito pubblicando le proprie stime nel caso di Hard Brexit: discesa del Pil dell’8%, crollo del prezzo delle case del 30%, deprezzamento della sterlina del 25% vs dollaro (nel mercato delle opzioni questa possibilità è prezzata prossima allo zero) e inflazione in rialzo al 6,5%.
Settimana di recupero per Wall Street con lo S&P 500 che è tornato di nuovo sopra i 2.700 punti, un livello di resistenza importante per l’indice. I mercati si sono improvvisamente accesi nel tardo pomeriggio di mercoledì dopo l’affermazione del presidente della Fed Jerome Powell che i tassi si trovano “appena sotto” il range neutrale. Parole che sono state immediatamente lette come una netta svolta rispetto alle dichiarazioni di inizio ottobre.
Nel frattempo, il rallentamento economico sembra interessare tutto il globo visto la serie negativa di dati macro. Ora la Fed sta pensando ad una modifica della guidance (rivendendo il riferimento ad “ulteriori graduali rialzi”) e non sembra poi essere più così convinta di alzare i tassi per ben tre volte nel 2019.
Le ampie e differenti performance degli indici azionari hanno incentivato il trading in certificati. Al centro dell’attenzione troviamo lo S&P 500. Sono stati premiati dai volumi il Mini Long (Isin NL0012165583) con strike 2.281,8 punti e scadenza 16 dicembre 2020 (leva arrivata intorno a 6x) e il Turbo Long (Isin NL0013134687) strike 2.400 punti e scadenza 19 giugno 2019 (leva vicino a 8x). Molto scambiato anche il Mini Short sul Ftse Mib (Isin NL0012165302) con strike 25.759,72 punti e scadenza 18 dicembre 2018 (leva a circa 3x).
Il certificato più scambiato in assoluto è il Mini Short su Intesa Sanpaolo. Lo strumento ha raccolto circa 727 mila euro, con 22 contratti. Il certificato, con Isin NL0012319263, ha una leva di 1,5X e una distanza dal livello di knock out di oltre il 60% a 3,2361 euro. La scadenza è il 18 dicembre 2020. Subito dietro il Mini Long su FCA (Isin NL0012319065) con strike a 11,4306 euro e scadenza 18 dicembre 2020 (la leva si aggira a 4,6x).