News Notizie Mondo Mercati asiatici : In Cina non aspettano la Fed

Mercati asiatici : In Cina non aspettano la Fed

Pubblicato 30 Aprile 2008 Aggiornato 19 Luglio 2022 14:56
Variazione degli indici rilevata alle ore 5:30 :

Topix (Tokyo) -0.04%
Nikkei 225 -0.10%
Hang Seng -0.13%
China Csi 300 +3.39%
Shanghai +3.77%
Shenzhen +2.69%
Taiwan Taiex +0.50%
Kospi +0.40%

Ieri sera Wall Street non ha avuto la forza di festeggiare la discesa del petrolio che in chiusura a New York e' sceso a 115,6 dollari, perdendo il -2,7%.
Con George W. Bush, che in teoria non dovrebbe ancora poter conoscere il dato, ma che di fatto ha preannunciato per oggi un dato sul Pil che fotograferà un'economia "molto a rilento", con la fiducia dei consumatori in calo ai minimi degli ultimi cinque anni, con Citigroup che ha annunciato la vendita di 3 miliardi di azioni per aumentare il proprio capitale provato dalle ingenti perdite registrate negli ultimi due trimestri e in attesa della decisione della Fed sui tassi e della stima preliminare sul Pil nel primo trimestre che dovrebbe segnare l'avvio della recessione, gli indici hanno vacillato ma non sono caduti.
Il perché del mancato crollo è presto spiegato : Le famiglie statunitensi stanno per ricevere dei rimborsi fiscali (tax rebates) per un totale di circa 110 miliardi di Dollari, con la "dose" più consistente di liquidità già spendibile a maggio.

In Asia, con gli indici poco mossi, cedono i titoli del settore minerario ma guadagnano significativamente le quotazioni dei produttori di energia. Quotazioni spinte al rialzo dal calo delle materie prime, ma soprattutto dall'inatteso takeover della inglese BG Group Plc sull'australiana Origin Energy per 12 miliardi di dollari cash, che fa salire questa mattina le azioni del secondo distributore di energia australiano del 40%.

Fa eccezione la solita Cina con gli indici spumeggianti grazie agli ottimi risultati di Bank of Communications, che raddoppia gli utili nel primo quadrimestre grazie al boom delle carte di credito.
Non è un segnale trascurabile quello che arriva dalla rilevazione dell'espansione del credito al consumo in Cina. Se il dato viene letto assieme a quello della disoccupazione è ormai evidente che è vicino il raggiungimento di un grado di benessere che permetterà ai cinesi di dipendere gradualmente sempre meno dal commercio internazionale. Alla fine del primo trimestre dell'anno nelle aree urbane della Cina il tasso di disoccupazione è stato rilevato al 4%. In questo periodo oltre 3 milioni di persone hanno trovato un nuovo posto di lavoro e si stima che altre 7 milioni di persone si aggiungeranno a queste entro la fine dell'anno.

Roberto Malnati