Notizie Notizie Italia Lunedì da incubo per Borsa Italiana, mai così male da Brexit. L’Italia diventa epicentro del panic selling globale

Lunedì da incubo per Borsa Italiana, mai così male da Brexit. L’Italia diventa epicentro del panic selling globale

24 Febbraio 2020 18:00

Era dalla Brexit che non si vedevano cali così marcati in chiusura per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib è arrivato a cedere oltre il 6 per cento nel corso della giornata a seguito dell’aggravarsi repentino dei contagi da coronavirus in Italia, con conseguenti timori per l’economia italiana e in generale per quella globale. In chiusura il Ftse Mib ha ceduto il 5,43% a quota 23.427 punti, segnando la settima peggior seduta degli ultimi 10 anni. Se si esclude il tracollo del 12% post-referendum sulla Brexit del giugno 2016, era da più di quattro anni che l’indice non indietreggiava così tanto in una sola seduta.

L’ultimo bilancio aggiornato parla di 230 le persone contagiate da Coronavirus in Italia, tra cui sei vittime e una persona guarita. L’incremento dei casi di coronavirus in Italia, Iran, Corea del Sud è “molto preoccupante”. Così il numero uno dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione del briefing quotidiano del World Health Organization.

Unicredit limita danni tra le banche

Tra le banche cali del 6,55% per UBI Banca, -6,64% Banco BPM e-5,75% Intesa Sanpaolo. Ha limitato i cali a Unicredit (-4,12%). A smorzare in parte le vendite è la conferma da parte di Jean Pierre Mustier che resterà alla guida di UniCredit. In una breve nota stampa la banca smentisce le voci e le speculazioni che in questi ultimi giorni si sono rincorse circa una possibile uscita dell’amministratore delegato per andare a ricoprire un ruolo nella banca inglese Hsbc

Bagno di sangue per tutte le big, quasi -5% Enel e -6,1% FCA

Peggio hanno fatto i testimonial del lusso con quasi -9% per Salvatore Ferragamo. Il titolo peggiore è stata la Juventus con -11,83% complice la prospettiva che tutte le prossime partite previste nelle regioni sottoposte al blocco delle manifestazioni sportive, a seguito dell’emergenza coronavirus, vengano disputate a porte chiuse. La società bianconera intanto ha fatto sapere che lo Juventus Museum resterà chiuso fino al 29 febbraio.

ENI, il secondo titolo di maggior peso di tutto il Ftse Mib, ha segnato un calo del 4,67% a 12,076 euro. Si tratta dei nuovi minimi dal 2016 per il titolo del colosso petrolifero. Molto male anche Enel con -4,9%, mentre FCA è scesa del 6,12%.

Sui mercati domina la paura che situazione peggiori

Il panic selling che caratterizza oggi tutti i mercati (-3% lo S&P 500, -4% il Dax) vede come epicentro l’Italia che nel giro di pochi giorni è balzata al terzo posto per casi di coronavirus. “Il crollo della Borsa di Milano è dovuto principalmente alla paura – argomenta Andrea Carzana, Gestore azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments – . Fino alla settimana scorsa si pensava che il problema coronavirus fosse limitato principalmente alla Cina, ma che, anche in quella zona, la situazione si stesse normalizzando, tanto che lentamente, alcuni stabilimenti produttivi stavano riaprendo. Ora si sta diffondendo il timore che, anche in Italia, alcune imprese possano chiudere e che vengano limitati gli spostamenti di merci e persone per circoscrivere la diffusione dell’infezione. Questo avrebbe un impatto negativo sull’economia europea, soprattutto in un contesto, come quello attuale, di crescita bassa”.

Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di Ubs WM Italy, ritiene che le ripercussioni economiche del coronavirus saranno significative con un impatto negativo fino a 2 punti percentuali per il pil cinese e anche l’Italia avrà un danno economico derivante dall’emergenza emersa in questi giorni.

Riflettori puntati sulle possibili ripercussioni sull’attività economica dell’aggravarsi della diffusione del coronavirus in Italia. “Il flusso di notizie è sicuramente preoccupante – argomenta Mediobanca Securities – e, se non si risolve rapidamente, è probabile che sarà un fardello sull’attività economica”. L’area più colpita è l’altamente industrializzato Nord Italia e una potente decelerazione macro andrebbe ad aggiungersi ai recenti deboli dati macro (-0,3% del PIL nel IV trimestre 2019 con 75.000 posti di lavoro persi a dicembre).

Mediobanca Securities rimarca come i settori maggiormente colpiti da un’eventuale decelerazione del PIL italiano sono le banche e quello dei media.