Luglio inizia con il segno meno per le valute rifugio
Nonostante il calo del Pmi manifatturiero cinese, sceso a giugno da 50,8 a 50,1 punti, segno più per i mercati finanziari e vendite su due valute rifugio del calibro di yen e franco svizzero. Nel cambio con il dollaro, la divisa nipponica si è riportata a 99,85 mentre il cross usd/chf si è spinto fino a 0,9503: per entrambi i cross si tratta dei livelli massimi da quasi un mese.
A dispetto del dato cinese, gli indici relativi il manifatturiero a livello globale hanno fatto meglio del previsto: il tankan giapponese è passato da -8 a 4 punti, quello britannico da 51,5 a 52,5, quello europeo da 48,7 a 48,8, e quello statunitense è salito da 49 a 50,9 punti. Sale anche l’inflazione di Eurolandia, che il mese scorso in versione flash ha registrato un +1,6%, mentre il tasso di disoccupazione a maggio si è portato dal 12 al 12,1%.
In questo contesto l’indice del dollaro inizia il semestre invariato, sospeso tra l’annuncio dell’exit strategy da parte del chairman Bernanke e le precisazioni “dovish” da parte dei membri del Federal Open Market Committee (Fomc, il braccio operativo della Banca centrale Usa). Ne sapremo di più alla fine dell’ottava quando è in calendario la pubblicazione dei dati relativi l’andamento del mercato del lavoro che rappresentano il driver principale della politica monetaria a stelle e strisce.
Intanto il controvalore delle scommesse rialziste di trader e speculatori sul biglietto verde, secondo i dati diffusi dalla statunitense Commodity Futures Trading Commission (Cftc), nella settimana al 25 giugno ha evidenziato il quarto calo consecutivo attestandosi a 13,28 miliardi di dollari.