Lowe (Rba) getta fango su bitcoin mania: attraente soprattutto per attività illegali, non diventerà mai mezzo di pagamento di tutti i giorni
Non ha usato mezzi termini il governatore della Banca centrale dell’Australia, Philip Lowe, nel criticare il bitcoin, dicendo che la criptovaluta è più incline a rivolgersi ai criminali che ai consumatori. “Quando si pensa al bitcoin semplicemente come strumento di pagamento, sembra più probabile che risulti attraente per coloro che vogliono fare transazioni nell’economia nera o illegale, piuttosto che nelle transazioni quotidiane”, ha detto il numero uno Reserve Bank of Australia Philip Lowe in un discorso a Sydney.
Secondo Lowe l’interesse verso i bitcoin è causata principalmente da una “mania speculativa” piuttosto che per il loro utilizzo come forma efficiente e conveniente di pagamento. “Le monete virtuali non sono attualmente utilizzate per i pagamenti di tutti i giorni ed è improbabile che lo saranno mai”, ha sentenziato Lowe che si è quindi unito al coro dei banchieri molto critici verso il Bitcoin. Nei giorni scorsi anche il governatore della banca centrale neozelandese, Grant Spencer, aveva detto che i guadagni del bitcoin sembravano “notevolmente simili a una bolla”.
Sempre oggi il governo della Corea del Sud ha annunciato l’intenzione di introdurre una serie di misure volte a placare l’elevata speculazione sul Bitcoin e sulle criptovalute in generale. Agli stranieri e ai minori verrà impedito di creare conti o scambiare valute virtuali in Corea del Sud, mentre verrà introdotta per gli investitori una tassa sui capital gain. La Corea è uno dei Paesi dove l’utilizzo del bitcoin risulta divenuto più capillare. Lee Nak-yon, primo ministro del paese del sud est asiatico, ha dichiarato che il boom di interesse verso le valute virtuali è un potenziale “fenomeno patologico“.
Tanti nodi irrisolti dietro alle transazioni in bitcoin
Il Bitcoin è salito alle stelle quest’anno, con un balzo di circa il 2000% negli ultimi 12 mesi, con molta gente che si precipita ad acquistare la valuta digitale nella speranza che diventi un’alternativa all’oro o ai soldi tradizionali. “Il valore del bitcoin è molto volatile – ha rimarcato Lowe – il numero di pagamenti attualmente gestibili è molto basso, ci sono problemi di governance. I costi di transazione necessari per effettuare un pagamento con bitcoin sono molto alti e le stime dell’elettricità utilizzata nel processo di estrazione delle monete sono sconcertanti.”
Lowe ha escluso il lancio in futuro, almeno nel breve, di una forma digitale del dollaro australiano. “Non abbiamo intenzione di emettere dollari australiani virtuali nel breve periodo, ma stiamo continuando a studiare i pro e i contro”.
Anonimato e vuoto legislativo che agevola l’evasione
Creato tra fine 2008 e inizio 2009 da un inventore anonimo, il Bitcoin è una valuta virtuale che prevede un sistema di pagamento da persona a persona basato su un blockchain o “catena di blocchi”. In pratica, a differenza delle valute tradizionali, il bitcoin non è regolamentato da una banca centrale e sia la creazione di nuova moneta che le transazioni commerciali vengono archiviate all’interno di un registro pubblico suddiviso in comparti tra loro collegati (blockchain).
Il complesso meccanismo che regola le transazioni consente di proteggere in modo quasi totale l’anonimato per cui sotto il profilo fiscale e quindi, considerando l’attuale vuoto legislativo per le criptovalute, è lasciata alla responsabilità dell’utente pagare le imposte sui guadagni realizzati tramite l’utilizzo della moneta virtuale.
Non vanno tralasciati i rischi enormi legati a un utilizzo del Bitcoin come mezzo di pagamento. “Il bitcoin si è apprezzato del 2000% circa negli ultimi dodici mesi – asserisce Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca Sim – per cui non può assolutamente essere assimilato a una valuta, ma al contrario è agli antipodi del concetto di valuta, perché sta provocando un ingente trasferimento di ricchezza a vantaggio di pochi soggetti alterando le regole basilari su cui è fondato lo scambio di beni e servizi dietro pagamento di un prezzo”.