Lloyd Blankfein: non mi sentivo così bene dal 2006
“Le probabilità di un esito negativo sono cresciute”. Così Lloyd Blankfein, n.1 di Goldman Sachs, ha descritto l’attuale contesto negli Stati Uniti. Blankfein, nel corso di un’intervista concessa a Christine Romans della CNN, ha posto l’accento sull’ottimo stato di salute della prima economia, che si trova ora a dover fare i conti con tagli alle tasse per 1,5 mila miliardi, con 300 miliardi di nuove spese e con il nuovo piano infrastrutturale da 200 miliardi di dollari proposto da Trump.
Si tratta, ha posto l’accento il Chief executive, di misure adatte ad una fase di recessione o per rilanciare l’economia quando la ripresa è troppo debole. Se da un lato, non dobbiamo dimenticare “che i debiti vanno ripagati”, dall’altro un surriscaldamento del sistema economico “potrebbe spingere la Federal Reserve ad agire nel caso in cui avvertisse l’arrivo dell’inflazione”.
Recentemente il debito pubblico statunitense ha superato la fatidica soglia dei 20 trilioni di dollari, mentre il deficit fiscale del 2019 è previsto a quasi 1.000 miliardi considerando i tagli alle imposte finanziati dal deficit e il budget a due anni che il Congresso ha approvato la scorsa settimana.
I provvedimenti una tantum presi dall’esecutivo per attenuare le diseguaglianze “non rappresentano soluzioni”. E, ad accrescere l’instabilità politica c’è l’avanzata della tecnologia. Blankfein nel corso dell’intervista ha citato il caso di una società di ride-sharing con una valutazione di 50 miliardi di dollari che lascia senza lavoro 30 mila tassisti. “Si tratta di un trasferimento di ricchezza, nel breve termine, dal lavoro al capitale”. Nel corso del tempo, “le persone troveranno un altro lavoro, altre cose da fare, ma è necessario tempo”.
In un contesto in cui “la Fed alza i tassi, il QE viene ritirato e il deficit di bilancio segna un incremento” non direi che è giunto il momento “di massimizzare la componente di rischio”. “Non mi sentivo così bene dal 2006”, ha concluso ironicamente il manager.