Libia: Eni chiude il gasdotto Greenstream, Romani non vede problemi per l’Italia
Eni chiude temporaneamente alcune attività di produzione petrolifera e di gas naturale in Libia in scia all’aggravarsi degli scontri nel Paese nordafricano. Secondo Al Jazeera sarebbero ripresi i bombardamenti contro i manifestanti che protestano contro il regime del colonnello Muammar Gheddafi. Il leader libico ha però dichiarato che resisterà fino alla morte e non ha alcuna intenzione di dimettersi. Il gasdotto Greenstream, attraverso cui passa circa il 10% dei consumi italiani di gas, sarà quindi svuotato in attesa di un ritorno alla stabilità. Il blocco non dovrebbe compromettere la sicurezza energetica dell’Italia, visto che il livello degli stoccaggi è più che sufficiente.
La Libia fornisce circa il 12% del gas consumato in Italia in seguito alla decisione dell’Eni di girare alla libica National Oil Corporation la gestione del gasdotto Greenstream che collega la costa nordafricana a Gela, in Sicilia. Greenstream, va ricordato, è il più lungo (520 chilometri) gasdotto sottomarino mai realizzato nel Mediterraneo. La Libia, come già scritto ieri da questa testata, è inoltre il primo fornitore di petrolio dell’Italia e i numeri relativi all’Eni parlano chiaro: il Paese nordafricano pesa per il 14% (244 mila barili al giorno) sulla produzione totale del gruppo di San Donato, mentre l’intera regione del Maghreb rappresenta invece il 35% (573 mila barili al giorno).
Nel comunicato diffuso pochi minuti fa, il colosso pubblico guidato da Paolo Scaroni ha voluto però sottolineare che le sue installazioni di produzione e trattamento di idrocarburi in Libia “non hanno subito alcun danneggiamento”. Il gruppo di San Donato ha poi confermato che è in corso il completamento del rimpatrio dei propri dipendenti e dei familiari, avviato nella giornata di ieri. In Libia, ha precisato Eni, rimangono ancora 34 dipendenti presso i siti operativi e il presidio di Tripoli. Paolo Romani, ministro dello Sviluppo economico, ha provato a tranquillizzare gli animi: “non c’è alcun problema per il gas in Italia. Abbiamo riserve che ci permettono di affrontare con tranquillità la situazione”.
Eni, dopo aver perso ieri in Borsa oltre 5 punti percentuali, oggi ha archiviato la seduta con un ribasso dello 0,86% a 17,28 euro. Questa mattina Intermonte ha portato una ventata d’ottimismo ribadendo la raccomandazione outperform sul titolo del colosso petrolifero. “In termini di enterprise value valutiamo la Libia circa 8 miliardi di euro, su un totale EV della divisione E&P di 72 miliardi (11%) e un EV di gruppo di 120 miliardi (7%)”, è l’analisi di Intermonte. Il broker, però, ritiene remoto “il rischio di un severo impatto negativo sulla produzione di Eni nel caso di un blocco della produzione in alcuni campi. Limitato anche il rischio di una revisione negativa dei contratti PSA in essere, già penalizzati da una fiscalità molto elevata (circa il 70%)”.