Notizie Notizie Mondo Libano al collasso, sportelli banche chiusi e bond a picco dopo dimissioni premier. Possibile default già nel 2020

Libano al collasso, sportelli banche chiusi e bond a picco dopo dimissioni premier. Possibile default già nel 2020

31 Ottobre 2019 11:43

Il Libano è nel caos. Le dure proteste della popolazione contro la politica economica oppressiva attuata dal governo a portato alle dimissioni del premier Saad Hariri aprendo così di fatto una crisi istituzionale in un momento in cui il Paese sta cercando soldi freschi per rifinanziare 2 miliardi di dollari di debito in scadenza nei prossimi due mesi.

Il Paese, già sfiancato da un debito elevato (il rapporto debito/pil supera il 150%) si trova adesso nel bel mezzo di una crisi valutaria e di un’economia in difficoltà. Il credit default rate del Libano è salito di 54 bps toccando il record di 1.435 punti con una probabilità del 26% che Beirut possa rendersi insolvente nel 2020 e del 59% che vada in default entro i prossimi 5 anni, così come calcolato da IHS Markit. Del resto, di fronte alle implacabili contestazioni dei manifestanti che chiedono al Governo di farsi da parte, Hariri ha deciso di accogliere le loro richieste, aprendo la strada a un nuovo periodo di incertezza politica in Libano.  “Ed è difficile comprendere – sottolineano gli analisti di Aberdeen Standard Investments – se si tratta di un bene o di un male perché al momento non c’è chiarezza sull’alternativa di governo al Paese”. Il Libano potrebbe puntare a un rimpasto, sempre sotto la guida di Hariri, o tirare fuori un altro nome. Sembra invece improbabile l’ipotesi di un governo tecnico che transiti il Paese alle elezioni. Hariri è sostenuto dai Paesi del Golfo e dall’Occidente, dei cui aiuti finanziari il Libano ha un disperato bisogno.

Rendimenti a breve balzano fino al 48%

Sul mercato dei bond, i titoli di stato libanesi in dollari quotati alla borsa del Lussemburgo sono crollati visibilmente. I rendimenti a breve hanno superato quelli a lunga scadenza già da un pezzo indicando, con l’inversione della curva dei rendimenti, lo stato di difficoltà delle finanze statali. Il prezzo del bond 6,65% con scadenza 2030 (Isin XS1196419854) è crollato a 55 per un rendimento del 16%, mentre il triennale con cedola 6,10% e scadenza 2022 (Isin XS0559237796) vale 60 per un rendimento a scadenza del 27%. Preoccupante anche il calo del bond con scadenza fra sei mesi che paga una cedola del 5,80% e va a rimborso ad aprile 2020 (Isin XS1052421150), sceso fino a quota 84 scontando un rendimento su base annua del 48%. Numeri che se affiancati alle valutazioni creditizie delle agenzie di rating (Caa1 per Moody’s, CCC+ per Fitch e B- per Standard & Poor’s) la dicono tutta sullo stato di difficoltà di un Paese che dal 2018 ha visto un lento e progressivo deterioramento dei propri meriti creditizi.

Sportelli della banche chiusi da 11 giorni

A gettare benzina sul fuoco è anche il governatore della Banca Centrale, Riad Salamé, in carica dal 1993, è uno dei principali bersagli dei cori della protesta libanese che in un’intervista alla Reuters ha detto che serve una soluzione immediata per evitare il collasso economico del Paese. Il governatore ha anche chiesto alle banche di non chiudere le attività bancarie, ma il timore di una fuga dei depositi ha reso impraticabile l’apertura degli sportelli per l’undicesimo giorno di fila mentre i bancomat funzionano col contagocce.