Lettonia nella bufera tra fondi a Pyongyang e governatore in manette. Bce blocca pagamenti banca ABLV

E ora a tremare sono i correntisti lettoni. La Bce ha congelato tutti i pagamenti di ABLV, a causa del deterioramento della liquidità della banca, verificatosi a seguito delle accuse del Tesoro Usa su presunte operazioni di riciclaggio di denaro sporco.
“Ciò significa che, temporaneamente, e in attesa di ulteriori notizie, è stato imposto ad ABLV il divieto di tutti i pagamenti sulle sue passività finanziarie“, si legge nel comunicato della Bce.
La notizia segue quella dell’arresto del governatore della banca centrale lettone, Ilmars Rimsevics, avvenuto nel fine settimana. Rimsevics è stato rilasciato su cauzione, e continua a dichiararsi innocente.
Ma non c’è dubbio sul fatto che la doppia bomba mediatica – ABVL e governatore della banca centrale in manette – stia mettendo in palese imbarazzo la Bce di Mario Draghi: anche perchè, si sa, la Lettonia fa parte dell’Unione europea e, avendo adottato l’euro, anche dell’Eurozona: di conseguenza, le sue principali banche sono sotto la vigilanza della Bce.
Tutto è iniziato con le accuse lanciate dal dipartimento del Tesoro Usa che, lo scorso 13 febbraio, ha ufficialmente puntato il dito contro la banca ABLV, accusandola di aver “istituzionalizzato il riciclaggio di denaro sporco”, trasformandolo in un “pilastro delle sue pratiche di business”.
Il giorno dopo, sono state le stesse autorità lettoni a lanciare un’indagine sull’istituto di credito, sospettato già da Washington di aver dirottato fondi illeciti alla Corea del Nord.
Nello specifico, ABLV avrebbe gestito transazioni a favore di clienti con rapporti – come indicato dal Tesoro Usa – con diverse aziende nordcoreane attive anche nel programma nucleare di Kim Jong-un: aziende, dunque, i cui nomi, erano presenti da tempo nella lista nera degli Stati Uniti.
Tra le accuse mosse dal Tesoro Usa, anche quella di aver dirottato proventi illeciti del valore di miliardi di dollari e provenienti dall’Azerbaijan, dalla Russia e dall’Ucraina in conti di società fantasma, le cosiddette shell company.
Terza banca in Lettonia per valore di asset, ABLV ha sede nella capitale lettone Riga, ma dispone anche di un ufficio nel Lussemburgo e di una sussidiaria negli Stati Uniti.
L’istituto è sotto il controllo diretto della Bce. Nel motivare la decisione di congelare i pagamenti di ABLV, la Bce ha scritto nella nota che “una moratoria è stata considerata necessaria, visto che la banca sta collaborando con la banca centrale lettone e con le autorità per far fronte alla situazione attuale”.
Avvalendosi dei suoi poteri di supervisione, l’Eurotower ha praticamente dato istruzioni alla banca centrale lettone affinché facesse scattare la moratoria su ABLV.
Dal canto suo, la banca centrale ha reso noto di aver esteso un prestito del valore di 97,5 milioni di euro all’istituto, su richiesta dello stesso, allo scopo di evitare la fuga dei correntisti, precisando che le somme “sono state erogate a fronte di garanzie di elevata qualità e per un ammontare superiore al prestito, senza utilizzare le risorse dello stato”.
Ma lo scandalo non si è fermato ad ABLV. Nelle ultime ore è arrivata infatti l’altra notizia-bomba: quella dell’arresto di Ilmars Rimsevics, numero uno della banca centrale della Lettonia, da parte dell’Agenzia anti-corruzione del paese.
Nessun dettaglio è stato fornito sulla natura delle ispezioni che si sono svolte non solo a casa del governatore ma anche negli uffici della Banca centrale; nessuna precisazione neanche sull’indagine avviata da parte della Commissione responsabile per la prevenzione della corruzione.
Detto questo, il terremoto giudiziario e l’allarme seguito hanno portato subito il premier Maris Kucinskis a indire una riunione di emergenza per discutere sia il caso Rimsevics che quello ABLV.
Il disperato tentativo di mantenere i nervi saldi è stato confermato dalle stesse parole proferite dal premier Kucinskis, che si è affrettato ad affermare che “non ci sono segnali che indichino la presenza di una qualsiasi minaccia al sistema finanziario lettone” e che la banca centrale “lavora in modo professionale e accurato”.
Nessun commento è arrivato neanche dalla diretta interessata, ovvero dalla Banca centrale lettone, che tuttavia, in un messaggio su Twitter, ha scritto di avere “una tolleranza zero verso la corruzione e altre attività illecite”.
Sta di fatto che l’arresto del suo governatore ha già macchiato la reputazione dell’istituzione e dato il via a ulteriori sospetti. Anche perchè l’impressione è che, con il suo arresto, così come con le accuse lanciate dal Tesoro Usa contro la banca ABLV, il vaso di Pandora sia stato appena aperto.
Il governatore Rimsevics sarebbe tra l’altro proprio quell'”alto funzionario lettone” che, secondo una causa legale depositata presso la Commissione sugli arbitrati della Banca Mondiale da Norvik, altra banca lettone, avrebbe cercato ripetutamente “di estorcere denaro” dall’istituto, vendicandosi contro di esso quando il denaro non arrivava. A confermarlo all’Associated Press sarebbero stati alcuni funzionari di Norvik.
Ancora più esplosive potrebbero essere le ripercussioni sui rapporti geopolitici tra la Lettonia e l’Unione europea.
Il New York Times scrive:
“L’arresto di Rimsevics è particolarmente cruciale, se si considera che (il governatore) siede nella commissione più importante di politica monetaria della Bce, che è a sua volta l’istituzione finanziaria più potente dell’Europa ed è dunque al corrente dei segreti di stato della Lettonia, della Nato e dell’Unione europea. Un qualsiasi collegamento al riciclaggio di denaro sporco alimenterebbe i timori sul rischio di ricatti da parte dei servizi segreti o del crimine organizzato della Russia“.Tra l’altro, il caso è scoppiato in un contesto in cui “i servizi lettoni riportano che la Russia sta attivamente tentando di ottenere segreti di stato da alti funzionari della Lettonia, al fine di indebolire gli Stati Uniti e l’Europa”.
Sicuramente, per gli addetti al settore, il reato “riciclaggio di denaro sporco” associato alla Lettonia non è una notizia nuova.
Nel 2014, l’Organized Crime and Corruption Reporting Project, consorzio di attività investigativa a cui partecipano giornalisti di tutto il mondo, rivelò “Laundromat”, schema di riciclaggio di denaro sporco che permise a diversi uomini d’affari russi, nel periodo compreso tra gli anni 2010-2014, di inviare una somma di circa 20 miliardi di dollari in Europa, grazie all’aiuto fornito dai servizi segreti russi.
Diverse sono state le banche di tutto il mondo che, da allora, hanno deciso di dire stop alle transazioni in dollari con le banche lettoni dopo che, ricorda ancora il New York Times, i documenti riservati hanno rivelato come, nell’ambito dello schema Laundromat, diverse somme di denaro sporco andarono e a finire attraverso il canale lettone anche in istituti come Deutsche Bank.
Tutto questo sarebbe accaduto sotto gli occhi del governatore della banca centrale lettone Rimsevics, ovvero di “quell’alto funzionario menzionato nella nostra richiesta di arbitrato” – come ha ammesso lo stesso AD di Norvik Bank, Oliver Bramwell, all’AP, facendo proprio il suo nome – che avrebbe tentato di estorcere denaro alla banca. E’ stato tra l’altro lo stesso Grigory Guselnikov, presidente e azionista di maggioranza di Norvik Bank, a confermare che quell’alto funzionario è proprio il banchiere centrale.
Rimsevics è diventato prima, nel 1992, presidente della Banca centrale della Lettonia e successivamente, nel 2001, governatore.
L’intero sistema bancario lettone è stato dunque sotto la sua vigilanza da quando la Lettonia è diventata indipendente dall’Unione sovietica. Di conseguenza, è più che ragionevole pensare che quanto emerso negli ultimi giorni, sia solo la punta dell’iceberg.