Le tre vie dei piccoli risparmiatori Alitalia
L’ultima di Alitalia in Borsa è andata in scena lo scorso 3 giugno, con un prezzo di chiusura di 0,4450 euro. Da allora gli azionisti sono stati protetti dalla ridda di voci e maldestri annunci di manager e politici, ma al tempo stesso sono rimasti in balia degli eventi.
Con il piano di risanamento che ha avuto nell’ok del Cdm alla revisione della legge Marzano il suo punto cardine, ora per i piccoli risparmiatori che hanno creduto in Alitalia si potrebbero aprire – il condizionale è d’obbligo in assenza di dettagli – tre strade alternative.
Da una parte quella della conversione dei titoli della vecchia Alitalia in titoli della nuova società (possibilità ad oggi solo sulla carta e la cui valutazione dipenderà dall’eventuale rapporto di concambio), dall’altra l’emissione di warrant a favore dei creditori, a titolo risarcitorio, nella fase del concordato fallimentare (previsione già fatta sua dalla vecchia legge Marzano).
Al centro la via del rimborso con le risorse del Fondo vittime di frodi finanziarie, quelle derivanti dai cosiddetti conti dormienti, quelli non movimentati da almeno 10 anni. Una soluzione che lascia però più di un dubbio, non foss’altro perchè chiamata in causa come panacea a molti dei mali del risparmio italiano.
Le risorse del fondo sono già destinate alle vittime dei crack finanziari (quelli del cosiddetto risparmio tradito), al fondo per la stabilizzazione dei precari e alla “ricarica” delle social card dei poveri.
Una prospettiva che renderebbe dunque lecite le preoccupazioni dei risparmiatori. Fino a oggi infatti l’esatta destinazione delle risorse del fondo non è stata decisa. Nemmeno per quanto riguarda casi datati come quelli di Cirio e Parmalat.
Ma soprattutto quanto potrebbe garantire il fondo? Secondo alcune stime 13 miliardi di euro complessivamente, secondo Elio Lannutti dell’Adusbef, che del fondo è stato l’ideatore, tra gli 8 e i 10 miliardi. Se a questo aggiungiamo la possibilità che le risorse del fondo vengano disperse in mille rivoli, la soluzione potrebbe alla fine costare cara a quei “piccoli risparmiatori” che il governo ha promesso di tutelare. D’altro canto mancano anche maggiori informazioni sulla definizione di status di “piccolo risparmiatore”. Quanto piccolo dovrà essere ad esempio per rientrare nei futuri provvedimenti governativi? E potranno accedere automaticamente al fondo o occorreranno azioni risarcitorie?
Anche per questo il presidente di Adiconsum, Paolo Landi, contattato, parla della necessità di maggiori informazioni e in tempi stretti. “Il governo deve porre sul tavolo qualcosa di concreto”, dice Landi, rincarando la dose sul fondo: “Non c’è nessun dato preciso sul fondo, tutti lo vogliono utilizzare, non credo si possa caricare tutto su di esso”. Intanto Adiconsum già prepara una segnalazione alla Consob per richiedere la tutela dei diritti dei risparmiatori.
Critica anche l’Adusbef, che intende invece muoversi attraverso un esposto all’Antitrust contro la possibilità che il monopolio della “tratta più ricca” Roma-Milano, possa tradursi in tariffe più alte.
Critica anche l’Adusbef, che intende invece muoversi attraverso un esposto all’Antitrust contro la possibilità che il monopolio della “tratta più ricca” Roma-Milano, possa tradursi in tariffe più alte.
Esisterebbe per la verità una quarta via perseguibile dai risparmiatori: intentare causa contro i manager della società, come avvenuto nei casi Cirio e Parmalat. Una possibilità tuttavia già preclusa da un’apposita previsione contenuta nel decreto approvato ieri e riportato oggi dalla stampa: “La responsabilità per i fatti commessi dagli amministratori (dal 18 luglio 2007, ndr), dai componenti del collegio sindacale, dal dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari, è posta a carico esclusivamente della società”.