Le Borse ritracciano, Milano appesantita dai tonfi di Seat e Alitalia
Virata verso il basso per gli indici azionari europei, che dopo un’apertura decisamente positiva, con rialzi vicini al punto percentuale, si muovono ora intorno alla linea della parità. Sul clima generale pesa il ritorno di rumor riguardanti difficoltà di alcuni operatori del credito e la debolezza del comparto tecnologico dopo che Ericsson ha annunciato un warning sui ricavi del primo trimestre della sua joint venture con Sony. Lo Stoxx di settore è il peggiore con un calo di oltre 3 punti percentuali. Milano fa storia a sé, con i ribassi più forti di tutti Europa. A incidere sull’S&P/Mib (-0,95% a 31139 punti) sono i ribassi superiori ai 20 punti percentuali di Alitalia e Seat Pagine Gialle, dopo che i sindacati hanno espresso parere contrario al piano di Air France per la compagnia e dopo che la società che edita le guide telefoniche ha annunciato che non prevede di distribuire il dividendo.
Sul fronte bancario sono soprattutto gli istituti britannici a mostrarsi sotto pressione. Hbos, il cui titolo è arrivato a perdere oggi anche il 15%, è stata costretta a smentire alcune indiscrezioni relative a carenza di liquidità. Non stupisce così che l’indice peggiore del Vecchio continente sia proprio il Ftse100 londinese, in calo dello 0,66%. Poco sotto la parità invece il Dax e il Cac40, in calo rispettivamente dello 0,31 e dello 0,20%.
Intanto spuntano anche note di scetticismo sulla manovra di taglio dei tassi, ridotti di 75 punti base, dal 3 al 2,25%, varata ieri sera dalla Federal Reserve. Gli analisti di Intesa Sanpaolo spiegano stamattina che “l’entità dei tagli non è più cruciale per il clima di fiducia, che dipende ormai da altri fattori in particolare, da quelli che influenzano la stabilità del sistema bancario”. Un parere ripreso anche da un altro operatore secondo cui “le manovre sui tassi non sono lo strumento più efficace per affrontare le criticità attuali della crisi finanziaria”.
Il comunicato diffuso dalla Fed conteneva inoltre alcune modifiche peggiorative sulla descrizione del quadro di fondo: da maggiori avvisaglie di crescita dell’inflazione a più recenti segnali di indebolimento dell’economia con il permanere di rischi al ribasso per la crescita. In particolare nel testo del documento si legge che i”nformazioni recenti indicano che le prospettive per l’attività economica si sono ulteriormente indebolite, con un rallentamento della crescita dei consumi”. Ma soprattutto vengono prospettate ricadute sull’andamento dell’economia per un periodo di tempo non definito: “I mercati finanziari – si legge – restano sotto considerevole stress e le restrizioni del mercato del credito e l’approfondimento della contrazione immobiliare peseranno probabilmente sulla crescita economica nei prossimi trimestri”. Un’indicazione quindi indefinita che lascia aperta la possibilità di una frenata persistente. Sul fronte della dinamica dei prezzi la Fed ha segnalato che “alcuni indicatori sulle aspettative di inflazione sono cresciuti” ma che “il Comitato si aspetta una moderazione dell’inflazione nei prossimi trimestri per effetto di un livellamento dei prezzi delle commodity e un allentamento delle pressioni sull’utilizzo delle risorse”.