Kraft ha vinto la battaglia della cioccolata: Cadbury ha detto sì; si scatena febbre dell’M&A
Kraft ha vinto la battaglia della cioccolata. A poche ore dalla scadenza del termine fissato dalle autorità inglesi per ritoccare l’offerta e dopo i colloqui di ieri sera, il colosso americano ha deciso di offrire più denaro contante per mettere fine a un empasse che si trascina da quattro mesi e creare il maggior gruppo dolciario a livello mondiale. Cadbury ha accettato la nuova offerta del gruppo statunitense che ha valutato la compagnia britannica 18,9 miliardi di dollari pari a 840 pence per azione. Offerta, che rappresenta un multiplo pari a 13 volte l’Ebitda 2009 di Cadbury.
Agli azionisti Cadbury andranno anche 0,1874 azioni Kraft di nuova emissione per ogni titolo detenuto e un dividendo straordinario di 10 pence. La precedente offerta di Kraft si fermava a 17,1 miliardi di dollari, valutando quindi ogni azione Cadbury circa 770 pence. Il successo della proposta è frutto soprattutto dell’aumento della componente cash da 300 a 500 pence per azione, che è stato reso possibile dall’incasso di 3,7 miliardi di dollari realizzati dalla cessione del business Pizza in Nord America alla Nestlè.
Quel che è certo è che per la società inglese ci saranno ghiotti risparmi sui costi: si parla di almeno 675 milioni di dollari all’anno entro un triennio dal completamento dell’operazione. Per gli addetti ai lavori invece l’offerta di Kraft accettata da Cadbury rimescola le carte dell’M&A. Secondo alcuni analisti il sì del gruppo britannico alla proposta americana sarà come un boomerang: avrà il merito di ridisegnare velocemente il comparto dolciario.
Dopo mesi di estenuanti trattative in un batter d’occhio ha oggi preso vita un gigante che potrà vantare il 15% del mercato delle caramelle ed economie di scala ghiotte che faranno gola anche all’ex numero uno Mars-Wrigley. Società più piccole come il gruppo del cioccolato statunitense, Hershey, e la Ferrero di Alba, tagliate definitivamente fuori molto probabilmente vorranno fare volume e si rimboccheranno le maniche. E c’è anche chi è dell’idea che non ultima la Nestlè potrebbe ripensare alle sue ambizioni nel settore.