ITF: trading e finanza secondo Fabrizio Bocca
Fabrizio Bocca a ITF Rimini 15 e 16 maggio : il trading e la finanza sono professioni come le altre. Per riuscire bisogna studiare…
Fabrizio Bocca inizia come trader istituzionale in Banca Sella e poi dal 2001 diventa trader in proprio. Redattore di LombardReport, ha sviluppato diverse metodologie di trading secondo l’analisi di Gann, i grafici KAGI e altre tecniche. Ha pubblicato il “Il trading facile con l’analisi di Gann”, “Analisi di Gann: l’evoluzione del trading”, “Kagi Trading” ed è coautore di “Guida al Trading di Borsa”.
Tiene una rubrica personale di segnali su www.lombardreport.it e fornisce consulenza e formazione per il trading automatico e discrezionale a privati.
Domanda: Mercati volatili e tendenzialmente al ribasso, recessione possibile in Occidente. Problemi o opportunità per i trader?
Risposta: La prima volta che mi accorsi che esisteva la Borsa stavo sostenendo un esame universitario ed ero nel pieno dell’adolescenza. Ma poi dall’età di 28 anni non mi sono più staccato dai monitor e dai mercati. Quindi credo di aver visto qualche situazione. La volatilità e il ribasso mi paiono eventi assolutamente ciclici e ripetitivi. Senza andare lontano, quanti nel 2003 con il dax a 2500 punti avrebbe saputo immaginare che i prezzi sarebbe volati a 8200 punti (oltre il 200% di rialzo) in soli 4 anni? Io credo che quindi qualsiasi mercato sia una opportunità. Inoltre oggi è possibile con estrema semplicità avere informative precise in tempo reale su qualsiasi strumento e su qualsiasi mercato. Quindi i problemi forse è meglio cercarli dentro noi stessi invece che scaricarli sui sistemi economici. Spesso mi viene chiesto perché così poche persone riescano a essere trader professionista di lungo periodo. Io credo perché pochissime persone sono in grado di affrontare una sfida a livello psicologico tanto complessa.
D.: In particolare, i trader giovani si trovano a affrontare una situazione molto complessa con una scarsa esperienza. Che consigli dare?
R.: La “costruzione” di un trader è un argomento che mi sta molto a cuore, da sempre. Credo che pochi sappiano che per ben sette anni sono stato docente in una scuola serale solo per la passione dell’insegnamento. E che quindi svolgo da sempre attività di formazione in primo luogo perché seguire e far crescere passo passo un trader neofita è una esperienza in grado di ripagare moltissimo dal lato umano. Anche se molti ne vedono solo il vantaggio economico, la formazione serve anche ad accrescere se stessi.
Iniziare a essere trader professionisti è quindi una esperienza che conosco bene. E che so non essere per nulla semplice. Su cento che iniziano, non più di cinque rimangono a lungo sul mercato. Perché sono richieste doti, che seppure semplici, difficilmente si vuole accettare di avere. Tra queste credo che l’umiltà e la pazienza siano le più importanti.
Il trading è una attività imprenditoriale a tutti gli effetti, e come tale va vissuta: ci vogliono i capitali, il know-how, un budget e un consuntivo, una adeguata struttura amministrativa e contabile (tutto di solito in capo a una sola persona) e il giusto tempo per raggiungere il break-even, misurabile in anni e non certo in mesi. Di norma sarebbe bene sapere che si raggiunge dopo il quinto anno…
Io comunque spesso tendo anche ad accostare il trading all’attività sportiva: come questa infatti richiede molti anni per forgiare “il fisico” al gesto atletico richiesto, un continuo e costante allenamento, il rispetto di una disciplina ferrea per emergere (nell’allenamento, nei gesti, nella gara, negli orari), e di un supporto psicologico di prim’ordine. Sarebbe interessante, credo, notare come i migliori atleti degli sport individuali (sci, atletica, motociclismo, ecc.) siano soliti farsi affiancare da uno psicologo per allenare la mente come il fisico. Ora mi chiedo, quanti trader provano questa esperienza per migliorare le proprie performance?
D.: Di sicuro non esiste una ricetta sicura per guadagnare; forse esiste una ricetta affidabile per limitare le perdite? Lei ha qualche idea?
R.: Non esiste la ricetta per guadagnare. Anzi, dirò di più, il guadagno non è né il fine né l’aspetto primario per cui io sono trader. La prima regola che da sempre ho cercato di mettere in pratica è non perdere. O meglio gestire nel migliore modo possibile il rischio di perdita, senza mai pensare se avrò dei profitti. Il motivo è semplicissimo: il trader di lungo corso non sta mai sul mercato per “soldi”, ovvero per lo scopo di lucro. Lui è sempre animato da fame di conoscenza, ovvero trada per la passione e la curiosità di imparare cose nuove, di crescere professionalmente. Per questo motivo l’unico modo che ho per migliorare sempre, per studiare nuove tecniche, strategie, mercati e quant’altro, è conservare in primo luogo il mio capitale. Sia monetario che psicologico. Quindi il non perdere (ovvero la corretta gestione del rischio di perdita) è l’aspetto primario, perché solo così posso restare molto a lungo sui mercati e conoscere ogni giorno qualcosa di più. A quel punto il guadagno, l’utile, sarà una mera conseguenza, e non certo il fine.
D.: Crisi dei mercati, “bolle” pronte a scoppiare, riduzione del valore del risparmio. Questo pone un problema non piccolo per l’Europa e in particolare l’Italia, minacciata anche da una elevata inflazione.
R.: Se devo essere sincero non mi pare di vedere nessuna novità sui mercati finanziari. Non vedo bolle speculative anomale o problematiche diverse dal solito sul fronte dell’inflazione. Nel 1999/2000 mi pare che i prezzi di borsa, a seguito della forte speculazione, fossero molto meno “logici” di oggi.
Piuttosto, vedo problematiche strutturali molto più complesse, e in gran parte legate alla mala gestione della cosa pubblica operata dalla classe politica della cosiddetta seconda repubblica. L’introduzione dell’Euro, tra il 1996 e il 2002 ha portato negli anni a venire una inflazione reale molto elevata, superiore al 10% annuo per le famiglie italiane e nascosta colpevolmente sotto una inflazione rilevata dall’ISTAT assolutamente fasulla e anacronistica. L’uso delle leggi e delle finanze pubbliche per fini personali, senza più curarsi dei reali problemi e necessità del Paese hanno portato gravi squilibri sul fronte del lavoro, sul mantenimento del risparmio e sulla produttività dell’Italia. Che infatti ha l’indice di Borsa che è salito meno nello scenario forse mondiale (salvo rari casi di realtà in via di sviluppo) dal 2003 al 2007.
Riassumendo, credo che ci siano molti problemi interni che frenano la nostra economia, ma non mi pare che ci sia nulla di diverso dal solito ciclico susseguirsi degli eventi sul piano internazionale.
D.: La crisi dei fondi comuni è un fatto transitorio e legato al ciclo dei prodotti o ha radici più profonde?
R.: I fondi comuni, come molti altri prodotti bancari, sono un “discutibile business” legalizzato non certo a favore dei risparmiatori, da sempre. Mi pare logico che, anche se molto lentamente, la gente se ne stia accorgendo…
D.: Il grande sviluppo di prodotti come gli ETF, i Certificates , le opzioni e i CFD dimostrano grande interesse per i mercati, voglia di novità e ricerca di maggiori rendimenti. I nostri risparmiatori sono preparati a tutto questo?
R.: Io non mi occupo dei nuovi prodotti. Da sempre trado esclusivamente i futures, mercati quindi ampi, liquidi e normalizzati per legge. Mi pare che come in molti altri campi, il singolo si stia accorgendo come la fiducia riposta nelle strutture istituzionali sia sempre meno
Tiene una rubrica personale di segnali su www.lombardreport.it e fornisce consulenza e formazione per il trading automatico e discrezionale a privati.
Domanda: Mercati volatili e tendenzialmente al ribasso, recessione possibile in Occidente. Problemi o opportunità per i trader?
Risposta: La prima volta che mi accorsi che esisteva la Borsa stavo sostenendo un esame universitario ed ero nel pieno dell’adolescenza. Ma poi dall’età di 28 anni non mi sono più staccato dai monitor e dai mercati. Quindi credo di aver visto qualche situazione. La volatilità e il ribasso mi paiono eventi assolutamente ciclici e ripetitivi. Senza andare lontano, quanti nel 2003 con il dax a 2500 punti avrebbe saputo immaginare che i prezzi sarebbe volati a 8200 punti (oltre il 200% di rialzo) in soli 4 anni? Io credo che quindi qualsiasi mercato sia una opportunità. Inoltre oggi è possibile con estrema semplicità avere informative precise in tempo reale su qualsiasi strumento e su qualsiasi mercato. Quindi i problemi forse è meglio cercarli dentro noi stessi invece che scaricarli sui sistemi economici. Spesso mi viene chiesto perché così poche persone riescano a essere trader professionista di lungo periodo. Io credo perché pochissime persone sono in grado di affrontare una sfida a livello psicologico tanto complessa.
D.: In particolare, i trader giovani si trovano a affrontare una situazione molto complessa con una scarsa esperienza. Che consigli dare?
R.: La “costruzione” di un trader è un argomento che mi sta molto a cuore, da sempre. Credo che pochi sappiano che per ben sette anni sono stato docente in una scuola serale solo per la passione dell’insegnamento. E che quindi svolgo da sempre attività di formazione in primo luogo perché seguire e far crescere passo passo un trader neofita è una esperienza in grado di ripagare moltissimo dal lato umano. Anche se molti ne vedono solo il vantaggio economico, la formazione serve anche ad accrescere se stessi.
Iniziare a essere trader professionisti è quindi una esperienza che conosco bene. E che so non essere per nulla semplice. Su cento che iniziano, non più di cinque rimangono a lungo sul mercato. Perché sono richieste doti, che seppure semplici, difficilmente si vuole accettare di avere. Tra queste credo che l’umiltà e la pazienza siano le più importanti.
Il trading è una attività imprenditoriale a tutti gli effetti, e come tale va vissuta: ci vogliono i capitali, il know-how, un budget e un consuntivo, una adeguata struttura amministrativa e contabile (tutto di solito in capo a una sola persona) e il giusto tempo per raggiungere il break-even, misurabile in anni e non certo in mesi. Di norma sarebbe bene sapere che si raggiunge dopo il quinto anno…
Io comunque spesso tendo anche ad accostare il trading all’attività sportiva: come questa infatti richiede molti anni per forgiare “il fisico” al gesto atletico richiesto, un continuo e costante allenamento, il rispetto di una disciplina ferrea per emergere (nell’allenamento, nei gesti, nella gara, negli orari), e di un supporto psicologico di prim’ordine. Sarebbe interessante, credo, notare come i migliori atleti degli sport individuali (sci, atletica, motociclismo, ecc.) siano soliti farsi affiancare da uno psicologo per allenare la mente come il fisico. Ora mi chiedo, quanti trader provano questa esperienza per migliorare le proprie performance?
D.: Di sicuro non esiste una ricetta sicura per guadagnare; forse esiste una ricetta affidabile per limitare le perdite? Lei ha qualche idea?
R.: Non esiste la ricetta per guadagnare. Anzi, dirò di più, il guadagno non è né il fine né l’aspetto primario per cui io sono trader. La prima regola che da sempre ho cercato di mettere in pratica è non perdere. O meglio gestire nel migliore modo possibile il rischio di perdita, senza mai pensare se avrò dei profitti. Il motivo è semplicissimo: il trader di lungo corso non sta mai sul mercato per “soldi”, ovvero per lo scopo di lucro. Lui è sempre animato da fame di conoscenza, ovvero trada per la passione e la curiosità di imparare cose nuove, di crescere professionalmente. Per questo motivo l’unico modo che ho per migliorare sempre, per studiare nuove tecniche, strategie, mercati e quant’altro, è conservare in primo luogo il mio capitale. Sia monetario che psicologico. Quindi il non perdere (ovvero la corretta gestione del rischio di perdita) è l’aspetto primario, perché solo così posso restare molto a lungo sui mercati e conoscere ogni giorno qualcosa di più. A quel punto il guadagno, l’utile, sarà una mera conseguenza, e non certo il fine.
D.: Crisi dei mercati, “bolle” pronte a scoppiare, riduzione del valore del risparmio. Questo pone un problema non piccolo per l’Europa e in particolare l’Italia, minacciata anche da una elevata inflazione.
R.: Se devo essere sincero non mi pare di vedere nessuna novità sui mercati finanziari. Non vedo bolle speculative anomale o problematiche diverse dal solito sul fronte dell’inflazione. Nel 1999/2000 mi pare che i prezzi di borsa, a seguito della forte speculazione, fossero molto meno “logici” di oggi.
Piuttosto, vedo problematiche strutturali molto più complesse, e in gran parte legate alla mala gestione della cosa pubblica operata dalla classe politica della cosiddetta seconda repubblica. L’introduzione dell’Euro, tra il 1996 e il 2002 ha portato negli anni a venire una inflazione reale molto elevata, superiore al 10% annuo per le famiglie italiane e nascosta colpevolmente sotto una inflazione rilevata dall’ISTAT assolutamente fasulla e anacronistica. L’uso delle leggi e delle finanze pubbliche per fini personali, senza più curarsi dei reali problemi e necessità del Paese hanno portato gravi squilibri sul fronte del lavoro, sul mantenimento del risparmio e sulla produttività dell’Italia. Che infatti ha l’indice di Borsa che è salito meno nello scenario forse mondiale (salvo rari casi di realtà in via di sviluppo) dal 2003 al 2007.
Riassumendo, credo che ci siano molti problemi interni che frenano la nostra economia, ma non mi pare che ci sia nulla di diverso dal solito ciclico susseguirsi degli eventi sul piano internazionale.
D.: La crisi dei fondi comuni è un fatto transitorio e legato al ciclo dei prodotti o ha radici più profonde?
R.: I fondi comuni, come molti altri prodotti bancari, sono un “discutibile business” legalizzato non certo a favore dei risparmiatori, da sempre. Mi pare logico che, anche se molto lentamente, la gente se ne stia accorgendo…
D.: Il grande sviluppo di prodotti come gli ETF, i Certificates , le opzioni e i CFD dimostrano grande interesse per i mercati, voglia di novità e ricerca di maggiori rendimenti. I nostri risparmiatori sono preparati a tutto questo?
R.: Io non mi occupo dei nuovi prodotti. Da sempre trado esclusivamente i futures, mercati quindi ampi, liquidi e normalizzati per legge. Mi pare che come in molti altri campi, il singolo si stia accorgendo come la fiducia riposta nelle strutture istituzionali sia sempre meno