Notizie Notizie Italia L’Italia stenta a ripartire. Il rapporto Censis traccia un Paese ancora in ginocchio

L’Italia stenta a ripartire. Il rapporto Censis traccia un Paese ancora in ginocchio

3 Dicembre 2010 10:55

Lo Stivale fatica a rialzarsi con le famiglie in difficoltà e i giovani preoccupati per un futuro pieno di incognite in ambito lavorativo. E’ la fotografia scattata dal 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale dell’Italia. A partire dal secondo trimestre del 2008, la riduzione dei risparmi delle famiglie si è accompagnata a una sensibile contrazione dei consumi. Se nella maggioranza dei casi (il 51%) le famiglie si sono limitate a ridurre gli sprechi, non pochi (il 24%) sono coloro che si dichiarano costretti a rinunciare a prodotti o servizi giudicati essenziali. Aumenta la propensione al risparmio: nel biennio 2009-2010 è aumentata la liquidità detenuta dalle famiglie (+4,6% in termini reali i biglietti e depositi a vista, +10,3%, gli altri depositi) e finalizzata a far fronte alle spese impreviste.


Situazioni di difficoltà che hanno spinto nell’ultimo anno gli italiani a essere più parsimoniosi rinunciando principalmente agli acquisti più impegnativi. Ciò ha portato alla fine del ciclo espansivo legato all’utilizzo degli strumenti di credito al consumo, che nel primo semestre del 2010 subiscono una contrazione in valore del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si assiste a un calo del 2,4% nel numero di prestiti personali erogati, del 2,1% nei prestiti finalizzati all’acquisto di determinati beni e del 6,3% nelle operazioni di cessione del quinto dello stipendio. Dal rapporto annuale Censic risultano sei su diece le famiglie in difficoltà a pagare bollette, mutui, prestiti. Il 7,8%, nel 2009, non è riuscito a rispettare le scadenze previste, il 13,4%, lo ha fatto con molte difficoltà, il 38,5% con qualche difficoltà. A soffrire di più sono state le famiglie monogenitoriali e le coppie con figli.


In ambito lavorativo, gli italiani temono che il loro reddito una volta cessata l’attività lavorativa sia non sufficiente a mantenere un adeguato tenore di vita. E’ quanto emerge dal 44° Rapporto Censis sulla situazione sociale dell’Italia. Il 28% degli italiani si dice preoccupato e il 40% addirittura molto preoccupato che in vecchiaia il reddito non sarà sufficiente a mantenere un livello dignitoso di vita. Molto sensibili al problema risultano soprattutto i più giovani. Il 21% degli italiani di età superiore a 18 anni è convinto che sarà costretto ad andare in pensione più tardi rispetto all’età di pensionamento pianificata, il 20 per cento pensa che dovrà provare a risparmiare di più per quando sarà in pensione e il 19 per cento ritiene che la propria pensione sarà inferiore a quanto si aspetta. Emerge quindi un quadro di pessimismo rispetto al sistema previdenziale e “lavorare di più costituisce una risposta ineludibile per garantire la sostenibilità dei propri conti familiari”, rimarca il rapporto Censis nel capitolo dedicato al Welfare.


Il settore manifatturiero è quello che sta risentendo maggiormente della crisi, mentre è già in recupero il terziario. Il 44° Rapporto Censis nel capitolo dedicato a “I soggetti economici dello sviluppo” rimarca come, dall’inizio della crisi, l’Italia ha perso 574.000 occupati (giugno 2008-giugno 2010) e le imprese manifatturiere si sono ridotte di oltre 93.000 unità. La riduzione del valore aggiunto ha colpito tutti i comparti produttivi ad eccezione di quello dell’intermediazione immobiliare. Se in media la riduzione nel Paese è stata del 5,5%, si sono raggiunti a fine 2009 (rispetto all’anno precedente) livelli molto più preoccupanti nel manifatturiero (-14,5%) e nel commercio (-9,5%). Mentre oggi gran parte del terziario appare in recupero (i servizi alle imprese sono cresciuti del 2,2% nell’ultimo anno e le attività professionali del 3,1%), l’industria tradizionale (-1,9%), il comparto agricolo (-2,6%) e l’autotrasporto (-1,7%) continuano a registrare ancora nel 2010 un’emorragia di unità produttive. La fenomenologia emergente non è il declino del manifatturiero tradizionale, ma una più complessa deindustrializzazione competitiva, ovvero un riposizionamento dell’industria in cui il terziario gioca una parte rilevante. La crisi sembra avere accentuato la fase espansiva del terziario alle imprese, con comparti come quelli della consulenza, della logistica, della ricerca, dei servizi Ict in cui il numero di imprese ha registrato a metà del 2010 incrementi intorno al 5% rispetto all’anno precedente.