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Italia a rischio recessione

26 Febbraio 2008 14:32

L’Italia potrebbe essere il primo Paese dell’Eurozona a entrare in recessione. Lo scrive, a commento dei dati di oggi sulla fiducia delle imprese diffusi dall’Isae, l’economista di Morgan Stanley, Vladimir Pillonca. Quello recessivo non è tuttavia lo scenario centrale proposto da Pillonca, rappresentato invece da un forte rallentamento. La previsione di crescita per il Pil dell’intero 2008 è infatti posta all’1%, “ma – chiarisce l’economista nel commento – continuano a esserci significativi rischi verso il basso”.


Secondo Pillonca i dati di oggi  suggeriscono la continuazione di un graduale trend verso il basso. E questo avverrebbe in contrasto con l’andamento positivo da due mesi del corrispondente Ifo tedesco. In questo scenario l’Italia parrebbe rallentare a un ritmo più veloce.


L’Isae ha reso noto oggi che l’indice sulla fiducia delle imprese manifatturiere italiane è passato dai 91,3 punti di gennaio a quota 89,8, toccando i minimi da ottobre 2005. “Il calo – si è letto nella nota dell’istituto – è dovuto soprattutto alla contrazione del portafoglio ordini, comune sia ai mercati interni sia a quelli esteri; si stabilizzano invece il livello delle scorte di magazzino e le aspettative di produzione”. L’indice Ifo tedesco invece, che misura la fiducia delle imprese in Germania, si è attestato a 104,1 punti a febbraio, sopra le attese che erano di 103 punti e superiore anche al dato di gennaio che era sceso a 103,4 punti.


“L’ultima volta che l’indice di fiducia è sceso a questi livelli – spiega Pillonca – era il primo trimestre del 2005 e in quel periodo la crescita del Pil era scesa dello 0,1% trimestre su trimestre. Il dato di oggi corrobora la nostra visione di un marcato rallentamento in Italia quest’anno e potenzialmente anche uno o due trimestri di crescita negativa del Pil”. Proprio due trimestri consecutivi di crescita negativa contraddistinguono tecnicamente una situazione di recessione.

A livello dimensionale il calo della fiducia registrato dall’Isae tra novembre e febbraio nei dati aggregati (oltre due punti) è stato particolarmente marcato per le grandi imprese (oltre i 500 addetti), per le quali l’indicatore è sceso gradualmente da 92,2 di novembre a 88 di febbraio; il peggioramento è stato invece meno marcato per le imprese piccole (con meno di 100 addetti), per le quali l’indicatore è sceso – sempre nel medesimo periodo – da 92,7 a 90,2. Nelle medie imprese la fiducia infine è rimasta pressoché stazionaria, pur registrando modeste oscillazioni su base mensile.