Italia: preoccupa calo occupati, ma spinta a crescita arriverà da calo euro e petrolio (analisti)

Ancora indicazioni poco confortanti dal mercato del lavoro italiano con la disoccupazione salita ai nuovi livelli record a dicembre. Dalla lettura dei dati Istat odierni, emerge che negli ultimi due mesi è ripreso con decisione il trend di calo degli occupati dopo la timida ripresa dei mesi precedenti. "Il calo di 113 mila unità registrato dagli occupati negli ultimi due mesi - rimarca Paolo Mameli, senior economist della Direzione Centrale Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - conferma la nostra idea che i segnali di miglioramento dell'occupazione (quasi interamente a tempo determinato) visti nei mesi centrali dell'anno potessero essere dovuti agli effetti del decreto Poletti di aprile che aveva reintrodotto maggiore flessibilità in entrata. Quell'effetto di natura una tantum sembra già svanito e, poiché una ripresa congiunturale deve ancora materializzarsi (a nostro avviso è rimandata al 1° trimestre 2015), non è alle viste un miglioramento del mercato del lavoro".
Una spinta per la ripresa economica e alla stabilizzazione del mercato del lavoro potrebbe arrivare dai cali sui mercati delle quotazioni di euro e petrolio. L'ufficio Studi di Intesa Sanpaolo, che a novembre stimava una crescita del PIL italiano dello 0,4% nel 2015 incorporava un cambio euro/dollaro pari a 1,22 e un prezzo del brent crude di 72 dollari in media nell'anno, vede ora un possibile impatto aggiuntivo di circa il +0,3% alla crescita in scia all'ulteriore calo di euro e petrolio. Positivo anche l'effetto sull'occupazione ma di minore entità (0,1%). L'impatto netto sull'inflazione è significativamente negativo (‐0,5%).
Una spinta per la ripresa economica e alla stabilizzazione del mercato del lavoro potrebbe arrivare dai cali sui mercati delle quotazioni di euro e petrolio. L'ufficio Studi di Intesa Sanpaolo, che a novembre stimava una crescita del PIL italiano dello 0,4% nel 2015 incorporava un cambio euro/dollaro pari a 1,22 e un prezzo del brent crude di 72 dollari in media nell'anno, vede ora un possibile impatto aggiuntivo di circa il +0,3% alla crescita in scia all'ulteriore calo di euro e petrolio. Positivo anche l'effetto sull'occupazione ma di minore entità (0,1%). L'impatto netto sull'inflazione è significativamente negativo (‐0,5%).