Italia malata di debito, il conto salatissimo di oltre 1.000 miliardi di interessi pagati in 14 anni
Maggiore debito è garanzia di minori servizi o maggiori tasse in futuro. Non è possibile fuggire da questo assioma e la dimostrazione la si ottiene osservando l’impossibilità di rispettare le affermazioni del tipo: “neutralizzeremo l’aumento Iva e abbasseremo le tasse”. Lo si legge nell’introduzione del 36° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani elaborato dalla Mazziero Research, secondo cui la dichiarazione di impatto neutrale della revisione del debito da parte di Banca d’Italia ha tranquillizzato tutti, tanto è vero che la notizia è passata sottotono, ma nel contempo ci troveremo a chiudere il 2019 con un rapporto debito/Pil del 135,7%, contro il previsto 132,6%, con un aumento del 3%.
Il grosso della manovra è nelle clausole di salvaguardia
Man mano che passano gli anni, le leggi di bilancio sono sempre più vincolate in un passaggio stretto costituito dal disinnesco delle clausole di salvaguardia, le norme che farebbero scattare l’Iva in automatico per il mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio. Nel 2020, si legge nel report, l’Iva ordinaria sarebbe dovuta scattare del 22 al 25% e quella ridotta dal 10 al 13% al fine di recuperare 23,1 miliardi; la sterilizzazione ha comportato una manovra di 31,7 miliardi finanziata solo per 15,5 miliardi da nuove risorse e per 16,3 miliardi in deficit, cioè creando nuovo debito. Negli anni successivi il ricorso a ulteriore deficit non scompare ma è solo mitigato: 12,7 miliardi nel 2021 e 10,5 miliardi nel 2022.
Le clausole di salvaguardia, aumenti di Iva e accise che scattano in automatico quando non vengono raggiunti gli obiettivi di bilancio, sono quei provvedimenti che si accompagnano a coperture di spese con entrate aleatorie, come ad esempio contrasto all’evasione e privatizzazioni. Tutti gli anni, sottolinea la Mazziero Research, vengono previste e tutti gli anni si assiste alla disperata ricerca di fine anno delle risorse per non farle scattare, spostandone gli effetti negli anni successivi. Tutti gli anni il Governo, attraverso il Ministro dell’Economia, afferma di avviare una traiettoria discendente del debito e tutti gli anni la discesa viene rimandata all’anno successivo.
Crescita del Pil contrastata dalla spesa pubblica
È l’effetto di una spesa pubblica che continua a crescere e che costringe a nuove misure fiscali che contrastano la crescita del Pil, stimato dalla Mazziero Research a +0,2% nel 2019 (in aumento dal precedente +0,1%).
Ancor di più, le risorse economiche che si liberano grazie ai bassi interessi vengono utilizzate non per diminuire il debito, ma per creare nuova spesa. Manca la visione sul futuro, anche il penoso balletto di questo autunno si è incentrato su quali tasse introdurre ammantandole talvolta da convinti principi etici, come nel caso della tassa sulla plastica. Tasse sulle vincite, sulle sigarette, sulle flotte aziendali, l’immaginazione di come imporre nuove tasse è sempre molto vivida, ma alla fine la sostanza è sempre quella che vige dai tempi dello sceriffo di Nottingham.
Parole forti quelle all’interno del report, facendo notare che l’attenzione non si sposta mai su ciò che realmente serve per evitare di rubare il futuro ai nostri figli. L’introduzione dell’Osservatorio si chiude con un annuncio: “AAA cercasi qualcuno realmente disposto a mettere in campo in dodici mesi uno snellimento della burocrazia e un dimezzamento dei tempi della giustizia. Astenersi perditempo.”
Oltre mille miliardi di interessi in 14 anni
Mille-diciassette miliardi, questa la cifra “enorme” pagata per interessi dai contribuenti in 14 anni. Questo è il danno, spiega la Mazziero Research, che viene fatto alle risorse di un Paese che non cresce e che deve destinare cifre ingenti al pagamento di una spesa improduttiva come gli interessi. Il debito pubblico continua a segnare nuovi record e, dopo la modifica del metodo di calcolo da parte di Eurostat, viaggia ormai ampiamente al di sopra dei 2.400 miliardi, con un 2019 che andrà ben oltre il 135% del Pil. Il Governo Conte bis è stato in grado di neutralizzare l’aumento Iva per l’anno prossimo, ma incentrando una manovra di 32 miliardi ai 23 delle clausole di salvaguardia e creando ulteriore deficit per 16 miliardi.
La coperta è sempre più corta, le crisi aziendali di Ilva, Whirlpool e Alitalia rappresentano i primi scricchiolii di un’economia che vacilla e che è incapace di imprimere una svolta a una crescita che non arriva. Ed è così, che l’Italia si ritrova ultima in Europa, malgrado nulla sembri scuotere dal torpore profondo in cui versa la politica. Servirebbe il colpo d’ala, la visione sui prossimi vent’anni, troppo difficile meglio occuparsi di bottiglie di plastica. Questa la conclusione del 36° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani.