Italia e i tre fattori chiave che spiegano la marcia in più post-Covid. A Piazza Affari sono due i settori trainanti
Gli ottimi risultati delle aziende, la rivalutazione del mercato azionario e il rinnovato interesse degli investitori esteri. Sono questi i tre fattori chiave alla base della ripresa positiva che sta facendo registrare l’Italia in questa fase, una delle più forti e vigorose in tutto il Vecchio Continente nel post-pandemia. Il quadro emerge dall’analisi “Italian Times”, pubblicata da Massimo Trabattoni, Head of Italian Equity di Kairos.
La corsa del mercato nostrano
Il mercato italiano continua la sua corsa con buone performance. In particolare, tra i principali listini europei, il rendimento dall’inizio dell’anno del FTSE MIB, al netto dei dividendi, è secondo solo a quello del CAC 40, rispettivamente a circa +18% e +20%. Ancora più positiva è però l’annata delle small e mid cap come testimoniano il +35%/+40% circa registrato dagli indici come il MIDEX e lo STAR. Ciò può essere spiegato attraverso tre fenomeni principali: gli ottimi risultati a conto economico delle società che hanno beneficiato della ripresa post Covid-19, dimostrandosi quindi resilienti, sia in Italia sia nel resto dei paesi del G7; il rerating dell’azionariato italiano che storicamente ha sempre trattato ad un largo sconto versus l’azionario europeo e che finalmente sta chiudendo questo gap valutativo (anche grazie all’ottimo rendimento del BTP che da parecchi mesi ormai staziona a circa 100 bps dal Bund); il rinnovato interesse degli investitori esteri, sia attivi sia in termini di allocazione passiva, verso il nostro Paese all’interno dei portafogli globali e che hanno di conseguenza portato nuovi flussi. Tutti e tre questi fenomeni trovano le loro origini profonde nei benefici che il governo Draghi, supportato anche dai fondi del PNRR, sta portando all’economia Italiana e al Paese in generale. Infatti oltre alle migliaia di progetti pubblici, incentivi per il settore privato e collaborazioni pubblico-privato che di per sé già stimolano e stimoleranno nei prossimi anni il PIL nazionale, anche le riforme strutturali come quella della Giustizia e della Pubblica Amministrazione, si pensa fungeranno da volano per la crescita economica complessiva.
I settori in overperformance
A livello settoriale stiamo vedendo ancora una overperformance del settore energy e di quello bancario, sospinti dai favorevoli venti macroeconomici dell’aumento delle aspettative d’inflazione, della stretta monetaria delle Banche Centrali e del conseguente rialzo dei tassi d’interesse. Soffre invece il settore auto che non riesce ancora a superare il problema della carenza dei semiconduttori e che impedisce ai produttori di mettere in vendita tante automobili quante il mercato in questo momento ne richiederebbe. Questi mancati volumi potrebbero influire sui fatturati delle società, le quali, per il momento, si dichiarano in grado di preservare, se non addirittura incrementare, la propria profittabilità attraverso un aumento dei prezzi ed un effetto mix (ovvero aumento delle vendite dei modelli di alta gamma). Un po’ più laterale invece risulta essere l’andamento degli altri settori, con le utilities spagnole osservate speciali dopo le dichiarazioni, poi subito ritrattate, riguardanti il taglio dei compensi delle società operanti nel settore, al fine di compensare almeno parzialmente gli inevitabili aumenti delle bollette. L’Italia invece ha optato fin da subito per mettere a disposizione dei fondi statali in modo da calmierare l’aumento dei prezzi di gas e luce, senza che gli aumenti ricadessero sui consumatori.
Inflazione spauracchio dei mercati
Per quanto riguarda il Covid-19 si può dire che, finalmente dopo lunghi mesi in cui la pandemia è stata la preoccupazione principale delle Borse, questa ha ceduto il primato alle paure derivanti dall’inflazione. I numeri dei contagi relativi alla quarta ondata sono relativamente bassi e le ospedalizzazioni contenute, merito della campagna vaccinale. Il mercato a questo punto non si aspetta nessuna ulteriore misura restrittiva su scala nazionale, anzi un graduale ritorno alla piena normalità e con un recupero per il 2023/2024 del settore viaggi e turismo ai livelli 2019. Rimangono sicuramente alcune tracce della pandemia nelle scelte e nelle abitudini di consumatori e società, prima fra tutte la forte spinta verso la digitalizzazione di beni e servizi.