News Notizie Italia Italia: De Nardis, politiche restrittive hanno fatto danni. C’è ancora molto da fare

Italia: De Nardis, politiche restrittive hanno fatto danni. C’è ancora molto da fare

Pubblicato 11 Giugno 2015 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:00
Le politiche economiche adottate dall'Europa a seguito della crisi del 2007 hanno fatto più danni che benefici e solo ora che si è dato spazio a misure più espansive si vedono i segnali di ripresa. Anche se c'è ancora molto da fare, soprattutto in Italia. Questo in sintesi il pensiero di Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, pubblicata oggi sulla newsletter del sito del Think Tank bolognese. "La scelta di mettere da parte le necessità di sostegno del ciclo economico, in condizioni di insufficienza di domanda, ha comportato danni strutturali al potenziale produttivo, ovvero proprio a quella variabile economica che si sarebbe invece voluto rafforzare", sostiene De Nardis, secondo cui non si è fatto abbastanza per superare in modo non distruttivo la crisi di credibilità della moneta unica. Era infatti possibile "utilizzare strade alternative meno costellate di errori di politica economica, con una governance europea adeguata nell'interpretare le cause e nell'individuare le azioni coordinate e simmetricamente distribuite tra i paesi partner". La ripresa di oggi è cominciata quando le politiche, tra 2014 e 2015, si sono fatte più espansive (moneta) o meno depressive (finanza pubblica), cioè quando si è riconosciuta la fallacia dell'approccio seguito nel periodo precedente.
Per quanto riguarda l'Italia, De Nardis sostiene che l'essere usciti, dopo tre lunghi anni, dal tunnel della recessione è di per se un fatto positivo. Tuttavia, "data la profondità della caduta in cui si è incorsi, la risalita sarà lenta. Se l'attività economica crescesse dell'1,5% all'anno dal 2016 in poi, solo nel 2026, cioè dopo 19 anni, si riconquisterebbero i livelli medi di benessere che contrassegnavano il 2007". Per questo, secondo De Nardis è necessaria un'azione di politica economica volta a rivitalizzare una crescita che è stata annichilita dagli eventi successivi al 2007. Per fare questo occorre un impegno europeo e l'immissione di liquidità operata dalla Bce può non essere sufficiente.