Investire nei metalli preziosi, la view di Source
Di seguito pubblichiamo una views sui metalli preziosi a cura di Stefano Caleffi, responsabile per il mercato italiano di Source.
I metalli preziosi sono generalmente considerati buone soluzioni di copertura. Durante i periodi di turbolenze, economiche o politiche, gli investitori tendono a cercare rifugio nell’oro. Abbiamo potuto osservare questo fenomeno recentemente quando, al picco della crisi finanziaria, il prezzo dell’oro ha raggiunto un record di 1.921 $/oncia, marcando un aumento del 175% rispetto ai livelli pre-crisi. Un rendimento niente male per un bene rifugio. Anche gli altri metalli preziosi hanno performato bene, con i prezzi di platino e palladio in aumento del 50% e 125%, rispettivamente. Le condizioni economiche sono migliorate dallo scoppio della crisi e diversi investitori hanno venduto i propri investimenti in materie prime, ma ora potrebbe essere il momento di rivedere gli argomenti a favore dell’investimento in metalli preziosi.
Minacce all’offerta
Una grande percentuale delle materie prime nel mondo si trova in paesi in via di sviluppo, il che pone notevoli rischi all’estrazione e alla distribuzione di tali materie prime. L’incertezza politica ha influenzato la produzione di petrolio in Sud America e in Nigeria e situazioni di instabilità, interna ed esterna, stanno tutt’ora compromettendo l’estrazione di platino e palladio in altre parti del mondo.
In Sudafrica, il Governo è intervenuto per mediare tra il sindacato dei minatori e le compagnie minerarie. Le negoziazioni per lo sciopero, che dura oramai da cinque mesi e che sta costando al paese in termini umani e finanziari, stanno raggiungendo un momento critico. Il Sudafrica è il maggiore produttore di platino e lo sciopero ha bloccato circa il 40% della produzione mondiale.
L’andamento del palladio, analogamente a quello del platino, è stato influenzato da avvenimenti geo-politici recenti. Oltre alla situazione in Sudafrica, le tensioni con la Russia e le potenziali sanzioni da parte del resto dell’Occidente contro la nazione, minacciano la produzione di palladio. Russia e Sudafrica sono i due maggiori produttori mondiali di palladio, con un’offerta aggregata che rappresenta più dei tre-quarti dell’offerta globale.
Fino ad ora questi eventi hanno avuto un effetto molto più pronunciato sul prezzo del palladio, che ha generato la performance migliore nel 2013 ed è correntemente scambiato ai livelli più alti registrati dal 2011. Al contrario, il platino ha avuto un incremento di prezzo marginale nonostante le continue minacce all’offerta.
Come spiegare dunque il moderato aumento del prezzo? La spiegazione più plausibile è la stima fatta dal mercato delle quantità disponibili in riserve. Le stime per le scorte di palladio custodite in caveau e altre strutture variano moltissimo, ma se queste quantità non dovessero bastare per coprire il fabbisogno delle aziende, i prezzi con tutta probabilità aumenterebbero.
Una domanda in crescita per palladio e platino
Le analisi dei fondamentali sembrano supportare il livello delle quotazioni di palladio e platino. Essendo entrambi i metalli impiegati in diversi ambiti nel settore dei beni di consumo e nel settore industriale, dovrebbero entrambi beneficiare da una ripresa economica e aumento della domanda. Durante gli ultimi mesi il settore automobilistico ha registrato un aumento delle vendite, in particolare in China ma anche in Europa. Siccome palladio e platino sono materiali fondamentali nella fabbricazione di marmitte catalitiche, il settore automobilistico è un importante barometro per la domanda di questi due metalli. Dal lato dell’offerta, anche se le problematiche legate allo sciopero in Sudafrica fossero risolte immediatamente, ci vorrebbe comunque diverso tempo per ripristinare le enormi quantità perse durante gli ultimi quattro mesi. L’offerta è messa a rischio soprattutto dalle tensioni tra Russia e Occidente, dove la probabilità di arrivare a breve ad un appianamento delle divergenze è lontana.
Il deficit sui mercati di platino e palladio è previsto arrivare, nel 2014, al livello più elevato mai raggiunto. Ci si interroga dunque, ancora una volta, circa le quantità di offerta fisicamente disponibile.
Anche l’oro potrebbe brillare
Le considerazioni sull’oro sono invece più variegate: da un lato le attese di un miglioramento della situazione economica, in particolare negli Stati Uniti dove la Fed continua le misure di asset tapering, ridimensionano la necessità di fare hedging. Dall’altro lato invece, sia un deterioramento delle situazioni di instabilità geopolitica nel mondo, che un aumento dell’inflazione, renderebbero l’oro un valore rifugio molto più interessante. Le banche centrali hanno ultimamente acquistato quantità significative d’oro; e questo trimestre ha marcato il livello più alto di domanda da parte delle gioiellerie dal 2005, secondo quanto riportato dal World Gold Council.
Investire tramite ETF
Nel 2013, gli Exchange Traded Products (ETP) sull’oro hanno visto grandi flussi in entrata, ma i flussi sono stati rimasti piatti per il primo trimestre. Crediamo in un ritorno degli investitori sul mercato, con valutazioni stimate dagli analisti per prezzi inferiori a 1.100 $/oncia (attualmente 1.250 $/oncia).
Dato che questa stima si basa sull’ipotesi che gli indicatori economici rimangano robusti, torniamo al nostro punto iniziale: l’oro è un buon hedge contro l’imprevisto. L’investitore che ritiene che i dati macroeconomici possano verificarsi deludenti, oppure che intende coprire una posizione in azioni, puó considerare l’oro un’opzione interessante.