Notizie Notizie Mondo Invesco: nel 2013 gli Usa non eviteranno il fiscal cliff e l’Eurozona sarà ancora in recessione. L’Italia non rischia il default

Invesco: nel 2013 gli Usa non eviteranno il fiscal cliff e l’Eurozona sarà ancora in recessione. L’Italia non rischia il default

4 Dicembre 2012 16:26
Gli Stati Uniti risentono già del fiscal cliff, e non lo eviteranno del tutto. La Bce non ha messo in circolazione abbastanza liquidità, perciò l’Eurozona vedrà una recessione prolungata. L’Italia non è a rischio default e non somiglia per niente a Grecia o Spagna. Così vede il mondo John Greenwood, capoeconomista di Invesco, che ha tenuto una conferenza stampa oggi a Milano presentando l’outlook societario per il 2013.
“Siamo in una fase”, ha spiegato, parlando della situazione degli Stati Uniti, “in cui, mentre il debito del settore privato si contrae, il debito del settore pubblico è in fase di espansione”. La Fed si è infatti accollata il costo della ripresa, immettendo liquidità nel sistema. “Famiglie e imprese stanno reagendo alla crisi non accollandosi altri debiti. Le banche, che hanno visto una contrazione significativa dei prestiti dal 2008 al 2011, ora hanno risanato i bilanci e si apprestano a riprendere quota. Tuttavia le passività delle banche ombra (SIM, ABS, fondi ecc) sono ancora molto alte. Ci vorranno ancora un paio d’anni perché il sistema finanziario torni a decollare“, è il parere di Greenwood.
Secondo l’economista, il “precipizio fiscale” in cui gli Stati Uniti rischiano di cadere l’anno prossimo è quantificabile in 425 miliardi di dollari in aumenti automatici delle imposte e in 91 miliardi di tagli alle spese, il che porterebbe una contrazione del deficit pubblico di 516 miliardi di dollari. Un salasso che, se praticato così di colpo, potrebbe costare il 3,5% del Pil. Anche con misure alternative, il contraccolpo sul prodotto interno lordo potrebbe comunque essere dell’1,5%. Un effetto, secondo l’economista di Invesco, di cui gli Stati Uniti stanno già risentendo in termini di rallentamento della congiuntura.
I segnali positivi sul mercato americano, tuttavia, si vedono: il mercato del lavoro si riprende, come anche quello immobiliare. In più, gli Usa stanno diventando autosufficienti dal punto di vista energetico. Tutto ciò spiega la performance positiva del mercato azionario. “Ci attendiamo un buon andamento dei mercati statunitensi anche per l’anno prossimo, pur in presenza di volatilità”, ha detto l’analista di Invesco.

Scenario completamente diverso per l’Eurozona, per la quale si profila ancora una recessione prolungata. “Unione europea e Gran Bretagna sono focalizzati sull’austerity, e in generale il problema è che la Banca Centrale Europea, a differenza della Fed, non ha immesso sufficiente liquidità nel sistema economico. L’LTRO a tre anni ha avuto effetti poco rilevanti, e la liquidità eventualmente immessa con l’OMT verrebbe comunque sterilizzata. Non c’è quindi iniezione netta di liquidità nel sistema, e senza questa non c’è crescita”.
 
Come mai la Bce non si comporta come la Fed? “E’ un errore”, afferma Greenwood. “La Fed si ispira alla filosofia di Walter Bagehot, secondo cui in tempo di crisi il compito di una banca centrale è finanziare l’economia per farla uscire rapidamente dalla crisi. La Bce non segue questa filosofia. La recessione nell’Eurozona, in questo modo, potrebbe durare anche per sei o sette anni”.
Di certo, secondo l’esperto, la ripresa non arriverà nel 2013. Oltre ad una maggiore liquidità, “ci vorrebbe una performance molto migliore dei mercati azionari, il che non è il caso”, afferma.
Qual è in tutto questo la situazione dell’Italia? “La liquidità italiana è in aumento, ma non abbastanza”, spiega Greenwood. “Inoltre, le banche sono avverse al rischio, tendono a riempire i portafogli di Btp e ad utilizzare i prestiti ottenuti per pagare i debiti più che per finanziare gli investimenti privati”.
Ma i Btp restano o no un investimento consigliabile? “Esiste un certo grado di rischio”, risponde Greenwood, “perché l’Italia ha davanti a sé almeno sei-sette anni prima di poter vedere gli effetti delle misure necessarie a sostenere la crescita, qualora le dovesse implementare. Ma l’Italia non è a rischio default. Crisi come quella Greca, o austerity come quella spagnola, non sono nel futuro dell’Italia”