Intesa Sanpaolo, proposto dividendo di 0,38 euro agli azionisti
Week-end fitto di notizie per Intesa Sanpaolo, che ha presentato il primo piano industriale congiunto, riferito al periodo 2007-2009, ma ha anche approvato i bilanci del 2006 e dato il via libera alla proposta di distribuzione di dividendi. In merito a quest’ultimo punto, il consiglio di gestione e il consiglio di sorveglianza hanno detto sì alla proposta di distribuzione di dividendi e di riserve da sottoporre all’assemblea ordinaria del 30 aprile – 3 maggio 2007, che prevede la distribuzione di un dividendo ordinario pari a 0,22 euro per ogni azione Intesa Sanpaolo ordinaria e a 0,231 euro per ogni azione di risparmio, con un pay-out ordinario di oltre 2,8 miliardi di euro, nonché la distribuzione di un dividendo straordinario pari a circa 2 miliardi di euro, con un pay-out totale che supera i 4,8 miliardi e l’attribuzione di un dividendo complessivo di 0,38 euro per ogni azione ordinaria e di 0,391 euro per ogni azione di risparmio.
Passando al piano industriale annunciato, che coincide con gli obiettivi resi noti l’estate scorsa al momento della notizia della fusione tra le due banche, da una nota stampa si apprende che “il risultato netto del gruppo nel 2006 rappresenta una solida base di partenza per il piano d’impresa 2007-2009. A livello aggregato il gruppo ha infatti conseguito un risultato netto proforma normalizzato (per tenere conto dell’impatto dell’ammortamento del costo di fusione escludendo gli oneri di integrazione non ricorrenti, ndr) di 4,6 miliardi di euro e proventi operativi netti per 18,4 miliardi”. Con il piano, l’istituto guidato da Corrado Passera si pone l’obiettivo di crescere “in misura significativa e in modo sostenibile assieme a tutti i propri stakeholder, obiettivo sintetizzato dalla crescita attesa della redditività del gruppo”. In particolare, è confermato il target indicato nel progetto di fusione di un risultato netto pari a 7 miliardi di euro nel 2009, a partire da 4,4 miliardi nel 2006, che corrisponde a un utile netto per azione (Eps) in aumento da 0,38 euro del 2006 a 0,57 euro del 2009.
Per quanto concerne gli obiettivi di patrimonializzazione, il patrimonio netto per azione (incluso il risultato d’esercizio non distribuito) nel 2009 è visto a 2,88 euro (2,67 euro nel 2006) e il Core Tier 1 ratio al 6,5% nel 2009 (8,6% nel 2006 pro-forma omogeneo al perimetro di piano). Ne consegue un Roe rettificato che cresce dal 15% del 2006 al 21% del 2009. Inoltre il piano prevede dividendi complessivi pagati a valere sugli esercizi 2006, 2007, 2008 e 2009 pari ad almeno 18 miliardi di euro.
Il cost/income ratio è visto nel 2009 al 42%. Il totale dei costi operativi, sempre secondo quanto si apprende dalla nota stampa, verrà ridotto in valore assoluto di circa 125 milioni di euro “malgrado un fortissimo impegno a favore dello sviluppo e gli aumenti ‘automatici’ legati al rinnovo del contratto di lavoro e all’inflazione”. I costi per lo sviluppo aumenteranno nel periodo di oltre 700 milioni di euro ed è previsto un ulteriore aumento ‘automatico’ degli oneri operativi derivante dal rinnovo dei contratti e dall’adeguamento all’inflazione per circa 800 milioni nel triennio. A fronte del previsto aumento di oneri operativi per oltre 1,5 miliardi di euro, il piano di impresa 2007-2009 stima interventi di miglioramento strutturale dell’efficienza per oltre 1,6 miliardi grazie a risparmi di costo per iniziative già avviate nel 2006 dalle due banche pari a circa 400 milioni di euro e sinergie per circa 1.250 milioni, in aumento di circa 265 milioni di euro rispetto a quanto stimato al momento dell’annuncio della fusione. Per quanto riguarda gli oneri di integrazione, invece, resta confermata la stima di 1.550 milioni data in sede di fusione, di cui 880 milioni di euro già contabilizzati nell’esercizio 2006.