International TradersEXPO di New York: parola d’ordine, education
E’ iniziata oggi l’International TradersEXPO di New York, la più importante manifestazione mondiale dedicata al trading online. L’appuntamento, giunto oramai alla dodicesima edizione, è organizzato da MoneyShow e, come da tradizione, si tiene anche quest’anno presso il Marriott Marquis Hotel, uno dei più prestigiosi centri congressuali della City con vista privilegiata su Times Square.
L’impressione dopo la prima giornata di incontri è quantomeno interlocutoria. Rispetto all’edizione del 2003 (l’ultima volta in cui Brow Editore era stata presente all’appuntamento di New York) abbiamo immediatamente notato il peso relativamente contenuto degli spazi espositivi dedicati ai broker rispetto alle analoghe manifestazioni organizzate in Italia. Media partner, venditori di software e di strumenti di supporto al trading fanno inaspettatamente la parte del leone. Non particolarmente elevata è apparsa l’affluenza di pubblico anche se, dobbiamo precisare che la festività del President’s day e le condizioni climatiche (fitta nevicata questa mattina a New York) non hanno certamente favorito l’afflusso del grande pubblico.
Non possiamo comunque parlare di delusione ma semplicemente di un mercato profondamente differente da quello europeo. La parola d’ordine degli operatori che abbiamo avuto modo di intervistare è “education”. Tutti puntano infatti sull’educazione finanziaria per accrescere la curva di apprendimento degli investitori privati. Nulla di nuovo, quindi, sotto il sole, anche se non sono mancate le colorite esibizioni di alcuni presunti “guru della finanza”. Esperti più o meno conosciuti che nel giro di qualche ora (la durata del loro corso) promettono di svelare la “formula magica” per sconfiggere il mercato. Quello che stupisce, piuttosto, è il fatto che molti investitori siano disposti a pagare (e non poco) per avere informazioni o servizi di supporto al trading (corsi, newsletter, consulenza personalizzata…). Una realtà radicalmente differente da quanto succede nel bel Paese ove internet e tutto quello che le gira intorno è da sempre sinonimo di tutto gratis. This is America, signori. Vedremo solamente nei prossimi anni se gli Usa saranno anche in questo caso anticipatori di tendenza per i mercati europei.
Personalmente ho seguito un’interessante conferenza tenuta da John Carter, presidente di Trade the Markets, trader attivo e consulente di formazione al trading da oltre 20 anni. L’esperto ha sottolineato l’importanza dei macrotrend di durata pluriennale che si manifestano sui mercati. Secondo Carter sono proprio questi movimenti che devono essere analizzati con attenzione perchè capaci di condizionare l’andamento dei mercati finanziari per diversi decenni. Carter ha sottolineato come l’elemento più preoccupante da monitorare in quest’ottica è legato all’andamento dei debiti degli stati sovrani. La leva del debito è oramai una variabile senza controllo tanto che neppure la Federal Reserve è più in grado di sapere quali saranno le conseguenze degli interventi di espansione monetaria apportati sui mercati. Semplicemente perchè nessuno, prima d’ora, ha mai attuato manovre di dimensioni tanto rilevanti.
Venendo ai mercati Carter ha sottolineato il ruolo ricoperto dalle materie prime e in particolare dall’oro che negli ultimi mesi è tornato a ricoprire il proprio ruolo di supporto al sistema finanziario. “Più alto salirà il prezzo dell’oro, e più forte sarà la spinta da parte della politica monetaria per attuare modifiche radicali ai mercati finanziari”. “In questo scenario le scelte di investimento devono essere necessariamente affrontate con una logica di diversificazione del rischio tenendo conto della probabile spinta inflazionistica che caratterizzerà i mercati mondiali”. Carter ha infine fornito un interessante spunto operativo mostrando come proprio negli ultimi giorni si sia manifestata un’evidente rottura ribassista sulla curva dei treasury americani rispetto alla propria media mobile a 65 periodi. Un segnale di allerta che potrebbe preannunciare un imminente rialzo dei tassi di interesse negli Usa.
Marco Berton