Inflazione, l’alert di Bill Ackman: può scendere solo con Fed più aggressiva o con crash mercati-economia
O la Fed dimostra di fare sul serio alzando i tassi in modo significativo oppure ci sarà bisogno di un crash di Wall Street per arrestare la corsa dell’inflazione negli Stati Uniti. E’ quanto ha detto il numero uno dell’hedge fund Pershing Square, Bill Ackman.
Al momento, ha precisato il gestore, “non c’è alcuna propesttiva di un rallentamento significativo dell’inflazione, a meno che la Fed non alzi i tassi in modo più aggressivo, oppure il sell off che si sta abbattendo sui mercati non si trasformi in un collasso totale”.
Ackman ha espresso la sua opinione con una serie di post su Twitter.
Un crash del mercato azionario, ha continuato, si tradurrebbe di fatto in “un collasso anche economico, e nella distruzione della domanda“, sfiammando in questo modo le pressioni inflazionistiche.
Per il gestore dell’hedge fund, l’ondata di smobilizzi che sta assediando i mercati in questo 2022 si spiega con il fatto che gli investitori sono scettici riguardo alla capacità della Federal Reserve di Jerome Powell di frenare la corsa dei prezzi.
Le turbolenze, ha aggiunto, si fermeranno dunque soltanto quando la banca centrale Usa metterà un punto all’inflazione.
Ackman: “Se la Fed non agirà, lo farà il mercato. Crollando”
“Se la Fed invece non farà il suo lavoro, sarà il mercato a fare il lavoro della Fed, ed è quello che sta accadendo ora. L’unico modo per fermare l’inflazione galoppante di oggi è con una politica monetaria aggressiva o con un collasso dell’economia”.
Se invece Powell & Co riusciranno, con le strette monetarie, a far arrivare agli investitori il messaggio che i giorni delle continue fiammate dell’inflazione sono finiti, allora i mercati (l’azionario) balzeranno in avanti – ha continuato ckman – Speriamo dunque che la Fed faccia la cosa giusta“.
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La prossima riunione della Fed è in calendario i prossimi 14-15 giugno; sono stati gli stessi esponenti della Fed a indicare che nuove strette monetarie da 50 punti base, dopo l’ultima di maggio – che ha portato i tassi sui fed funds al range compreso tra lo 0,75% e l’1% – sono all’orizzonte.
Oggi saranno rese note le minute del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed – relative alla riunione di maggio.
Quel rialzo dei tassi di 50 punti base – successivo al primo dal 2018 della metà di marzo – è stato il più forte degli ultimi 20 anni, dal 2000, ovvero dai tempi dello scoppio della bolla dot-com.
La mossa era stata ampiamente scontata dai mercati, cauti piuttosto di fronte alla possibilità di svolte ancora più da falco da parte di Powell & Co. Svolte che però non ci sono state. Tutt’altro: una sorpresa positiva arrivava proprio con le parole di Jerome Powell che, pur ripetendo che l’inflazione “è davvero troppo alta”, aveva rassicurato i mercati, affermando che una stretta di 75 punti base non era qualcosa che la Commissione stava considerando in modo attivo.
Tuttavia, a dispetto delle rassicurazioni di Powell, gli analisti di ING non sono poi così convinti che la Fed non procederà a una stretta di 75 punti base.
A loro avviso, i tassi Usa saliranno fino al picco del 3,25%, viste “le prospettive sull’inflazione, che sono molto più ostinate rispetto ai cicli precedenti”. E “non escludiamo un aumento dei tassi di 75 punti base a giugno”.
Nel marzo del 2020, nel periodo più buio della pandemia Covid, Ackman lanciò un avvertimento decisamente fosco, ‘profetizzando’ in un’intervista rilasciata alla Cnbc “l’arrivo dell’inferno” (“the hell is coming“) e implorando la Casa Bianca di imporre il lockdown sulla nazione per un mese.
Sempre in quel periodo, il gestore lanciò una scommessa short contro il mercato del valore di 2 miliardi di dollari.