Notizie Notizie Italia L’incubo nucleare tiene in pugno le Borse. Titoli bancari giù. Lisbona apre agli aiuti Ue

L’incubo nucleare tiene in pugno le Borse. Titoli bancari giù. Lisbona apre agli aiuti Ue

16 Marzo 2011 12:25

Si tinge di nuovo di rosso la seduta per le Borse europee. Sono le banche a dare lo scacco matto ai mercati continentali. Francoforte cede lo 0,27%, Londra lo 0,53% e Parigi l’1,03%. A Milano, il Ftse Mib cede lo 0,85% e il Ftse All Share lo 0,72%. Piazza Affari, come il resto dei listini continentali, paga il calo degli istituti di credito. Intesa Sanpaolo cede il 2,65%, Unicredit il 2,18%, Mediobanca l’1,71%, Bpm l’1,1% e Mps lo 0,83%. Continua a pesare l’incertezza legata al Giappone, oltre al downgrade del Portogallo di due notch ad A3. Si rincorrono di ora in ora notizie sempre più drammatiche. Una nube di fumo, potenzialmente radioattiva, si è alzata nella notte dalla centrale nucleare di Fukushima. Quattro reattori sono danneggiati. Ed è corsa contro il tempo per evitare la catastrofe. Verso le due di notte (ora europea) la radioattività misurata all’entrata della centrale è fortemente aumentata, mentre la terra continua a tremare. Una nuova forte scossa di 6 gradi Richter è stata avvertita a Tokyo.

 

“Il trambusto di ieri sui mercati è stato favorito dall’incertezza e tutti quanti si sono fatti prendere dalla paura, ma la storia insegna che eventi catastrofici sono favorevoli ad aumenti del Pil perché le autorità monetarie sono propense a varare misure politiche economiche espansive tali da favorire la ripresa dell’economia”, osserva Wolfram Mrowetz di Alisei Sim interpellato da Finanza.com. “Una correzione era necessaria – prosegue Mrowetz – e bastava guardare gli indicatori di medio termine per capirlo, ma se gli elementi di disturbo non si attenueranno la caduta potrebbe essere troppo veloce in quanto i fondamentali restano positivi, sono buoni; il peso delle Giappone sulle aziende europee è molto modesto”. “C’è da dire che i mercati erano saliti molto perché i fondamentali sono buoni, ma si cercava una scusa per una correzione e nel terreno attuale è facile con le notizie dello shock esterno della catastrofe in Giappone trovare una scusa per trarre profitti”, segnala anche Lorenzo Carcano di Metzler.

 

“L’incertezza resterà dominante nelle prossime settimane, anche perché se a livello economico gli effetti possono essere limitati, l’emotività lo è un po’ meno. E di fronte a una catastrofe di queste dimensioni ci sarà chi deciderà di rimandare investimenti, chi diventerà più prudente – prosegue l’esperto basato a Francoforte -. In altre parole stiamo assistendo a un riprezzamento del rischio da parte degli investitori”. Dal Londra alcuni operatori segnalano infatti che è in atto uno smobilizzo di investimenti da parte di investitori giapponesi che in questo momento di gravità assoluta in cui versa il loro Paese hanno deciso di avere cash in mano.

 

In Europa è alta la soglia di attenzione sul Portogallo. L’agenzie di rating, Moody’s, ha reso noto stanotte di aver abbassato di due livelli il rating del debito sul Portogallo ad A3, sulla base di una situazione di incertezza economica che si pone l’ambizioso programma di governo rigoroso. Moody’s ha specificato che la nota è accompagnata da un outlook negativo, che significa che il rating potrebbe essere ulteriormente abbassato. Ma il piatto forte della giornata è stata il collocamento portoghese a breve da miliardo di euro che ha ricalcato un copione noto agli addetti ai lavori. Il Tesoro lusitano ha piazzato titoli a 12 mesi con rendimenti saliti al 4,331% da 4,057% e con un bid to cover in deciso calo a 2,2 volte da 3,1. “L’asta non è andata molto bene”, commenta  Carmela Pace di Mps Finance, che nota come subito dopo il risultato dell’asta lo spread del Portogallo ha cominciato ad allargarsi passando rispetto a ieri da 427 a 431.

 

Anche Biagio Lapolla di Royal Bank of Scotland osserva che la domanda è scesa, anche se si tratta di un segnale non troppo indicativo considerato che l’asta odierna ha riguardato titoli di stato a breve. “Il Portogallo dovrà prima o poi accedere agli aiuti: i problemi di questo paese sono di natura strutturale in quanto ha una crescita nominale molto bassa rispetto al costo del debito. Da qui il motivo per cui a un certo punto Lisbona dovrà chiedere aiuti esterni”, segnala l’esperto. Immediata la reazione del ministro delle Finanze portoghese Josè Socrates che dopo il forte rialzo dei tassi nell’asta di titoli di Stato a 12 mesi di stamani, che ha visto un balzo dei rendimenti ha ammesso che le attuali condizioni di finanziamento del Portogallo sono “insostenibili” nel lungo termine. Quanto basta per fare tornare maretta sui titoli delle banche.

 

Alcuni trader osservano che il downgrade del Portogallo pur non avendo conseguenza diretta sui bancari italiani, alle prese con altre questioni, come i risultati o la saga Premafin, contribuisce a deprimere il sentiment perché getta ombre sulla ripresa dell’economia. C’è da dire che Intesa Sanpaolo invece ci mette del suo. L’istituto guidato da Corrado Passera è ancora pesante in Borsa dopo le vendite piovute sul titolo alla vigilia in scia alla pubblicazione dei risultati 2010. All’indomani dei conti 2010, chiusi con un utile netto in calo del 3,6% a 2,7 miliardi, sono diversi gli analisti che hanno rivisto i loro giudizi mettendo in luce un pò di delusione su margine di interesse e costi. Gli esperti di Nomura hanno tagliato il prezzo obiettivo da 2,8 a 2,7 euro sottolineando come un giudizio più articolato si potrà dare con la presentazione del piano industriale il prossimo 6 aprile.

 

Revisione al ribasso del giudizio anche per Equita Sim che ha tagliato il target price da 3,1 a 3 euro confermando, comunque, il giudizio buy. Secondo questi analisti della sim milanese i dati del quarto trimestre “chiudono peggio delle attese il margine di interesse e i costi, compensati da commissioni e trading. Migliori del previsto gli accantonamenti su crediti a 89 punti base da 96 punti base”. Un altro broker afferma di “non vedere spazio per miglioramenti della performance operativa, con la debolezza dei ricavi e una struttura dei costi giù efficiente”.