Notizie Notizie Mondo Draghi e Lagarde: ecco come voce e volto dei banchieri centrali influenzano i mercati

Draghi e Lagarde: ecco come voce e volto dei banchieri centrali influenzano i mercati

20 Gennaio 2025 08:57

“Quando i banchieri centrali parlano, i mercati pendono dalle loro labbra”. A metterlo nero su bianco è il paper “The Emotions of Monetary Policy” (Le emozioni della politica monetaria), curato da alcuni ricercatori dall’Università di Giessen, in Germania. Stando ai risultati ottenuti, le espressioni facciali del presidente di turno, sono correlate all’andamento dell’inflazione, con emozioni di diverse intensità tra la fase introduttiva e Q&A della conferenza stampa. Inoltre, il volto e l’eccitazione vocale utilizzati possono moderare o amplificare un messaggio di politica monetaria restrittiva.

Lo studio del volto e della voce con la tecnologia

Non è raro che osservatori e analisti lancino alcune critiche alla Banca centrale europea (Bce) per il suo approccio guidato dai dati, con cui “le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”, come ricordato negli ultimi bollettini pubblicati. Con queste modalità comunicative, analizzare le mosse del board di Francoforte può sembrare più difficile per i mercati, i quali cercano in ogni modo di carpire quante più informazioni riescono dai dati a loro disposizione. Come ad esempio le espressioni del volto di chi parla.

In questo studio la tecnologia ha avuto un ruolo cruciale. Con il software di riconoscimento facciale e vocale “Shore” (Sophisticated High-speed Object Recognition Engine), è stata studiata la comunicazione degli ultimi presidenti della Bce durante le conferenze stampa dopo le riunioni del Consiglio direttivo, costituite da una dichiarazione introduttiva letta dal presidente, e poi una sessione di domande e risposte con i giornalisti. Shore ha consentito infatti di identificare i volti nei video analizzando i loro stati emotivi, come “neutro”, “arrabbiato”, “felice”, “triste”, “sorpreso”, “spaventato” e “disgustato”.

Inoltre, sono state passate al setaccio centinaia di conferenze stampa tra il 2012 e il 2023 (durante la presidenza di Mario Draghi e di Christine Lagarde), misurando con un modello di machine learning quanto un messaggio trasmesso in un dato minuto fosse “dovish” (accomodante, in quanto accenna a tassi più bassi in futuro), “hawkish” (più aggressivo e “da falco”,verso tassi più alti) o neutrale.

L’impatto sui mercati

In base ai dati raccolti, lo studio evidenzia che, per quanto riguarda Mario Draghi, i prezzi delle azioni cadono e i rendimenti aumentano più fortemente se una frase hawkish pronunciata nella dichiarazione introduttiva è accompagnata da un volto felice. In questo senso, osserva il paper, Draghi “uccide con gentilezza”. Tale interazione, inoltre, appare due volte più grande per i rendimenti italiani rispetto ai rendimenti tedeschi sicuri. Al contrario, un’espressione arrabbiata della presidente Lagarde rafforza l’impatto di una dichiarazione aggressiva sui rendimenti obbligazionari. Ad alzarsi maggiormente sono infatti i rendimenti dei titoli italiani e spagnoli, rispetto a quelli tedeschi. 

Viene notato, poi, che con la presidente attuale i livelli di espressioni felici e arrabbiate sono generalmente più alti che sotto il presidente Draghi, il quale al contrario presentava al pubblico molte più espressioni tristi. Subito dopo la lettura introduttiva, nella sessione di Q&A un’espressione triste di Draghi “ha effetti espansivi man mano che i rendimenti obbligazionari scendono”. Complessivamente, per l’ex presidente della Bce, pronunciare una annunciare forme di politica monetaria restrittiva con una voce più “eccitata” (o aroused) è associata a a tassi di interesse più elevati sui titoli di Stato italiani e spagnoli, e a un indice di mercato azionario più basso.

Mentre per Lagarde, le emozioni “forti” come felicità, tristezza o rabbia, diminuiscono l’impatto di una dichiarazione da falco sui rendimenti tedeschi. Dunque, più rabbia sul viso dell’attuale presidente amplifica l’impatto aggressivo sui rendimenti obbligazionari e sul futuro del Bund.

Il caso della Fed

Quello dei ricercatori di Giessen non è il primo paper a studiare l’impatto del linguaggio non verbale sui mercati. I ricercatori  Yuriy Gorodnichenko, Tho Pham e Oleksandr Talavera avevano già svolto un’analisi simile con il presidente della Federal Reserve statunitense Jerome Powell nello studio“The voice of monetary policy” pubblicato nel 2023.  Scoprendo che un tono positivo nella sua voce è associato a un aumento dei prezzi delle azioni. Mentre, al contrario, i rendimenti obbligazionari non sembrano essere influenzati dalle sue espressioni vocali.

A questo si aggiungono altri studi, come “More than word: Fed chair’s communication during congressional testimonies” (2024), curato da Michelle Alexopoulos, Xinfen Han, Oleksiy Kryvtsov e Xu Zhang.  Anche qui, un modello di machine learning è riuscito a comprendere che le emozioni più positive (siano esse espresse nel testo, nella voce o nel volto del presidente), aumentano la valutazione dei prezzi delle azioni. Nel complesso, “le risposte del presidente della Fed alle domande sulla politica monetaria sono motori particolarmente potenti per il mercato azionario”.

L’importanza della comunicazione

I risultati ottenuti, si legge nello studio, ci mostrano chiaramente come l’approccio comunicativo utilizzato (contenuto dei discorsi, le espressioni facciali e quelle vocali), sia importante per l’impatto sul mercato. Di conseguenza, investitori e analisti dovrebbero prestare attenzione non solo al contenuto del messaggio trasmesso durante le conferenze stampa, ma anche a tutti i segnali di comunicazione non verbale e delle sfumature emotive, in modo da elaborare previsioni di mercato più accurate.