Healthcare 2017, M&A e Trumpnomics trainano il settore
L’elezione di Trump alla presidenza americana e la maggioranza repubblicana al Congresso dovrebbero in prima battuta alleviare il timore degli investitori in materia di regolamentazione farmaceutica. “Stiamo attraversando una congiuntura favorevole per gli investitori del depresso settore biofarmaceutico”, è infatti il commento di Christophe Eggmann, responsabile dell’azionario settore Healthcare di GAM. Ma, mentre la reazione immediata del mercato è stata positiva, gli analisti si interrogano su quanta fiducia questi primi risultati possano fornire agli investitori per un ritorno sostenuto nel corso del 2017, e anche oltre.
Re-rating del pharma
Secondo Eggmann non si può escludere alcun tipo di asso nella manica da parte dell’amministrazione Trump, soprattutto sul tema dell’abrogazione e della sostituzione dell’Obamacare. E quindi, senza dubbio, l’avvicendamento alla Casa Bianca ha gettato le basi per un re-rating del settore. “L’aumento della competitività in aree terapeutiche come quella della cura del diabete e i maggiori ostacoli ai rimborsi imposti dalle società di assicurazione sanitaria continueranno a generare pressione al ribasso sui prezzi, soprattutto in quegli ambiti dove l’innovazione è più carente – spiega lo strategist – Tuttavia è importante sottolineare che gli sforzi di contenimento dei prezzi dei medicinali sono stati una costante negli ultimi 25 anni e continueranno a esserlo in futuro”. Gli analisti, per esempio, si aspettano una maggiore trasparenza nei prezzi e nuovi modelli di rimborso a prestazione con una dose maggiore di attenzione rivolta al valore dei medicinali.
Lo stimolo fiscale
Per queste ragioni Eggmann ritiene che gli investitori, rimasti finora alla finestra, torneranno a puntare sul settore sanitario, che appare molto convincente soprattutto nel contesto post-elettorale. Uno dei pilastri della politica di Trump è infatti un’ampia riforma del fisco per le imprese, che include uno scudo fiscale per il rimpatrio dei capitali e, possibilmente, anche un credito fiscale permanente per la ricerca e lo sviluppo come parte del piano di incentivo all’innovazione. “Crediamo che questa ristrutturazione del fisco possa incontrare pochi ostacoli al Congresso, grazie al crescente favore nei confronti di una riforma fiscale che renda le imprese americane più competitive – spiega Eggmann – E il settore sanitario sembra essere in prima linea tra i potenziali beneficiari”. Sulla base dei dati societari e di mercato si stima infatti che le aziende del settore detengano circa 150 miliardi di dollari di liquidità e circa 450 miliardi di utile all’estero. Sebbene sia difficile prevedere come e in quale misura la riforma fiscale possa influenzare le strategie aziendali, è stato messo in chiaro che oltre a restituire la liquidità agli azionisti, le società hanno anche un forte interesse nello sviluppo esterno dell’attività. “Nuovi incentivi fiscali aumenteranno la loro flessibilità finanziaria e renderanno più interessanti potenziali divorzi tra le società, come quello di Pfizer e Johnson&Johnson – è il commento di Eggmann – Sul lato dell’offerta, anni di successi nello sviluppo dei prodotti hanno creato un’interessante gamma di candidati tra i quali scegliere”.
Una nuova stagione di M&A
In altre parole, le Trumpnomics avrebbero – tra le altre cose – gettato le basi per un ampio aumento delle attività di M&A nel pharma negli anni a venire. In questo senso, vale la pena sottolineare come durante i più recenti trimestri, nei quali il volume delle operazioni di fusione e acquisizione ha raggiunto il suo massimo, l’attività sia stata tipicamente sostenuta da accordi di grandi dimensioni piuttosto che dalla crescita del numero delle singole operazioni. Per esempio, il secondo trimestre è stato dominato dall’acquisizione di Baxalta da parte di Shire per 35,2 miliardi di dollari. Allo stesso modo, quando il volume dell’M&A nel settore sanitario ha messo in ombra quello di tutti gli altri settori nel primo trimestre 2015, l’offerta per Pharmacyclics da parte di AbbVie ha catalizzato l’attenzione. “In termini di valutazioni, è ancora possibile posizionarsi, ai multipli più bassi di sempre, sia sulle operazioni del settore sanitario (al maggior sconto degli ultimi cinque anni) sia sui titoli biotecnologici”, è il parere di Eggmann. Che conclude: “Siamo convinti che questa ripresa anticipata delle operazioni di M&A, insieme a un flusso di notizie positivo riguardo lo sviluppo dei prodotti e un ridimensionamento delle aspettative per il 2017, siano gli elementi necessari a riportare gli investitori nel settore sanitario nel breve periodo”.