Notizie Valute e materie prime Guerra valute: il Sud America fa la sua mossa, per esperti lo scacco matto lo darà la Fed

Guerra valute: il Sud America fa la sua mossa, per esperti lo scacco matto lo darà la Fed

5 Gennaio 2011 15:23

America e Cina non sono i soli a muovere sullo scacchiere della guerra delle valute. Il 2011 sarà anche il turno del Sud America. Sono molti i Paesi dell’America Latina, con Brasile e Cile in testa, che stanno organizzando la loro risposta, incrementando gli interventi per contrastare l’apprezzamento delle loro valute, che frena le esportazioni che hanno guidato la crescita negli ultimi anni. La Banca Centrale del Cile ha varato oggi un piano per acquistare 12 miliardi di dollari l’anno per contrastare l’aumento del peso e dare sollievo agli esportatori del Paese, maggior produttore mondiale di rame, le cui esportazioni rappresentavano il 38% del Pil nel 2009.

 

Guido Mantega, Ministro delle Finanze del Brasile, ha avvertito che anche il suo governo è “pronto a prendere misure per evitare che questo apprezzamento continui”, mentre il real è stato scambiato a un record di 1,66 real per dollaro. “Non possiamo dimenticare che siamo in una guerra di valute, in cui tutti i Paesi stanno lavorando per svalutare le loro valute, al fine di trarre vantaggi commerciali”, ha denunciato il ministro del Tesoro carioca.

 

 

L’anno scorso la crisi del debito sovrano ha reso vulnerabile l’euro, il dollaro resta al momento la scommessa più sicura nel 2011 nonostante la minaccia dello yuan. Eppure da Pechino sono arrivati segnali di pace. La Cina permetterà che quest’anno lo yuan si apprezzi fino al 5% circa perché, come riportato stamani da un editoriale di China Securities Journal, organo non ufficiale ma sempre molto vicino alla politica economia di Pechino, il Paese necessità di una valuta più forte per contrastare i rischi inflativi e le possibili fiammata dei prezzi. Al momento non c’è alcuna conferma dalle autorità, ma alcuni osservatori leggono questa mossa come una concessione alle pressioni degli Stati Uniti in vista (il 19 gennaio prossimo) della visita alla Casa Bianca del premier cinese Hu Jintao. 


“Si tratta di una guerra dovuta a due differenti tipologie di squilibri che hanno origini e necessità diametralmente opposte”, commenta Gabriele Vedani, Managing Director di Forex Capital Markets Italia. “Da un abbiamo lato le nazioni più sviluppate, con alti livelli di spesa pro capite e altrettanto alti livelli di deficit, che devono cercare di approdare, possibilmente nel modo meno doloroso possibile ad un nuovo standard probabilmente costruito su una ricchezza ben più contenuta e meno levereggiata sull’indebitamento privato o pubblico che sia. Dall’altro – puntualizza l’esperto – ci sono le nazioni che hanno una posizione netta estera positiva (più investimenti che debiti), grandi opportunità di investimento, domanda trainata principalmente dalle esportazioni”.


 “In questo caso, l’obiettivo dovrebbe essere quello di creare ricchezza domestica, tramite un lento apprezzamento della valuta che possa permettere di non contrarre bruscamente la posizione commerciale con l’estero, in modo da permettere ai consumi interni di sostituire graduatamente le decrescenti esportazioni”, è la sua idea. Su chi sarà il vincitore Vedani ha le idee chiare: “la Federal Reserve è destinata a vincere questa battaglia”. 


Il motivo? “La Fed potrebbe stampare una quantità infinita di moneta”, risponde. Ma c’è un ma da tener conto. “Ma come ogni paradosso, ci sono dei limiti evidenti: l’inflazione potrebbe sfuggire di mano e non è detto che ciò sia sufficiente a ridurre sufficientemente il grado di esposizione”, specifica, aggiungendo che “inoltre diminuirebbe significativamente l’appetibilità dei Treasury bonds, perlomeno di quei bonds oggi detenuti all’estero”. Giusto per gradire, solo Cina e Giappone detengono più della metà del debito pubblico Made in Usa e la Cina da sola oltre il 40% delle riserve planetarie in dollari.