La Grecia torna a far paura. Rischio contagio in agguato. Oggi test per Germania e Francia
Si torna in trincea. Le incertezze sulla sostenibilità del debito greco riaccendono i timori per la crisi del debito della zona euro. Un assaggio le Borse lo hanno avuto già venerdì: i principali mercati di Eurolandia hanno vissuto una seduta in balia delle indiscrezioni secondo le quali Atene avrebbe potuto lasciare la zona euro. Voci smentite sabato dal primo ministro greco, George Papandreou. A dar man forte ai rumors sulla possibile richiesta greca di uscita dall’euro, è stato il vertice “segreto” straordinario tenutosi a Lussemburgo. Una riunione che ha tracciato un nuovo scenario per la soluzione della crisi ellenica e che ha visti schierati il ministro dell’economia, Giulio Tremonti, e quelli delle finanze di Germania, Francia, Spagna e Grecia, il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker, il commissario europeo, Olli Rehn, e il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ma che ha finito per alimentare ancora una volta la speculazione.
Dal New York Times al Der Spiegel il default della Grecia e la sua possibile uscita dall’euro ha fatto il giro del mondo sui giornali. L’ipotesi di un ritorno della Grecia alla vecchia Dracma – tecnicamente complicatissima e che se confermata avrebbe un impatto enorme non solo per la Grecia ma per la stessa tenuta della divisa unica – continua ad essere smentita, ma fa tremare i polsi ai banchieri, convinti che la situazione sia sottovalutata dai policy makers. “Le autorità greche hanno opposto una ferma smentita alle voci di una possibile uscita della Grecia dalla zona euro ma, come è avvenuto quando smentivano di aver bisogno di un salvataggio pubblico, non c’è certo fumo senza arrosto”, ha scritto in una nota Jonathan Sudaria, trader di Capital Spreads. Il ritorno di queste voci rischiano di assestare un altro colpo alla Grecia, con i rendimenti dei titoli di Stato ellenici già su livelli record.
E il rischio contagio è sempre in agguato. La conseguenza più immediata, di fronte a un debito in caduta libera, è che si fa sempre più concreta una una dilazione delle rate se non un taglio in valore dei rimborsi. Gli esperti di settore ritengono ormai inevitabile una ristrutturazione all’ombra del Partenone. La vera domanda su cui si domanda è il timing, ossia quando l’operazione verrà imbastita. Il New York Times ipotizza che sulla Grecia Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale stiano solo prendendo tempo per dare tempo alle banche di rafforzare il capitale preparandosi alla tempesta. Per il mercato oggi è chiaro che Atene annaspa ad appena un anno dall’emergenza che portò al salvataggio da 110 miliardi di euro. Oggi sono in calendario le aste di Germania e Francia, ma il primo test decisivo è cerchiato in rosso domani martedì 10 maggio quando Atene ha in programma il collocamento di titoli a breve per 1,25 miliardi.
L’11 maggio spetterà all’Italia sondare gli umori del mercati con l’asta di Bot da 6 miliardi. “I lupi del mercato sono tornati ad ululare”, sentenziava la stampa americana nel fine settimana. E i mega-tassi che il debito greco rende agli investitori disposti a comprarlo stanno a dimostrare che nessuno si aspetta rimborsi regolari. In base ai programmi originari, la Grecia avrebbe dovuto essere in grado di tornare a finanziarsi sul mercato il prossimo anno. Un’ipotesi tramontata visto che il tasso di rendimento sui titoli di Stato decennali ha superato il 15%, oltre il 25% il biennale. Secondo gli analisti di Hsbc è molto improbabile che la Grecia ristrutturerà il suo debito l’anno prossimo. Sulla drammaticità della situazione pongono l’accento invece all’Ubs. Gli esperti della banca svizzera definiscono dirompenti le conseguenze di un’azione sul debito di Atene. “Il nostro scenario centrale è quello che la Grecia eviterà una ristrutturazione involontaria del suo debito prima di giugno 2013”, specifica Steven Major, alla guida del team del reddito fisso a Londra.
“Le valutazioni di mercato mettono in evidenza la mancanza di sincronia tra le azioni politiche e la situazione reale in cui versa l’economia di Eurolandia”. Secondo Ubs i costi di un prestito alla Grecia saranno probabilmente molto volatili. La banca svizzera dubita perà che la Grecia sopporterà di essere forzata a ristrutturare il suo debito prima del 2013. “Un secondo piano di aiuti potrebbe essere una provocazione per giustificare una presa di posizione della politica, fino a quando non verrà provata l’insolvenza della Grecia”, spiegano Justin Knight e Andrew Rowan, strategist del reddito fisso in un report. “Tuttavia le conseguenze di una ristrutturazione coercitiva del debito greco sono estreme e imprevedibili”. Per scongiurare un default, il governo del premier Papandreou ha bisogno di negoziare al più presto un nuovo piano di aiuti insieme a misure per evitare la temuta ristrutturazione del debito come una dilazione delle scadenze e riduzione dei tassi di interesse.
Atene potrebbe ricevere altri 20-30 miliardi di euro in cambio di altri sacrifici fiscali e di una accelerazione del programma di privatizzazioni. Di tutto questo si discuterà all’Ecofin del 16 maggio, che sarà anche il giorno della verità per il Portogallo. Sul salvataggio del Paese grava il rischio di un veto da parte degli Euroscettici della Finlandia: il piano di aiuti da 78 miliardi concesso a Lisbona, in cambio di un pesante programma di austerity, dovrà essere approvato all’unanimità dai 27. Ma con il caso Grecia, la Finlandia potrebbe puntare i piedi, creando un precedente per gli altri Paesi e scardinare la già fragile fiducia dei mercati nell’impalcatura Ue.