Grecia, nessun accordo raggiunto tra Eurogruppo e FMI. Nuova riunione il 26 novembre
Una doccia fredda: questo è stato il responso dell’Eurogruppo sul caso degli aiuti alla Grecia. O meglio, il nessun responso raggiunto. Sì, perchè il summit dei ministri delle finanze dell’area Euro, conclusosi a Bruxelles alle prime luci dell’alba, non è riuscito a partorire un accordo, a causa di insanabili divergenze tra i leader europei e il Fondo Monetario Internazionale.
Il pomo della discordia è il parametro del rapporto debito/Pil al 120% che la Grecia deve raggiungere, e il termine entro il quale deve farlo. L’Eurogruppo sosteneva una proroga di due anni da concedere ad Atene, per evitare di dover cancellare parte del debito greco nei confronti degli altri Stati membri, con un costo di oltre 32 miliardi di euro. Ma su questo l’istituto guidato da Christine Lagarde è stato irremovibile: la scadenza del 2020 non si tocca, anche a costo di un altro “haircut”.
Quello che resta ora, quindi, è un lavoro di pura contabilità: è necessaria una accurata revisione dei crediti per trovare la quadratura del cerchio che consenta all’Europa di non dover sostenere perdite, al debito greco di rientrare nei ranghi entro il termine stabilito, e ad Atene di non collassare.
“Ho sospeso la riunione, continueremo lunedì prossimo”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Junker, tentando di gettare acqua sul fuoco. “L’accordo è vicino, dobbiamo solo risolvere alcune questioni tecniche”. Da parte di Junker, comunque, è arrivata l’assicurazione che la Grecia abbia fatto tutto quel che doveva. “Ora tocca a noi”, ha detto il Presidente.
“Stiamo avvicinando le posizioni, ma il lavoro non è ancora finito”, ha fatto eco il direttore del Fmi Christine Lagarde uscendo dalla riunione fiume.
L’appuntamento è quindi per lunedì prossimo a Bruxelles, dove si spera di trovare una posizione intermedia tra quella di Christine Lagarde e quella del pool di Stati membri dell’Eurogruppo, capeggiati da Germania, Finlandia e Olanda, che hanno escluso categoricamente la possibilità di rinunciare ai propri crediti nei confronti di Atene.