Goldman Sachs su azionario globale: segnali di correzione stanno lampeggiando. Sentiment negativo a Wall Street

Sull’azionario globale, i “segnali di correzione stanno lampeggiando” ed è arrivato il momento che gli investitori si preparino a un dietrofront dei mercati. A lanciare l’avvertimento è Peter Oppenheimer, responsabile strategist della divisione di azionario globale di Goldman Sachs. Nel mentre, a Wall Street – ma non solo – il sentiment è negativo, con i futures sul Dow Jones che capitolano di oltre 150 punti.
Prende il via oggi la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, che si concluderà domani con l’annuncio sui tassi. E’ l’ultima riunione per il numero uno Janet Yellen, pronta a passare il testimone a Jerome Powell.
Sempre oggi, in serata, è atteso il primo discorso sullo Stato dell’Unione del presidente americano Donald Trump.
“A prescindere da ciò che sarà l’elemento scatenante, esiste un’alta probabilità che una correzione si presenti nei prossimi mesi. Il nostro Goldman Sachs Bull-Bear Market Indicator viaggia a livelli elevati, sebbene i livelli di inflazione core che rimangono bassi e la politica monetaria accomodante suggeriscano che una correzione sia più probabile di un mercato orso“.
Lo strategist fa notare, anche, che lo S&P è entrato nella fase più lunga dal 1929 in cui non ha sofferto una correzione superiore al 5%. Di conseguenza, sebbene i rischi di un mercato orso siano “bassi”, l’esperto non sarebbe sorpreso di assistere a un’inversione di rotta nei prossimi mesi.
“Nelle fasi di mercati toro, correzioni pari a -10% o superiori non sono rare – aggiunge Oppenheimer – In generale, la correzione che si verifica nei mercati tori è, in media, del 13% nel corso di quattro mesi, così come i mercati impiegano solo quattro mesi per segnare una ripresa”.
Tra i segnali di correzione che stanno lampeggiando sui mercati, a dispetto dei nuovi record che sono stati segnati questo mese dagli indici S&P 500 e dal Dow Jones Industrial Average, c’è sicuramente il cosiddetto indice della paura, ovvero il CBOE Volatility Index (VIX) che, dopo essere sprofondato a nuovi livelli minimi nel 2017, è tornato a salire, fino ad attestarsi lunedì a 13,21 punti, al di sopra di un valore inferiore a 9 punti nei mesi precedenti.
“L’incremento della volatilità in un contesto di rally di mercato riflette in parte l’aumento dei rischi, ma potrebbe riflettere anche una volontà bullish di aumentare l’esposizione al rialzo – ha spiegato lo strategist di Goldman Sachs – Gli investitori dovrebbero essere cauti verso quei periodi in cui l’ottimismo tende a prezzare più del dovuto gli asset, lasciandoli così vulnerabili a piccole ‘delusioni’. Un buon segnale di questo fenomeno è quando “all news is good news”, ovvero quando tutte le notizie vengono considerate positive. Per esempio, il mercato sale di pari passo con l’aumento delle aspettative sul rialzo dei tassi di interesse, in quanto quest’ultima cosa viene interpretata come una conferma di crescita solida”.
Tuttavia Oppenheimer non consiglia affatto di uscire dall’azionario. Tutt’altro.
“Rimaniamo overweight, visto che i rischi di un mercato orso sono bassi”. Ma “nonostante il forte outlook macroeconomico vale la pena ricordare che, di norma, è meglio acquistare un mercato quando le notizie non sono buone e le valutazioni sono basse, che quando tutte le notizie sono buone e le valutazioni sono elevate”.