Notizie Notizie Italia God Save The Pound: sterlina ai minimi da 1985. Trenta anni fa il Black Wednesday UK con attacco (e lezione) Soros

God Save The Pound: sterlina ai minimi da 1985. Trenta anni fa il Black Wednesday UK con attacco (e lezione) Soros

16 Settembre 2022 15:41

God Save The Pound. Oltre a vivere un momento storico particolarmente doloroso, l’addio alla Regina Elisabetta II, il Regno Unito che ha voluto la Brexit assiste anche allo sfacelo dei suoi asset, in tempi di guerra e di grave crisi energetica che stanno azzannando l’Europa intera.

Termometro del disastro economico made in UK è la sterlina, capitolata ai minimi dal 1985. E proprio oggi, a proposito, cade il 30esimo anniversario dell’attacco contro la valuta UK che venne orchestrato dal finanziere George Soros: il Black Wednesday metteva sotto shock il Regno Unito il 16 settembre del 1992, con il crash della sterlina.

Oggi un articolo di Bloomberg Opinion firmato dalla penna di John Authers ha ripercorso quanto avvenne 30 anni fa, ricordando la grande scommessa short di George Soros e parlando, anche, della rivincita dell’ex premier britannica Margaret Thatcher.

Questo, proprio mentre viene da dire, accanto a God Save The King che ha sostituito God Save The Queen, anche “God Save The Pound”.

Sterlina a minimi da 1985, shock vendite dettaglio

A dare il colpo di grazia alla valuta, capitolata fino a -1% a 1,1351 dollari, valore minimo dal 1985, è stato il dato diffuso stamattina, relativo alle vendite al dettaglio UK di agosto.

L’indicatore è crollato al ritmo più forte degli ultimi otto mesi, dal dicembre del 2021, scivolando su base mensile dell’1,6%, sulla scia della piaga dell’inflazione, che ha affossato la fiducia dei consumatori, costretti di conseguenza a tagliare il budget delle spese da fare e dello shopping.

I numeri di oggi relativi alle vendite al dettaglio sono terribili – ha commentato a Bloomberg l’analista di MUFG Derek Halpenny – Il cambio sterlina-dollaro ha spazio per scendere ancora, in caso di un aumento della volatilità del mercato finanziario”.

La sterlina è già crollata del 16% nei confronti del dollaro, dall’inizio di quest’anno, scontando non solo la solidità del dollaro supportata dalla carrellata di rialzi dei tassi da parte della Fed di Jerome Powell, ma anche la prospettiva di una recessione nel Regno Unito e l’incertezza politica che deriva dalla creazione del nuovo governo.

L’inflazione UK viaggia tra l’altro vicina ai massimi degli ultimi 40 anni, anche se è scesa ad agosto dal 10,1% di luglio al 9,9%.

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Trenta anni fa il Black Wednesday UK

“Happy Black Wednesday Friday” è il titolo dell’articolo di Bloomberg Opinion, che ricorda quanto era solita dire l’ex premier britannica Margaret Thatcher:

“Non puoi battere il mercato”.

Così John Authers:

Dopo essere stata trascinata, decisamente contro la sua volontà, ad aderire al Sistema Monetario Europeo (Sme) – meccanismo dei tassi di cambio che prevedeva che le valute dell’Unione europea venissero scambiate all’interno di una banda fissa contro il marco tedesco, (schema che è stato considerato precursore della nascita dell’euro) – la Thatcher si riprese la rivincita esattamente 30 anni fa, quando il governo del Regno Unito gettò la spugna rinunciando allo sforzo di tenere la sterlina in quel meccanismo”.

Così facendo, il pound (la sterlina) iniziò a fluttuare liberamente sui mercati, fattore che provocò il suo collasso.

Vale la pena ricordare che George Soros è conosciuto come l’artefice della grave crisi del 1992, quando orchestrò un vero e proprio attacco speculativo contro la sterlina, che gli assicurò un profitto di circa 1 miliardo di sterline.

Non per niente, tra le definizioni che gli sono state appioppate, c’è anche quella che lo ha identificato come “l’uomo che distrusse la Bank of England” .  Alla guida della carica delle scommesse short degli hedge fund, Soros fece uscire sia la sterlina che la lira, nel settembre del 1992, dal sistema monetario europeo.

La sterlina, l’SME e il Black Wednesday

Un po’ di storia: l’Sme, ovvero il Meccanismo dei rapporti di cambio –European Exchange Rate Mechanism – venne introdotto dalla Comunità economica europea il 13 marzo del 1979, nell’ambito del più ampio Sistema Monetario europeo.

Obiettivo: ridurre le oscillazioni dei tassi di cambio e garantire una stabilità monetaria in Europa, in vista dell’introduzione dell’euro, il 1° gennaio del 1999.

Il Regno Unito entrò nel programma (ERM) nell’ottobre del 1990, ma fu costretto a uscirne entro due anni proprio dopo gli attacchi speculativi contro la sterlina, messi in atto, per l’appunto da George Soros.

Il crash che ne seguì – il 16 settembre del 1992 – venne battezzato “Black Wednesday”.

Il Black Wednesday – su legge nell’articolo di Authers – è un classico esempio di come gli attori economici riescano inavvertitamente a mostrare la loro debolezza proprio quando cercano di esibire la loro forza. La sterlina era già sopravvalutata quando entrò nel meccanismo. Successivamente, il marco si rafforzò ulteriormente, dopo che la Federal Reserve degli Stati Uniti iniziò a tagliare i tassi, al fine di stimolare l’economia Usa”.

A quel punto, si legge nell’articolo, gli hedge fund, guidati da George Soros, si resero conto che “non sarebbe stato possibile difendere quel livello così elevato della sterlina e si prepararono a lanciare grandi scommesse al ribasso contro la valuta. Nelle prime ore del Black Wednesday, la Bank of England (che in quel momento non era ancora indipendente dal governo) annunciò un rialzo dei tassi di ben due punti percentuali, dal 10% al 12%.

Una mazzata per la maggior parte dei proprietari di case del Regno Unito “che avevano contratto mutui a tasso variabile, e che videro le loro rate mensili schizzare subito del 20%. Nonostante ciò, tutti continuarono a vendere le sterline. Entro l’ora di pranzo di quel giorno, arrivò un nuovo annuncio: il tasso sui prestiti era stato alzato di nuovo, al 15%”.

Questa “manovra straordinariamente aggressiva fu subito controproducente, in quanto la mossa avrebbe fatto balzare tutti i pagamenti sui mutui del 50%. E i trader, tra cui in particolare Soros, sapevano che una situazione del genere non sarebbe stata sostenibile. Così tutti continuarono a vendere la sterlina, e la Bank of England rimase l’unica acquirente della valuta. Dopo la fine delle contrattazioni, il cancelliere Norman Lamont fece l’annuncio: il Regno Unito avrebbe lasciato il meccanismo dei rapporti di cambioEuropean Exchange Rate Mechanism – . Il giorno successivo, la Bank of England tagliò i tassi al 9%, e il governo optò per una nuova strategia basata sulla debolezza della valuta”.

Black Wednesday: una lezione per i mercati?

Tale strategia, ricorda John Authers, “rafforzò l’economia (UK), ma non fece la fortuna del partito Conservatore, allora guidato da John Major; ci volle infatti una generazione affinché la reputazione (del partito), in termini di competenze fiscali, venisse ripristinata”.

L’articolo indica che una delle principali lezioni di quell’incidente, che si sarebbe ripresentato in diversi mercati emergenti nel decennio successivo”, è la seguente:

“I governi non possono agganciare una valuta (con il cosiddetto peg) oltre il livello che i mercati sono disposti ad  accettare”. Insomma, come diceva Margaret Thatcher: “Non puoi battere il mercato”

In poche parole, i mercati alla fine hanno sempre ragione.  Soros ha dunque avuto per caso ragione?

Il discorso è più che mai attuale, visto che la sterlina è crollata nelle ultime ore ai valori minimi dal 1985. Authers fa un parallelismo ricordando proprio ciò che avvenne nel 1985:

Nel 1985, la sterlina crollò dopo la mossa della Fed che, alla fine dell’anno precedente, aveva alzato i tassi sui fed funds all’11,75%. Ne seguì una scommessa speculativa che portò la sterlina vicina alla parità sul dollaro, a livelli che non erano stati in precedenza mai testati”.

Detto questo, “la caduta peggiore che la sterlina ha sofferto nella sua storia rimane quella riportata nella notte del referendum sulla Brexit del 2016, quando il tonfo fu pari a -8%, rispetto a quella superiore a -4% che il pound registrò per la prima volta proprio nel Black Wednesday” del 1992.

John Authers spiega che, in particolare, “è quando la Fed intraprende una politica monetaria che non sincronizzata con il resto del mondo, che gli stress sulle altre valute (non Usa) aumentano”. Ed è difficile che il trend attuale si inverta visto che, “nei sei mesi dall’invasione dell’Ucraina, i tassi reali Usa a 10 anni sono saliti di oltre 2 punti percentuali. E questo è uno shock finanziario grande come quello della crisi globale finanziaria del 2008“. Shock che scatena un problema non di poco conto: “quello rappresentato dal fatto che i soldi ormai vanno sempre di più verso il dollaro, a discapito di qualsiasi altra cosa”. 

Difficile, dice John Authers, intervenire quando il quadro dei fondamentali è poi così poco chiaro e incerto. E questo è un monito rivolto a tutti, ai governi che vorrebbero intervenire, e alle stesse banche centrali,  che vogliono magari tamponare il deprezzamento delle relative valute nei confronti del dollaro.

Un attenti in particolare è rivolto alla Bank of Japan, insofferente ormai in modo palese nei confronti dei continui tonfi dello yen.

Ma la BoJ stia attenta.

La Bank of England, o meglio il flop della BoE, docet. Ed è meglio ricordare un po’ di storia nel 30esimo anniversario di quel Black Wednesday, che avvenne il 16 settembre del 1992.