Notizie ETF Gli ETF attivi, dalla nascita all’applicazione. L’analisi di Franklin Templeton

Gli ETF attivi, dalla nascita all’applicazione. L’analisi di Franklin Templeton

25 Novembre 2024 14:38

Gli ETF (Exchange-Traded Funds) attivi rappresentano una fusione innovativa dei vantaggi tradizionali degli ETF con il valore aggiunto della gestione attiva. Originariamente, gli ETF erano prevalentemente passivi e seguivano indici di mercato senza interventi discrezionali da parte dei gestori. Lo si legge in un report a cura di Marcus Weyerer, Senior ETF Investment Strategist di Franklin Templeton ETFs EMEA.

Con l’avvento degli ETF attivi, si è introdotta la possibilità per i gestori di fondi di intervenire attivamente nelle decisioni di investimento, superando i limiti delle strategie basate esclusivamente sugli indici. La crescente popolarità degli ETF attivi, si legge nel report, riflette la preferenza degli investitori per strumenti flessibili, efficienti, economicamente vantaggiosi e sotto la guida di una gestione esperta, capaci potenzialmente di offrire rendimenti superiori rispetto ad altre opzioni di investimento.

Da dove nasce il concetto di ETF attivo

Il concetto di ETF attivi è emerso nel 2008, ma la loro diffusione è stata inizialmente lenta, frenata dalla crisi finanziaria e dalla scarsa conoscenza dei loro benefici distintivi. Nonostante la semplicità, spiega Weyerer, i bassi costi e la trasparenza degli ETF passivi li abbiano mantenuti come la scelta prevalente per molti, la gestione attiva era confinata principalmente ai fondi comuni. Verso gli anni 2010, tuttavia, la domanda ha iniziato a spostarsi verso opzioni di investimento più dinamiche, capaci di superare i rendimenti degli indici tradizionali, segnando un cambiamento nelle preferenze degli investitori.

“In Franklin Templeton abbiamo lanciato i nostri primi ETF obbligazionari attivi in Europa nel 2018, espandendo poi l’offerta negli anni successivi. Sebbene le masse degli ETF attivi siano minori rispetto a quelle degli ETF passivi, il segmento ha registrato una crescita notevole: alla fine del 2023 rappresentavano solo l’1,8% del totale degli asset degli ETF in Europa, ma durante l’anno sono cresciuti del 28%, oltre tre volte il tasso del mercato più ampio. Questa tendenza è proseguita nel 2024 e, ad oggi, gli ETF attivi rappresentano il 7% del mercato a livello globale e sono stati destinatari del 25% della raccolta totale a giugno 2024″ sottolinea Weyerer.

È importante sottolineare che il termine ‘ETF attivo’ non è un brand né un marchio registrato, e la definizione di ‘gestione attiva’ può essere soggettiva. “In Franklin Templeton adottiamo un approccio pratico alla gestione attiva, con un team di analisti, ricercatori e gestori di fondi che mantengono strette relazioni con le società in cui investono e detengono una conoscenza approfondita del mercato. I nostri ETF attivi si avvalgono di questo team per condurre ricerche puntuali, interagire con la governance aziendale e prendere decisioni discrezionali seguendo linee guida di investimento ben definite” chiarisce Weyerer. Questo approccio permette ai gestori di portafoglio di identificare le inefficienze del mercato e potenzialmente generare alpha, offrendo un valore aggiunto rispetto alla semplice replica di un indice.

La varie applicazione degli ETF attivi

In campo obbligazionario, si legge nel report, la creazione di valore deriva spesso dalla gestione strategica della duration, dall’allocazione settoriale e dalla selezione delle obbligazioni, sfruttando il fatto che gli indici obbligazionari tendono a favorire gli emittenti più grandi rispetto a quelli più solvibili o di maggior valore.

In campo azionario, esiste una categoria intermedia di ETF che si posiziona tra l’approccio attivo e passivo. Questi ETF factor-based selezionano e ponderano i titoli azionari utilizzando i tradizionali fattori quality, value, momentum o low volatility, piuttosto che seguire un indice tradizionale ponderato per la capitalizzazione di mercato. Pur seguendo un indice, questi ETF incorporano principi di gestione attiva nella selezione fattoriale e nella costruzione del portafoglio, costituendo dunque una soluzione per quegli investitori interessati a sfruttare le inefficienze del mercato attraverso un approccio basato su regole.

I cambiamenti nel comportamento degli investitori e gli sviluppi normativi hanno contribuito all’ascesa degli ETF attivi. Gli investitori moderni privilegiano la flessibilità e cercano soluzioni per beneficiare in maniera più precisa delle condizioni di mercato. In campo obbligazionario, l’attuale contesto di mercato offre alcune delle migliori opportunità per i gestori attivi degli ultimi anni, se non decenni.

Con tassi di interesse elevati, inflazione gradualmente in calo ma persistente, banche centrali come la Federal Reserve (Fed) e la Banca Centrale Europea (BCE) che iniziano a cambiare rotta e incertezze legate a cambiamenti geopolitici e tecnologici, gli investitori possono ottenere rendimenti nominali attraenti e sfruttare la volatilità per aggiungere valore attraverso una costruzione mirata del portafoglio.

I professionisti della gestione attiva, spiega Weyerer, sono particolarmente abili nel navigare queste complessità, offrendo un’opzione valida per gli investitori che cercano un equilibrio tra efficienza dei costi e gestione professionale. Gli ETF attivi possono anche essere utilizzati come soluzioni alternative o complementari ai tradizionali fondi comuni di investimento attivi, unendo a questi ultimi i vantaggi di liquidità e trasparenza tipici degli ETF.

Utilizzati per la diversificazione di portafoglio

Come i loro equivalenti passivi, gli ETF attivi possono essere utilizzati sia nei portafogli retail sia in quelli istituzionali. Sono particolarmente funzionali alla diversificazione di portafoglio, in quanto offrono accesso a settori, temi o stili di investimento meno presenti negli ETF passivi e/o indicizzati tradizionali. Ad esempio, un ETF attivo sui green bond apre agli investitori le porte di questo particolare segmento di mercato, aggiungendo però del valore potenziale.

I green bond sono definiti tali a livello di singoli titoli anziché aziendale, permettendo alle società di emettere tali obbligazioni per finanziare progetti che abbiano un impatto positivo per l’ambiente e garantiscano uno sviluppo sostenibile, anche se i loro obiettivi di business più ampi potrebbero non essere completamente allineati con gli obiettivi europei di transizione climatica. Un gestore attivo può esaminare queste sfumature e decidere di escludere un’obbligazione etichettata come “green” se le politiche ambientali, le garanzie o le pratiche di business dell’emittente non sono ritenute adeguate.

Al contrario, un ETF passivo sarebbe costretto a includere l’obbligazione nel proprio portafoglio solo qualora questa rientrasse nell’indice di riferimento. L’impressionante crescita del mercato europeo delle obbligazioni verdi, che è passato da quasi zero a circa mille miliardi di euro in dieci anni, unitamente all’aumento del numero e della varietà degli emittenti, sottolineano ulteriormente l’importanza della gestione attiva in questo ambito.

L’offerta è in rapida espansione

La crescita degli ETF attivi è chiaramente visibile nella rapida espansione dell’offerta da parte dei principali gestori patrimoniali, spinta in parte da un mercato altamente competitivo. Con le commissioni degli ETF passivi in calo, i gestori patrimoniali stanno adottando gli ETF attivi come strumento di diversificazione. Attualmente, circa la metà degli ETF provider in Europa offre ETF attivi; su quasi 2.000 ETF, circa 120, ossia il 6%, sono classificati come attivi secondo Bloomberg.

Il futuro degli ETF attivi è radioso: “si prevede che nel prossimo decennio saranno interessati da una notevole crescita, guidata prevalentemente dall’aumentato interesse da parte degli investitori istituzionali, attratti dalla liquidità e dall’efficienza dei costi degli ETF. Per i portafogli istituzionali, l’opportunità di incorporare componenti attivamente gestite mantenendo trasparenza e controllo sui costi è un beneficio particolarmente interessante.

In Franklin Templeton, come spiega Weyerer, “la gestione attiva non è definita solo come decisioni discrezionali, ma come un’infrastruttura completa di ricerca, analisi, relazioni. Il nostro team svolge ricerche approfondite, interagisce frequentemente con le aziende in cui investiamo e mantiene relazioni continue con il management. Questo consente ai nostri gestori di fondi di decidere in maniera consapevole, andando oltre la semplice replica degli indici”.

In conclusione, gli ETF attivi si stanno evolvendo da prodotti di nicchia a strumenti mainstream, offrendo un’alternativa flessibile alla replica degli indici tipica dell’approccio puramente passivo. “Siamo inoltre convinti che l’evoluzione continua della struttura degli ETF renderà infine obsoleto il tradizionale dibattito ‘attivo contro passivo’. Tuttavia, una delle nuove sfide per gli investitori consisterà nel definire con precisione la gestione attiva, per poi distinguere le strategie davvero attive da quelle ‘index-plus’, ‘index-enhanced’, ‘smart beta’ e altri approcci. Un altro tema da affrontare sarà il riconoscimento della necessità di una rigorosa due diligence sugli ETF attivi, simile a quella applicata ai fondi comuni di investimento gestiti attivamente. Nonostante queste sfide, l’espansione degli ETF offrirà nuove soluzioni di investimento, permettendo agli investitori di personalizzare i loro portafogli spaziando tra diverse asset class, livelli di rischio e tracking error” conclude Weyerer.