Giorgio Armani cerca un socio e lo vuole italiano. Parte il toto-partner da Ruffini a Del Vecchio
Una joint venture con un’altra società basta che sia italiana. Così il Re della Moda, l’86enne Giorgio Armani parlando con la rivista Vogue America ha affermato di voler prendere in considerazione una joint venture con un’altra azienda italiana, aprendo la porta per la prima volta a un potenziale partner commerciale.
Armani apre a una partnership
L’emergenza Covid-19 ci ha “fatto aprire un po’ gli occhi” ha sostenuto Armani, escludendo però di voler seguire la strada di molti altri marchi italiani del lusso, tra cui Gucci, Fendi e Bulgari, che sono stati acquistati dai giganti dell’industria LVMH e Kering SA, sostenendo che un acquirente francese non era nei suoi piani. Tuttavia, Armani ha anche sottolineato che l’idea a lungo sostenuta che l’azienda dovrebbe rimanere indipendente non è più “così strettamente necessaria”. “Si potrebbe pensare a un collegamento con un’importante azienda italiana”, ha detto Armani senza approfondire, salvo poi aggiungere che non doveva essere necessariamente un’azienda di moda. I primi a essere tirati in ballo sono stati Remo Ruffini con Moncler e Renzo Rosso con Otb.
Tra i nomi circolati ci sono anche quelli di big dell’imprenditoria italiana quali Leonardo Del Vecchio con Essilor, gruppo che ha già smentito l’esistenza di una trattativa. A spuintare è stato anche il nome di Exor, la holding della famiglia Agnelli che si sta muovendo nel mondo del lusso (acquisito il brand cinese di lusso Shang Xia e il 24% della maison di calzature Christian Louboutin). Un piccolo indizio è anche l’accordo pluriennale annunciato il mese scorso tra Armani e Ferrari, con lo stilista che vestirà il team del Cavallino nelle occasioni formali e supporterà il prossimo lancio della linea di abbigliamento d’alta gamma della scuderia di Maranello.
Il difficile passaggio generazionale
Lo stilista ha continuato spiegando di aver predisposto tutto, attraverso la fondazione creata nel 2016, affinché l’azienda passi nelle mani dei suoi nipoti, Silvana e Roberta Armani e Andrea Camerana, e del suo storico braccio destro, Leo Dell’Orco.
Le dichiarazioni di Armani a cui, è bene precisare, sono seguite quella della nipote Roberta secondo cui “potrebbe essere fantastico, finalmente, avere un’importante joint venture del Made in Italy nell’industria della moda”, anche se ha aggiunto di non avere alcuna idea sui piani dello zio – arrivano dopo un anno drammatico segnato dalla pandemia. Giorgio Armani è stato tra i più veloci a reagire diventando il primo durante le sfilate milanesi, il 23 febbraio del 2020, a sfilare a porte chiuse, senza pubblico, per timore dei contagi, quando ancora nessuno riteneva fosse necessario.
L’anno del Covid ha segnato, come tanti altri, anche l’industria della moda e proprio il brand Armani che nel 2019 ha registrato un fatturato di 2,15 miliardi di euro, è sempre stato considerato tra i più solidi, ora vede un azzardo scommettere su un rapido ritorno alla normalità.