Gestori e crisi: i prossimi problemi verranno dalla Gran Bretagna
E ora? Adesso – è quanto emerge parlando con i gestori presenti all’evento – i riflettori sono puntati sulla Gran Bretagna e su una possibile attraversata dell’Atlantico dei problemi che hanno interessato alcune delle più prestigiose istituzioni finanziarie statunitensi.
Un gestore cita addirittura contatti con esponenti delle autorità di controllo statunitensi per dare voce alla tesi di un parallelismo Usa-Uk: dato che le difficoltà attraversate dai finanziari Usa sono il risultato dei problemi del mercato immobiliare e dei mutui, allora potrà essere proprio la Gran Bretagna, che già sperimenta da un anno grossi problemi nel real estate, a poter vivere per prima il contagio.
A queste ipotesi bisogna però concedere il beneficio di un pessimismo palpabile. Tanto che perfino uno dei relatori, Luca Bertacchi, direttore commerciale di Pioneer Alternative Investment Management, ha detto di attendersi per quest’anno una “selezione darwiniana” all’interno dell’industria mondiale degli hedge fund, con solo i migliori che resteranno sul mercato. Quello che sta avvenendo – ha detto ancora Bertacchi – è un cambiamento importantissimo, non ancora del tutto percepito. Tutti i settori soffriranno e qualcuno tra i 12mila hedge fund chiuderà”.
La crisi del credito, hanno sottolineato unanimente i relatori del workshop, ha già avuto l’effetto di aumentare le richieste di rientri dei margini da parte delle banche, e quindi portato a una riduzione della leva finanziaria utilizzata da molti degli esponenti della categoria. Carenza di leva che, ed è questo il pericolo più pressante, potrebbe tradursi in rendimenti meno brillanti che in passato. Non sarà però così molto probabilmente per quegli hedge che si occupano di investire su imprese in crisi, i cosiddetti distressed, che proprio nelle crisi finanziarie colgono le migliori opportunità.