General Motors spariglia le carte e a sorpresa fa marcia indietro sul dossier Opel
La storia infinita del processo di vendita di Opel finisce con un niente di fatto. O meglio con un coupe de theatre. General Motors, dopo mesi di trattative tira e molla con i più disparati pretendenti, da Fiat ai cinesi della Baic, e dopo aver dribblato anche lo scoglio delle elezioni tedesche, ha deciso di fare marcia indietro sul dossier del gruppo automobilistico tedesco, che era a un passo dalla bancarotta. E ha scelto di farlo nel modo più clamoroso.
Nella notte Gm ha annunciato, a sorpresa, che non venderà più Opel. E gli addetti ai lavori non possono non constatare il timing di questa “curiosa” presa di posizione: la comunicazione della decisione arriva, infatti, poche ore dopo l’incontro tenutosi tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e la cancelliera Angela Merkel. E non solo. Lo “strappo” si consuma anche a distanza ravvicinata dall’annuncio dell’atteso piano di rilancio di Chrysler messo a punto da Sergio Marchionne e dalla sua squadra. Un evento atteso per mesi dal mercato e che suggella l’alleanza sull’asse italo-americano.
General Motors ha deciso di giocare la sua partita: non solo manterrà il controllo della divisione europea, ma restituirà il prestito da 1,5 miliardi di dollari ricevuto da Magna e la ristrutturerà da sola. Per farlo dovrà mettere in preventivo almeno tre miliardi di euro. Ma evidentemente il ruolo che Opel che potrà giocare nel comparto auto europeo è ben poca cosa rispetto all’investimento stimato.
Secondo le prime indiscrezioni il miglioramento del quadro economico e quello dei conti di Gm sarebbero i fattori che hanno spinto il gruppo di Detroit a decidere di tenersi stretto un marchio strategico come quello di Opel, ma indubbiamente c’è da scommettere che i cambiamenti che stanno interessando il settore delle quattroruote hanno giocato un ruolo chiave.
Escono con un palmo di naso gli austro-canadesi della Magna. In un breve comunicato il gruppo ha fatto sapere di “comprendere” le decisioni che hanno spinto i 13 membri del cda di Gm a tornare sui loro passi. Il dietrofront non è ancora stato digerito invece dal governo tedesco, che ha espresso “rammarico” per la decisione di General Motors si mantenere il controllo di Opel attraverso il portavoce di Berlino, Ulrich Wilhelm.