Notizie Notizie Mondo Gas, il prezzo alle stelle aumenta la pressione sui governi. E se il Nord Stream 1 non riapre più?

Gas, il prezzo alle stelle aumenta la pressione sui governi. E se il Nord Stream 1 non riapre più?

25 Agosto 2022 14:30

I prezzi del gas naturale in Europa hanno continuato a salire mentre la peggiore crisi dell’offerta degli ultimi decenni aumenta la pressione sui governi dei paesi europei affinché introducano nuovi sostegni per salvare imprese e famiglie. La Germania ha approvato nuove misure per limitare i consumi e l’Italia è pronta a varare un piano di risparmio energetico.

Al TTF di Amsterdam, hub di riferimento del prezzo del gas in Europa, oggi i contratti schizzano a 315 euro per megawattora, con un incremento di circa il 7% dopo aver chiuso con un nuovo record ieri. I prezzi si avvicinano al livello visto l’ultima volta nelle prime settimane dell’invasione russa in Ucraina, quando i prezzi avevano raggiunto massimi intraday senza precedenti.

Possibile riunione di emergenza tra i ministri UE

I ministri dell’Energia dell’Unione Europea potrebbero tenere una riunione di emergenza per discutere del picco dei prezzi mentre i leader assumono un tono più urgente. La Repubblica Ceca, che detiene la presidenza di turno del blocco europeo, sta valutando la possibilità di convocare una riunione per discutere l’idea di limitare i prezzi dell’elettricità. Lo ha riportato il notiziario CTK all’inizio di questa settimana citando il ministro dell’Industria Jozef Sikela.

Il costo dell’energia è aumentato vertiginosamente in Europa, facendo schizzare l’inflazione sui massimi degli ultimi anni e minando la stabilità dell’euro mentre la Russia ha spremuto le forniture al continente dopo la guerra contro l’Ucraina sei mesi fa. Con l’Europa che sembra già avviarsi verso la recessione, il mancato contenimento del caro energia minaccia di innescare disordini sociali e sconvolgimenti politici se la crisi dell’offerta provocasse blackout e interruzioni al riscaldamento nelle case questo inverno.

Il continente fa molto affidamento sulle importazioni di gas naturale liquefatto per colmare il divario lasciato dalla Russia, ma la concorrenza per il gas con l’Asia si è intensificata dopo una relativa pausa all’inizio dell’estate. Anche i prezzi asiatici sono in aumento perché le società di servizi pubblici si stanno affrettando ad assicurarsi il gas prima dell’inverno.

Lo stop di Gazprom e altri problemi in Norvegia e Usa

Il mercato dell’energia sarà ancora più sotto pressione quando la russa Gazprom il 31 agosto interromperà i flussi sul principale gasdotto Nord Stream 1 per tre giorni e le autorità europee temono che le forniture possano non riprendere dopo questa interruzione. Inoltre, gli impianti di gas in Norvegia sono sottoposti alla solita manutenzione stagionale che proseguirà il mese prossimo, mentre un importante terminale di GNL negli Stati Uniti, danneggiato da un’esplosione all’inizio di quest’anno, ha ritardato il suo riavvio a novembre.

Nel frattempo, le vittime per l’aumento dei costi energetici si stanno accumulando: dalla produzione di zinco e alluminio ai fertilizzanti, che vengono duramente colpiti con nuovi annunci sulle riduzioni della produzione in arrivo ogni giorno. Ad esempio, il colosso europeo dei fertilizzanti Yara International ha affermato che i prezzi record del gas stanno costringendo la società a ridurre la produzione di ammoniaca europea a circa il 35%.

Morgan Stanley prevede scorte sufficienti per questo inverno

L’offerta di gas disponibile scenderà di un altro 11% nel prossimo anno termico. A dirlo è Morgan Stanley, secondo cui “se le forniture russe rimanessero costanti ai livelli attuali, diminuirebbero del 64% circa su base annua nell’anno termico 2022 (che va da ottobre 2022 a ottobre 2023), in aumento all’82% in caso di arresto completo di Nord Stream 1”. È sempre più difficile, secondo la banca d’affari Usa, “compensare questo problema con forniture da altre fonti. Le importazioni di GNL stanno già esaurendo i colli di bottiglia della rigassificazione, altre forniture di gasdotti, come dalla Norvegia, dal Regno Unito o dal Nord Africa, sono ampiamente esaurite e la produzione autoctona è in lento declino. Ciò solleva la questione se la domanda possa diminuire abbastanza rapidamente”.

Ma anche la domanda sta diminuendo rapidamente? Morgan Stanley risponde con un “sì”. All’inizio di agosto, i paesi dell’UE hanno concordato una riduzione della domanda del 15% questo inverno rispetto a periodo 2017-21. Inoltre, si legge nella ricerca, “i dati sulla domanda effettiva si sono deteriorati più rapidamente del previsto e i prezzi correnti probabilmente peseranno pesantemente sulla domanda”. Tuttavia, c’è una sostanziale incertezza: secondo Morgan Stanley, “l’andamento preciso della stagionalità della domanda delle famiglie quest’inverno sarà chiaro solo a fine ottobre e la domanda di gas per la produzione di energia elettrica rimane alla mercé delle rinnovabili”.

Nel complesso, Morgan Stanley prevede scorte sufficienti per questo inverno. Tuttavia, ciò richiede prezzi costantemente elevati: “se le nostre ipotesi sulla domanda si concretizzeranno, è probabile che le scorte saranno sufficienti questo inverno” afferma la banca d’affari, che aggiunge: “Questo probabilmente sarà vero anche se i flussi di Nord Stream 1 scenderanno a zero, sebbene un’interruzione prolungata per tutto il 2023 renderebbe un inverno 2023-24 molto rigido”. Tuttavia, “arriviamo a questo risultato solo perché le nostre ipotesi di domanda sono sufficientemente basse” conclude Morgan Stanley.