Forex: volatilità continua sotto il dominio di re dollaro
Il mare della tranquillità per il mercato valutario è ancora lontano. La volatilità che ha caratterizzato il Forex nelle passate settimane si estenderà molto probabilmente alle prossime e sicuramente a quella iniziata oggi. Protagonista principale è l’euro/dollaro “il cui calo nella passata ottava – spiega Filippo Scimone, trader indipendente – ha assunto a volte i contorni del panic selling. La candela weekly che ne è derivata è la seconda, da maggio, in ordine di ampiezza. Nessun supporto ha retto. Mentre l’euro/dollaro si avvicina alla parità, il suo gemello diverso, il dollaro/franco svizzero, l’ha già riguadagnata, portandosi ai livelli antecedenti la rimozione del floor su euro/franco da parte della Swiss national bank. Sappiamo bene – prosegue Scimone – come la presenza di questo attore sul mercato complichi il quadro anche per l’euro. Per inciso giovedì prossimo, subito dopo la Fed, si riunirà la Snb“. Una ragione in più per essere cauti sul Forex dove “la forza del dollaro resta il driver predominante e i movimenti della sterlina lo confermano”.
Anche la sterlina testimone della forza del dollaro
“La sterlina non solo è ridiscesa sotto l’importante supporto psicologico a 1,5 ma ha anche infranto i minimi del 2013 (in area 1,48) dai quali aveva rimbalzato per ben due volte. In caso di rottura di 1,47 e di prosecuzione del movimento short, che a questo punto avrà bisogno della motivazione fondamentale apportata dalla Fed, vi è un altro minimo importante a 1,42”.
Se la riunione della Fed sarà il principale evento sotto la lente degli operatori del Forex, uno sguardo andrà gettato anche sulle minute della riunione di marzo e sui dati del mercato del lavoro nel Regno Unito in uscita mercoledì. “I verbali – pronostica Scimone – dovrebbero prevedere l’unanimità dei votanti sul mantenimento dei tassi al livello attuale (eventuali voti in dissenso avrebbero effetto supportivo sul cambio) mentre soprattutto il dato sull’andamento delle retribuzioni sarà osservato speciale per le future mosse della Bank of England che, non dimentichiamolo, è stata la prima banca centrale a ipotizzare l’avvio della normalizzazione della politica monetaria. Certo, Carney ha dovuto rimangiarsi la fuga in avanti, ma qualche settimana fa i toni sono tornati a pendere leggermente dalla parte dei falchi. Ecco perché il calo della sterlina testimonia, ancora di più di quello dell’euro, la forza del dollaro”.
La Fed sta per perdere la ‘pazienza’
Se la maggior parte degli analisti sono concordi nell’attendersi, dalla riunione della Fed di giovedì, la rimozione del termine ‘pazienza’ dallo statement, Filippo Scimone ha qualche dubbio in più: “I dati macro mostrano un miglioramento del mercato del lavoro ma la scorsa settimana abbiamo visto come le retribuzioni non si adeguino a tale miglioramento, con tutto ciò che ne consegue sul fronte dell’inflazione. Il Prodotto interno lordo cresce ma moderatamente e ancora non sappiamo gli effetti che su tale crescita avrà il super dollaro. Deboli anche le vendite al dettaglio rilasciate in settimana e altri indicatori minori. Credo che se l’aggettivo paziente verrà rimosso, la rimozione si dovrà anche a una ragione di comunicazione: questo è l’ultimo meeting prima di quello di giugno in cui vi sarà la conferenza stampa della Yellen (in aprile non è prevista) e ogni cambiamento della forward guidance è avvenuto nei meeting accompagnati dalla conferenza stampa, necessaria per dare al mercato spiegazioni e rassicurazioni. Mercoledì la permanenza o meno dell’aggettivo paziente avrà il primo impatto sul mercato ma al di là di questo il mercato, nel medio termine, guarderà alla sostanza e cioè al documento allegato allo statement in cui sono riportate le proiezioni di tutti i presidenti di distretto della Fed. Sicuramente vedremo che quasi tutti prevedono il primo rialzo nel 2015, ma poi il mercato guarderà agli anni seguenti per cercare di capire l’orientamento prevalente circa il ritmo da dare alla normalizzazione della politica monetaria”.