Forex: tonfo del pil nipponico non destabilizza lo yen
Le deboli indicazioni dall’economia giapponese, entrata in recessione tecnica, non hanno provocato oggi grossi scossoni per lo yen. La valuta nipponica viaggia poco mossa rispetto al dollaro dopo un primo apprezzamento susseguente l’uscita del deludente dato sul pil. Il cross dollaro/yen viaggia a 81,88 (+0,18%) alle ore 10.42.
Il prodotto interno lordo nipponico ha segnato nel primo trimestre 2011 una flessione annualizzata del 3,7% rispetto al -1,9% atteso. Pesa soprattutto l’effetto dello tsunami che ha colpito il Paese nipponico lo scorso 11 marzo. Il dato relativo al trimestre precedente è stato rivisto a -3% da -1,3%.
Poco mosso anche il cross euro/dollaro a 1,422 dollari dopo il progresso dello 0,6% della vigilia. Ieri Lorenzo Bini Smaghi, membro dell’esecutivo della Bce, ha sottolineato che la Bce non può rimandare il rialzo dei tassi a causa dei problemi dei Paesi periferici, rimarcando la sua opposizione ad ogni tipo di ristrutturazione del debito greco.
Si muove in rialzo la sterlina dopo che le vendite al dettaglio di aprile in Gran Bretagna hanno fatto segnare un progresso dell’1,1% m/m e del 2,8% a/a, oltre le attese del mercato che erano ferme a +0,8% m/m. Il cross sterlina/dollaro ha toccato un massimo intraday a 1,6187 dollari.
Sul fronte macro oggi atteso l’indice Philadelphia Fed di maggio (consensus 20,5 punti dai 18,5 del mese precedente). Da monitorare anche le vendite di case esistenti che a maggio sono viste a +2% m/m dal +3,7% di marzo. Ieri sera i verbali della riunione di aprile del Fomc (Federal Open Market Committee), il braccio operativo della Fed, hanno rimarcato che è iniziata in seno alla Fed la discussione circa la tempistica con cui iniziare a ritirare gli stimoli monetari, rimarcando però che questo non vuol dire che l’exit strategy debba necessariamente iniziare subito. Alcuni membri sono orientati per una normalizzazione della politica monetaria prima del previsto, secondo altri un restringimento della politica monetaria finirebbe per indebolire la ripresa economica. La debolezza della congiuntura Usa nel primo trimestre è stata definita “transitoria” con un recupero progressivo nel corso dell’anno.