Forex: il terremoto in Giappone scuote anche lo yen, debole l’euro
Giornata nervosa sui mercati valutari con il violento terremoto in Giappone che ha mosso con violenza lo yen. La valuta nipponica, dopo un primo deprezzamento in seguito al sisma di magnitudo 8,9, nel Giappone nord-orientale, ha progressivamente accelerato e ora guadagna quasi 1 punto percentuale sullo yen.
In tarda mattinata il cross euro/dollaro viaggia nei pressi dei minimi di giornata a 1,377 dollari, sui minimi a 3 settimane. Il Portogallo ha varato oggi nuovi tagli aggiuntivi alla spesa pubblica. Il ministro delle Finanze, Fernando Teixeira, ha annunciato che la nuova correzione “precauzionale” prevede tagli pari allo 0,8% del pil nel 2011, dell’1,6% nel 2012 e dello 0,8% nel 2013. Gli interventi riguarderanno la sanità e le società pubbliche. In particolare è previsto un aumento delle entrate pari allo 0,9% del pil nel 2012 e allo 0,4% nel 2013. Il governo lusitano ha come obiettivo un rapporto deficit/pil al 4,6% a fine anno.
Altro catalyst di giornata è la tornata di dati macro cinesi di febbraio. L’indice dei prezzi al consumo si è mantenuto al 4,9% a/a a febbraio, sopra il 4,8% atteso dal mercato. Tensioni sui prezzi confermate anche dal dato sull’indice dei prezzi alla produzione, salito del 7,2% a/a rispetto al +7% atteso. Si tratta del livello più alto dal settembre 2008. “I dati cinesi di oggi hanno confermato che l’inflazione rimane un problema”, rimarca Michael Hewson, analista di CMC Markets .
Deludenti le indicazioni arrivate dalle vendite al dettaglio, salite decisamente meno rispetto alle attese del mercato. A livello annuo il progresso è stato dell’11,6% a febbraio. Il consensus era per un progresso del 19%. Nei primi 2 mesi del 2011 le vendite al dettaglio risultano in ascesa del 15,8% (+19% era il consensus). Bene invece la produzione industriale con un progresso del 14,9% a livello annuo.
“L’espansione economica cinese sta rallentando – rimarca la nota odierna di Fxcm – e tutto ciò, osservato insieme alla situazione degli altri Paesi del mondo, fa aumentare i timori che una nuova ondata di timori relativi ai rischi di crescita globale possa verificarsi, aiutata anche dall’alto prezzo del petrolio, che come detto, fino a che non verranno stemperate le tensioni in medio oriente, rischia di potersi mantenere sui livelli massimi dell’ultimo periodo. La cosa che aggiunge ulteriore preoccupazione, è che ci pare che il trasferimento degli effetti dei recenti aumenti dei prezzi del petrolio si siano già trasferiti all’economia reale, andando a pesare sulle bilance commerciali di Cina, Usa e Germania”.
Oggi attesa per il dato sulle vendite al dettaglio statunitensi. Il consenso vede un progresso nell’ordine dell’1% m/m a febbraio, che sarebbe il ritmo più elevato di crescita degli ultimi 4 mesi. A gennaio il progresso si era fermato allo 0,3%. In agenda anche l’indice sulla Fiducia Università del Michigan a marzo (preliminare) atteso a 76,3 punti dai 77,5 del mese precedente.